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Dopo anni di gavetta, di duro lavoro improntato sulla continua ricerca della tecnica della recitazione teatrale, l'attore vesuviano Mario Grazio Balzano, raccoglie, finalmente, i frutti di tanti sacrifici: nella prossime puntate della famosa fiction "Un posto al sole", l'attore terzignese reciterà, infatti, alcune parti nella soap opera più longeva ed amata dagli italiani in onda su RAI3. L'affermazione nel campo della recitazione di Balzano non nasce certamente ieri; il "professore", come lo chiamano i suoi concittadini di Terzigno - in virtù del suo passato da docente- ha iniziato sin da giovane, ad avvicinarsi alla recitazione ed alle nuove tecniche di comunicazione, nonché dell'interpretazione, culminata con la fondazione del centro ricerca e sperimentazione teatrale "la monade". Anni di rassegne e partecipazione a grandi eventi teatrali cresciuti intorno alla viscerale passione che, Mario Grazio Balzano nutre per il teatro di Eduardo De Filippo, figura che ha costantemente indirizzato tutta la produzione artistica di Balzano, il quale, più volte ha portato in scena opere edoardiane che ne hanno esaltato le doti artistiche. Ora arriva la televisione - e la RAI - a consacrare la bravura di un attore apprezzato, ormai, da decenni in ambito regionale che sicuramente saprà farsi apprezzare anche sul piccolo schermo. Per i tanti ammiratori di Balzano comunichiamo le date in cui andranno in onda, su Rai3, le puntate con il "professore" Balzano : 26,28,31 agosto, 17,21,22 settembre.

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Un vino pluripremiato dal nome significativo: Janesta, che è l’antico nome della ginestra, la pianta ostinata del Vesuvio che resiste alle intemperie. La famiglia Forno, proprietaria della Tenuta Le Lune del Vesuvio, che fa attività di turismo enogastronomico a Terzigno, ne ha regalato una bottiglia ai medici e agli infermieri dell’ospedale di Boscotrecase, trasformato in Covid hospital da qualche settimana e divenuto un punto di riferimento sanitario in questo periodo di pandemia. In totale, sono state donate 120 bottiglie di vino bianco Lacryma Christi doc Janesta, che lo scorso anno è stato più volte premiato in vari concorsi enologici La donazione è stata effettuata alla presenza dell’infettivologo Carmine Coppola, coordinatore del Covid hospital di Boscotrecase, che spiega: “In poco tempo siamo riusciti ad allestire una struttura efficiente, con ottimi risultati. Abbiamo ricevuto attestati di stima e donazioni da tutto il territorio. Il vino della Tenuta le Lune del Vesuvio ci inorgoglisce particolarmente perché è di qualità, la stessa qualità che stanno mettendo i medici e tutto il personale sanitario nel loro lavoro. Ringrazio Andrea Forno, anche a nome dell’azienda sanitaria e del direttore sanitario dell’ospedale. Allo stesso tempo, voglio invitare tutti ancora alla massima cautela e a rispettare misure di prevenzione e di sicurezza, anche quando ripartiremo, presumibilmente dal 4 maggio: se continuiamo a stare attenti il virus si può sconfiggere, non perdiamo la testa” Commenta Andrea Forno, responsabile marketing dell’azienda vinicola Tenuta “Le Lune del Vesuvio”: “Siamo orgogliosi dei nostri medici e dei nostri infermieri, in prima linea nell’ospedale di Boscotrecase. Questo omaggio vuole premiare il loro impegno e, idealmente, quello di tutto il personale sanitario italiano”

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Salerno protagonista della Nuova Via della Seta

Martedì, 29 Gennaio 2019 10:36 Scritto da
Nel corso della settimana di Cucina Italia e Cinese svoltasi al Cairo, l’università di Salerno si è fatta promotrice principale dell’evento, evidenziando la strategica iniziativa commerciale della “Nuova Via della Seta” ed eleggendo il raviolo a denominatore comune delle due realtà culinarie. Lo chef Pietro Parisi, vesuviano doc e definitosi “cuoco contadino”, è tra i cinque cuochi italiani a lavorare in un ristorante panoramico sul Nilo. Nel corso delle serate del 27 e del 28 gennaio ha proposto un menu italiano con un’isola cinese dedicata ai “Jiao Tzi”, nome che in cinesi significa appunto ravioli. Un’esperienza sensoriale e gustativa che unisce Yin e Yang, due emisferi in continua e perenne trasfigurazione che si compenetrano e lasciano un’orma l’uno nell’altro.
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Sirene. La serie fantasy ambientata a Napoli

Giovedì, 23 Novembre 2017 11:29 Scritto da
Quattro sirene. Un tritone. Una Napoli bella e luminosa. Un’unica missione: salvare la specie marina dall’estinzione. Questi gli ingredienti di Sirene, la nuova fiction di Rai 1 che apre al fantasy, in salsa nostrana. La serie scritta da Ivan Cotroneo (Tutti pazzi per amore, Una madre imperfetta) si pone l’obiettivo di aprire il varco a qualcosa di innovativo rispettando i dettami che impone la rete generalista, con qualche nudo inserito qui e là tanto per ricordarci che si tratta pur sempre di creature non terrestri. Il tritone Ares (Michele Morrone), stanco della vita da sottomesso che conduce negli abissi, decide di ribellarsi ad una società profondamente matriarcale e femminista e si trasferisce sulla terra dove si fa chiamare Gegè De Simone, gioca a pallanuoto, fa servizi fotografici, è amato ed ammirato e non ci pensa per niente a tornare sott’acqua anche se per colpa sua, infatti è l’unico tritone rimasto nel Mediterraneo, si estinguerà la specie. La sua promessa, Yara (Valentina Bellé), è disperata ma anche ferma nella sua decisione: troverà Ares e lo riporterà alla ragione. Così, insieme alla madre Marika (Maria Pia Calzone) e alle due sorelle, Irene (Denise Tantucci) e Daria (Rosy Franzese), sbarca sulla terra. Ben presto le 4 sirene si adatteranno alla nuova vita, scoprendone i difetti e apprezzandone i pregi: come la moda reinterpretata da Marika in maniera cafona, il cibo, la telenovela “Colpi di cuore” e la bontà di Salvatore (Luca Argentero) che fa ricredere Yara sulla presunta stupidità del genere maschile inducendola ad ammorbidire alcuni lati spigolosi del proprio carattere. Un alternarsi vorticoso di eventi condurrà Ares a rivedere le sue priorità e getterà Yara nel dubbio. Desidera davvero la vita di un tempo? E Marika riuscirà a troncare il legame che ha stretto con quelle donne alle quali salvò la vita anni fa? Ma, soprattutto, darà retta ai suggerimenti di zia Ingrid(Ornella Muti)? Una Napoli chic, diversa, sofisticata, sorridente, con i suoi vicoli armoniosi, le sue botteghe, il suo mare meraviglioso diventa la cornice perfetta all’interno della quale si muovono le vite di questi personaggi. Si respira aria di gioia, di vitalità, di brio, quel brio che rende Napoli un posto talmente tanto ideale dove possono vivere, non solo gli esseri umani, ma anche le sirene.
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È nelle sale il film Troppo napoletano pellicola di esordio del duo comico di Made in Sud, Gigi e Ros. Commedia divertente che ci mostra una Napoli diversa, vista con gli occhi del piccolo “scugnizzo” Tommaso (Gennaro Guazzo già presente in Si accettano miracoli) rimasto orfano di padre dopo che il genitore, un famoso cantante neomelodico, si è suicidato gettandosi dal palco durante uno stage diving. Debora (la bravissima e bellissima Serena Rossi) madre del bambino è preoccupata, perché il pargolo non mangia più. Credendo che il suo malessere sia dovuto al dolore per la grave perdita porta l’undicenne Tommaso da uno psicologo dell’infanzia imbranato e timidissimo che però porterà alla luce il vero problema del piccolo: i primi turbamenti amorosi. Prodotto da Alessandro Siani, in collaborazione con Cattleya e Rai Cinema, per la regia di Gianluca Ansanelli, Troppo napoletano va ad incanalarsi nel filone di Song’e napule dei Manetti Bros. e seppur in maniera completamente diversa nel film cult Lo chiamavano Jeeg Robot concretizzando sempre di più il fenomeno cinematografico del regionalismo. Linguaggio, location e spaccati di vita interamente tipici di un luogo o di una determinata zona diventano gli ingredienti essenziali di pellicole che hanno l’obiettivo di trasformare il regionalismo in nazionalismo. Insomma una sorta di sineddoche in salsa cinematografica. Fino a poco tempo fa un film del genere sarebbe rimasto chiuso nel “ghetto” napoletano e campano e non avrebbe mai valicato i confini regionali, ora invece viene co-prodotto da due colossi del cinema e distribuito da 01 Distribution a dimostrazione che il concetto di nazione si sta via via sgretolando e che le entità locali stanno prendendo il sopravvento. L’immagine di Napoli viene, come accaduto già nel più recente cinepattone Natale con il boss, riscattata, ammorbidita ed esaltata attraverso l’allegria, la frizzantezza, l’umorismo e l’ironia tipici del substrato partenopeo, affrancando Napoli dalle atmosfere cupe e truculente di Gomorra. Uno scontro esilarante tra i personaggi della Napoli con “la puzza sotto il naso” del Vomero e di Posillipo - rappresentati dallo psicologo Gigi, all’anagrafe Luigi Esposito, e dalla bambina la “chiattilla” di cui Tommaso si innamora - che si trovano ad interagire loro malgrado con i “troppo napoletani” quegli esemplari di esseri diversamente umani caciaroni, invadenti, sempre seguiti da uno stuolo infinito di parenti, che bevono caffè a tutte le ore del giorno e della notte ma che sanno godersi la vita come pochi. A fare da traino al successo del film è sicuramente l’exploit della trasmissione comica di Rai Due, Made in Sud che, nata in un’emittente locale, ha ottenuto ed ottiene consenso di pubblico stagione dopo stagione. Da segnalare il cameo del celebre rapper Clementino reduce dalla fortunata esperienza sanremese. Un film per tutta la famiglia che vi farà ridere e riflettere portando in dono un messaggio: «Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi».