Il titolo è intrigante, enigmatico, quasi esoterico; ma non impenetrabile. E’ l’ultima raccolta poetica di Salvatore Violante, che travalica i suoi amati e fervidi orizzonti vesuviani (o, più propriamente, campani), per approdare nella sempre impassibile ma operosa Lombardia. Viene ora alla luce: “La meccanica delle pietre nere”, che, con immediata e vivida concretezza, fa risaltare subito agli occhi questo singolare ed estroso connubio vesuviano-meneghino. Tout court, basta appena scomporre il titolo. “La meccanica” riporta all’omonima opera letteraria del “Gran Lombardo” Carlo Emilio Gadda (1970), mentre “le pietre nere” (ossia, l’onice e l’ossidiana) a minerali di origine vulcanica, quindi al Vesuvio. Emigra solo in veste editoriale Violante, per il resto rimane sempre tenacemente radicato alla sue origini. Con una premurosa ed emotiva attenzione per le persone e le cose di Terzigno. Tra il quotidiano (ovvero “l’umano”) ed il minerale (ossia “l’inorganico”): questi sono i capisaldi poetici tra cui agisce e, con vivo sentimento, si estrinseca questa sua “nuova” raccolta. La sua officina poetica è un dinamico librarsi fra i testi esemplari ed i pregiati paradigmi della tradizione lirica italiana (Dante, Leopardi, Gadda, Campana, Pasolini, anche Lucio Dalla) ed alcuni ammirati archetipi della grande tradizione napoletana (Di Giacomo, Russo, Chiurazzi, Ruocco, fino al più recente “traduttore scorretto” Ulisse Loni). Violante ha una perizia naturale ed innata nel dominare metrica e verso, che lo portano a forgiare rime e ritmi poetici, sempre proclivi ad irradiare potenzialità nascoste. Trae convinta e ferace ispirazione anche da alcuni invisi ed aborriti simboli-tabù. Il nero: emblema di tenebre e di morte; di serietà e di solennità. Colore sacro nel rappresentare il riposo eterno e l’anima pacificata. Od anche l’onice, capace di assorbire ed annullare tutto ciò che di negativo è stato emesso intorno a noi. Oppure, ancora, l’antica ed ormai negletta ossidiana, pietra vulcanica che protegge dalle onde negative e nefaste, in grado di cancellare tutti i pensieri tristi e di portare sicurezza ed armonia interiore (la cui affannosa ricerca rappresenta l’agognato e risolutivo approdo  finale del fremente ed ardente Violante). La sua poesia, piacevolmente fluida ed armoniosamente assonata, si può interpretare, recensire, glossare; ma l’unico atto che richiede è una lettura sensibile e sincera. I suoi versi si nutrono di icastiche ed incisive immagini, capaci sempre di rilevarne compiutamente le inopinabili e folgoranti ispirazioni e le infiammate ricerche; ma, soprattutto, le attraversano per viverle e/o farle (possibilmente) ri-vivere.

*Salvatore VIOLANTE

La meccanica delle pietre nere. Prefazione di Marcello Carlino

Piateda (SO), CFR Edizioni (“Épos”, n. 16), 2013, pp. 104