Cronache
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Terzigno, Ranieri eletto sindaco: "Hanno vinto i terzignesi"
Lunedì, 15 Giugno 2015 01:30 Scritto da Genny GalantuomoSono le 23,55 quando da via Fiume parte la prima serie di fuochi d'artificio. La festa può iniziare, è il segnale che in molti aspettavano. Lo scrutinio delle 7488 schede è da poco iniziato ma l'espressione è chiara: il voto è plebiscitario, poco più di una formalità. Ranieri in alcune sezioni doppia addirittura il suo avversario. Francesco Ranieri è eletto sindaco, il più giovane sindaco della storia centenaria del comune vesuviano. Trentotto anni, avvocato, con un passione per il calcio e per i Beatles il neo sindaco di Terzigno detronizza il vecchio potere forzista targato Auricchio-Pagano e si vendica appieno della "cacciata" da vice sindaco che proprio il duo forzista gli riservò poche ore prima della sospensione (la prima) da sindaco per Auricchio. Francesco Ranieri vince e tanti dei suoi sostenitori si riversano in strada. Il corteo parte poco dopo mezzanotte quando nelle aule delle scuole terzignesi è un monotono dei presidenti di seggio: Ranieri, Ranieri, Ranieri tanto che poco dopo mezz'ora di scrutinio i rappresentanti di lista di Stefano Pagano lasciano mestamente il luogo della sconfitta.e' il preludio di una disfatta che alla vigilia nessuno in Forza Italia si aspettava. Ma i terzignesi a quanto pare hanno bocciato la condotta politica ed amministrativa degli ultimi anni. Ranieri vince ampiamente con 5003 voti (pari al 68,95%) contro i 2253 di Pagano (31,05%) incarnando quella voglia di cambiamento che in tanti auspicano alle falde del Vesuvio: "Oggi hanno vinto i terzignesi, ha dichiarato Ranieri appena eletto - con il vostro voto avete scelto la nuova classe dirigente di questo paese che non vi deluderà. Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicino ed in particolar modo Serafino Ambrosio per aver appoggiato e creduto nel nostro progetto."
Terzigno, nell'urna si consuma la vendetta di Francesco Ranieri
Martedì, 02 Giugno 2015 11:19 Scritto da Genny GalantuomoSi è abbattuto un vero e proprio tsunami sulla politica terzignese. E’ questo l’esito inesorabile dell’urna! I terzignesi contravvenendo ogni previsione sentenziano l’epocale sconfitta per Forza Italia che per oltre venti anni era stato il partito di riferimento alle falde del Vesuvio (con picchi anche del 60% in passato). Una duplice sconfitta sia per il vicesindaco facente funzioni Stefano Pagano sia per il senatore forzista Domenico Auricchio sceso in campo al fianco del delfino Pagano. La coalizione di centrodestra in cinque anni è riuscita a dilapidare oltre il 20% di consensi, nel 2010 infatti, Auricchio venne eletto con un consenso plebiscitario (46% al primo turno e ben il 61% al ballottaggio). Un dato che ridimensiona il partito di Berlusconi e che dovrà far riflettere sulla scelta di designare Stefano Pagano come leader dello schieramento. Le liste della coalizione, infatti pur racimolando il 31,11% subiscono l’orda del voto disgiunto che fa perdere a Pagano il 5% dei consensi.
Effetto del voto disgiunto diametralmente opposto invece per il candidato del PD Vincenzo Aquino il quale riceve dall’urna un consenso personale inimmaginabile rispetto al voto di lista. Il PD infatti si ferma a 987 preferenze mentre sul candidato sindaco fioccano 1437 preferenze! Uno scarto del 4,5% che può lasciare più che soddisfatto l’agguerrito Aquino che al termine di questa campagna elettorale porta a casa un risultato inaspettato visti i pregressi della sinistra terzignese.
Più che soddisfatto è anche il giovane candidato Serafino Ambrosio, osteggiato del centrodestra locale sin dalle sue prime intenzioni politiche sul territorio. Il giovane imprenditore incassa un successo personale di rilievo con un 12,38% pari a 1222 preferenze. Non male per uno che ha puntato su due liste composta da tanti giovani.
Chi gongola e gioisce, invece, è Francesco Ranieri, vero vincitore di questa tornata elettorale il quale consuma la sua lenta ed inesorabile vendetta nei confronti di avversari politici che tre anni fa lo defenestrarono dalla carica di vicesindaco…quando si dice che il tempo è galantuomo. Un successo personale e di coalizione per l’ex primavera del Napoli il quale dopo aver affrontato una campagna elettorale con lo stile del politically correct, si appresta a dover disputare gli spareggi del “ballottaggio” che dovrebbero confermare la stima e la fiducia raccolta al primo turno con 3921 voti di partenza che rappresentano un buona dote in vista del testa a testa contro Stefano Pagano.
Deludono invece le preferenze del Movimento Cinque Stelle che nel giro di poche ore passano dal 13,66% delle regionali al 4,53% delle comunali. Tanti voti di stima per la giovanissima Lina Panfilo che raccoglie oltre un punto percentuale rispetto ai voti di lista. Dato che anche in questo caso dovrebbe far aprire un riflessione interna ai grillini.
Si ferma invece al 2,60% il Patto Civico capeggiato dalla professoressa Rosa Rosanna che raccoglie comunque 257 preferenze personali a fronte dei 186 voti racimolati dalla lista collegata.
Il vicepresidente della Camera Di Maio in sostegno di Lina Panfilo
Mercoledì, 27 Maggio 2015 11:27 Scritto da Nando ZangaDomenica 24 maggio 2015, Terzigno ha ospitato il vice presidente della Camera dei Deputati, Luigi Di Maio. Il Movimento cinque stelle a sostegno della candidatura a sindaco della giovane Lina Panfilo cala la carta istituzionale del vice presidente. Di Maio, eletto nel 2013, ricopre oltre alla carica di vice presidente alle spalle della Boldrini anche la presidenza del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione ed è membro dell’Ufficio di Presidenza nonché membro della 14° Commissione Politiche dell’Unione Europea. Il giovane parlamentare, simbolo della crescita del movimento ha incoraggiato la scelta della giovane candidata in vista della prossima tornata elettorale del 31 maggio prossimo e si è soffermata sulla problematica immigrazione e su chi ha siglato l’accordo di Dublino con il quale impone all’Italia di occuparsi degli immigrati che approdano sulle nostre coste. Ha avuto parole non solo per le amministrative comunali ma anche per le regionali. La volontà del movimento è di vincere per governare con le mani libere, ha puntato il dito principalmente contro quei politici che non tutelano l’interesse pubblico. Eleggere un pentastellato significa togliere un seggio ai politici e avere un ritorno finanziario per aiutare la nascita delle piccole imprese.
Lina Panfilo: "Noi l'unica alternativa per Terzigno"
Domenica, 24 Maggio 2015 08:41 Scritto da Nando ZangaLa data per le prossime elezioni amministrative comunali si avvicina e incontriamo oggi un’altra aspirante candidata a sindaco per il comune di Terzigno la giovanissima Lina Panfilo, ventitré anni, laurea in psicologia e sostenuta dal Movimento cinque Stelle. Partiamo subito con le domande. Perché i cittadini dovrebbero votarla? "I cittadini, votandomi, avranno per la prima volta la possibilità di partecipare attivamente alla vita amministrativa del paese, attraverso le consulte cittadine e i comitati di quartiere". Quali sono i punti cardini del suo programma elettorale? "Il programma abbraccia tre obiettivi fondamentali:
-creare occupazione tramite il turismo (riqualificando il Parco Nazionale del Vesuvio), attraverso l’internalizzazione dei servizi, con la formazione degli operatori agricoli;
-difendere la salute pubblica con l’ottenimento di un Presidio Sanitario permanente;
-ricostruire il senso di comunità, partendo dal presupposto che una società civile sia innanzitutto fondata sull’informazione e sulla conoscenza".
Faccia un appello alla cittadinanza. "Il mio appello è “Andate a votare e non abbiate paura di scegliere il cambiamento!”. Se fosse vincitrice qual è il primo gesto /passo che compie? "Da vincitrice credo che sarebbe necessaria, come prima misura da adottare, quella di tenere conto di risanare il bilancio. Inoltre mi circonderei di volontari esperti per ogni settore e che hanno a cuore le sorti del paese". Cosa si sente di promettere ai suoi concittadini? "Prometto ai cittadini di essere un loro dipendente, una cittadina nelle istituzioni al servizio della cittadinanza". Terzigno ha un patrimonio culturale vasto perché non è mai stato sfruttato? "Il vasto patrimonio culturale non solo non è stato sfruttato, è stato oltraggiato. D’altra parte a Terzigno, in media, i cittadini ritengono che con la cultura “non si porta un piatto a tavola”. Siamo un paese povero, si fa fatica a dare importanza a dei valori che sfuggono alla concretezza e al pragmatismo". Si parla di rinnovamento/cambiamento cosa può promettere? "Il Movimento cinque stelle rompe con la vecchia politica, consente a chi entra nelle amministrazioni comunali di spendere le proprie energie per la collettività, senza voler fare del proprio impegno una professione. Siamo nuovi sulla scena politica terzignese, non abbiamo poteri alle spalle e siamo giovani. Non abbiamo bisogno di dimostrare o promettere il cambiamento: lo siamo già". Allarme profughi, sa che questo potrebbe essere una problematica da affrontare per la questione sicurezza e salute nei prossimi mesi, che posizione intende assumere? "Bisogna regolare la presenza dei profughi, e avere a disposizione figure professionali che li aiutino nella loro permanenza, stabile o temporanea, sul territorio". Definisca con un aggettivo i suoi rivali. "Alcuni miei competitors sono propositivi, ma altri dimenticano che hanno già avuto le loro chance e rappresentano il passato: ora tocca ai noi cittadini riappropriarci del futuro del paese!" Terzigno ha bisogno di persone che vivono il quotidiano, a contatto con la gente, parlare e conoscere le loro problematiche, vivere il contatto con tutte le fasce d’età, ci crede in questo? "Certo, il contatto con la gente è fondamentale per conoscere a fondo i punti deboli e le esigenze di ciascuna fetta della popolazione. Proprio per questo nei mesi scorsi siamo scesi in piazza, al mercato, nelle attività a raccogliere le proposte dei cittadini e integrarle al programma elettorale. Il Movimento nasce per stare tra la gente. Alla parola “Terzigno”, cosa mi dici? La storia ci insegna che siamo combattivi, che tre eruzioni non sono state sufficienti a cancellare la nostra terra dalle cartine geografiche. Anche se le condizioni in cui versa il paese sembrano ormai irreversibili, è doveroso rimboccarsi le maniche per far risorgere Terzigno dalle ceneri, una quarta volta".
Terzigno, la politica delle sensazioni: tutto quello che abbiamo visto
Mercoledì, 20 Maggio 2015 01:59 Scritto da Antonella BiancoIl primo dibattito pubblico. Un paese in fermento, le decisioni elettorali alle porte. Le incertezze da sciogliere in tempo, prima di poter mettere in maniera consapevole la penna su di una scheda. La popolazione si incammina e si ferma in un punto, per ascoltare. Nelle parole dei candidati che si sono susseguite abbiamo visto tante cose. Abbiamo visto il futuro nella generale voglia di valorizzazione del territorio, nell’aspettativa di un’attiva partecipazione della popolazione, nell’intraprendenza, nell’incremento economico, nella lealtà. Abbiamo visto speranza nei nostri giorni. Abbiamo visto la determinazione di ideali giovani, traboccanti di sani e giusti progetti e abbiamo capito che non si è mai troppo giovani per avere idee già grandi. Abbiamo visto pensieri discordanti tra chi è favorevole all’integrazione straniera nel nostro paese e chi, invece, non lo è. Abbiamo visto, poi, nostro malgrado, sull’altra faccia della medaglia, le promesse mancate che si ripropongono come spettri, il passato che diviene colpa di un qualcuno che non esiste. Con la stessa spudoratezza di un marito che tradisce la propria moglie e continuerà a farlo anche dopo il perdono. La svolta sta nell’avere la forza di dire «Oggi decido io. Decido io se farmi manipolare oppure no, da chi e quando. Decido io». Abbiamo visto i problemi di Terzigno scivolarci davanti agli occhi come oggetti rinnegati e lasciati marcire dentro di noi: le strade sconnesse, l’inquinamento dilagante, l’assenza che altrove è presenza, la morte che bussa in ogni casa ed ha nome “cancro”. Abbiamo visto il nostro passato, così come è scivolato, e ci siamo chiesti «perché?». Perché non lasciarlo finire, “questo passato di cui non siamo felici”, perché non compiere la rivoluzione della democrazia umana. Ci sono persone che non ci sono più per i troppi errori compiuti con troppa leggerezza negli anni trascorsi. Abbiamo visto i volti disillusi dei cittadini seduti ad ascoltare. C’è bisogno che qualcuno restituisca loro fiducia. Un primo cittadino sa scendere tra il popolo e sa sporcarsi le mani insieme alla sua gente per dire «io sono come voi, io con voi». Occorre coraggio per reggere migliaia di sguardi a cui spiegare il rendiconto delle proprie azioni. La dignità di esistere. La dignità di dire «sono sereno perché ho fatto la cosa giusta». La dignità di uscire di casa e incontrare sorrisi. La dignità di lasciare questo mondo e lasciare di se’ un bel ricordo. Abbiamo guardato negli occhi tutte le persone perché troppo spesso in passato le persone hanno chiuso gli occhi per non guardare. Abbiamo visto e sentito cose che non avremmo voluto vedere e sentire e ci siamo accorti che ascoltare soltanto non basta, e che tutti i sensi non bastano per percepire le intenzioni di chi ci è di fronte. Abbiamo visto il popolo ribellarsi: il dolore, quando non ne può più, grida. Abbiamo visto un candidato dire a voce alta «stai zitta!» ad una donna che, prima di essere donna è cittadina, e prima di essere cittadina è una persona. Ed è in quel momento che abbiamo capito che nulla è cambiato da secoli ad ora, nelle grandi come nelle piccole realtà, e che la democrazia è un concetto usato male da chi se ne appropria senza il dovuto rispetto e amore verso gli altri. E abbiamo capito che i veri politici siamo noi, che di politica non sappiamo nulla. Sono tutti coloro che guardano le cose e le interpretano giuste o sbagliate, per buon senso e non per convenienza. Sono tutti coloro che vogliono lavorare con le proprie forze e con le proprie capacità e non ottenere un impiego in cambio di un voto. Sono tutti coloro che si aiutano a vicenda fuori dalle mura istituzionali. Sono tutti coloro che restano in disparte dalle “cariche”, ma che si “caricano” e prendono a cuore i problemi degli altri, quasi come si trattasse di propri problemi. E abbiamo capito che andare a votare ci salva dalla distruzione lenta in cui siamo da tempo caduti, ci salva dal desiderio di scappare lontano da qui, ci salva dalla corruzione. Non occorrono titoli di studio, non occorrono amicizie potenti, non occorrono compensi e compressi, occorre –proprio come ha delicatamente pronunciato un candidato- cuore. Soprattutto cuore. Cuore nell’andare a votare e non solamente la sola mente. La ménte, talvolta, mènte.