Salute
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Il latte d'asina e le sue proprietà benefiche
Il latte d'asina era usato già nell'antichità come sostituto del latte materno e per la cura e belle ...
La nutrizione, in tutti gli aspetti della catena produttiva, acquista sempre più importanza tra le priorità del buon vivere. I consumatori italiani ed europei dimostrano, infatti, una grande sensibilità nei confronti del cibo, alla ricerca di diete e prodotti che garantiscano un elevato standard qualitativo. Molto spesso, però, vengono immesse nel sistema di informazione comunicazioni poco attendibili sull’argomento, le cosiddette fake news, notizie false o, se non proprio false, proposte in modo da alterarne il messaggio originario. Sono di questa natura, ad esempio, le campagne contro l’impiego della chimica in agricoltura. E’ facile ricordare lo slogan “pesticidi nel piatto”, proposto per demonizzare l’agricoltura convenzionale a vantaggio di una presunta quanto fantomatica “agricoltura naturale”. È pur vero che la scienza, essendo scienza, non fornisce la verità assoluta, ma sicuramente utilizzare questo assioma per ribaltarne totalmente le risultanze è un’operazione che diversi gruppi lobbistici fanno a discapito dei consumatori di cui hanno la pretesa di porsi come paladini. Un principio che viene spesso addotto per corroborare slogan di tal genere è la prevenzione, ritenuta giustamente fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini. Ma negare in nome della prevenzione i risultati della scienza in quanto non assoluti, e quindi soggetti a possibili aggiustamenti o modifiche, appare un’operazione contraddittoria e controproducente. Il pensiero scientifico moderno associa il dato ottenuto sperimentalmente al principio della prevenzione per valutare l’entità del rischio e considerare come sicure le sostanze che presentano un rischio “basso”, a sua volta determinato su basi scientifiche. Se così non fosse, si entrerebbe in un circolo vizioso che porterebbe all’assurda impossibilità di consumare qualsiasi sostanza. Le conoscenze scientifiche vengono continuamente aggiornate attraverso l’affinamento delle metodologie che permettono di individuare fenomeni sconosciuti fino a poco tempo prima. L’EFSA, l’agenzia europea con sede a Parma che si occupa della sicurezza alimentare e di monitorare tutto ciò che arriva sulle tavole dei cittadini europei, si muove su basi scientifiche, e quindi fornisce delle ragionevoli certezze su rischi effettivi e potenziali. In un recente studio l’EFSA ha evidenziato e studiato gli alcaloidi prodotti da alcune piante di uso comune nella dieta quotidiana, come i cereali o gli ortaggi, ma soprattutto le infusioni delle tisane. Ha avuto così modo di osservare come tali alcaloidi possano avere effetti molto negativi per l’organismo umano e gli animali in genere. Se il principio di precauzione fosse applicato in maniera estensiva a fronte di queste nuove acquisizioni scientifiche, l’effetto sul comportamento alimentare dei cittadini sarebbe devastante. Gli istituti scientifici, invece, acquisiscono le nuove conoscenze per monitorare ed eventualmente orientare i consumatori sulla base della valutazione del rischio. Valutazioni che tengono conto di vari parametri quali, ad esempio, la concentrazione di effettivo pericolo, la dose giornaliera, gli effetti acuti e cronici ecc. In questo sta la differenza tra fake news (usate per la loro elevata capacità di attirare l’attenzione pubblica) e informazioni corrette. Ma come distinguere una fake news? La BBC, ente televisivo nazionale inglese, si è dotata di un codice etico per cui avvalla come attendibili solo le informazioni provenienti da un istituto accreditato e degrada a fake news tutte le altre. La fonte diventa quindi fondamentale elemento di discernimento. Un altro approfondimento dell’EFSA ha evidenziato come alcune tossine prodotte da funghi “Alternaria”, che si presentano a tutti gli effetti come malattie in piante di pere, pomodori, cereali, in realtà siano presenti anche nella materia apparentemente sana e nei prodotti alimentari derivati dal vegetale colpito. La contaminazione può avvenire anche semplicemente per contatto, e può essere prodotta dal fungo presente sul vegetale anche se quest’ultimo non manifesta i sintomi della malattia. Alcuni anni fa furono gettati al macero, a scopo preventivo e su richiesta delle unità sanitarie locali, quintali di latte prodotto in Pianura Padana, perché risultava contaminato da tossine presenti sul mais utilizzato come mangime delle vacche. La prevenzione da tali contaminazioni, in taluni casi subdole quanto gli stessi divulgatori delle fake news, è un elemento fondamentale per un’alimentazione sana e qualitativamente superiore. La prevenzione consiste nella difesa delle colture con prodotti testati e monitorati da organi scientifici che, in maniera autorevole, ne consentano l’impiego e verifichino che la presenza eventuale sugli alimenti non superi la soglia stabilita con criteri scientifici. È il concetto di rischio stabilito dalla ponderazione tra dati scientifici e principio di precauzione. L’agricoltura convenzionale italiana ha tutti i requisiti di organizzazione e conoscenze scientifiche per garantire il consumatore sulla qualità di questi prodotti, che sono tra i più qualificati ed apprezzati a livello planetario. Compag, la federazione nazionale delle rivendite agrarie, da anni si prodiga per la corretta divulgazione dell’informazione, rivolgendosi sia agli addetti ai lavori che al consumer. Compag, come EFSA, ritiene che la conoscenza e la competenza siano l’unica via per fronteggiare falsi allarmismi e sottostanti interessi a manipolare la percezione del pubblico.
Nessun allarme meningite per l'anziano di Torre Annunziata
Martedì, 10 Gennaio 2017 15:22 Scritto da Antonella BiancoFranco Matrone, storia di un medico "ambientalista"
Venerdì, 09 Settembre 2016 17:55 Scritto da Nando ZangaContinuiamo il nostro viaggio sul territorio vesuviano incontrando un uomo socialmente impegnato fin dagli anni della gioventù nel sociale, stiamo parlando del medico ginecologo Franco Matrone, sposato con quattro figli. Ama definirsi un modesto cittadino impegnato nel sociale con occhio di riguardo per le questioni ambientali. Dottore, l’associazione ZERO WASTE ITALY quando nasce e quali sono gli obiettivi? Quando i Governi hanno deciso di aprire la discarica Sari in Parco Vesuvio mi sono ribellato come tanti cittadini del mio territorio e oltre alla lotta in piazza abbiamo cercato alternative allo stato emergenziale. Abbiamo organizzato la Rete dei Comitati vesuviani tra le associazioni dell’area poi confluita in Zero Waste/Rifiuti Zero Italia che è la vera logica partecipativa dal basso a una gestione virtuosa dei materiali post consumo. Ridurre la quantità dei materiali ed eliminare lo spreco. Riciclare, compostare, riusare, recuperare. Quello che rimane è un errore dell’industria, un errore di progetto. Se ne deve far carico essa a non produrre materie che non possono essere riciclate. Dove non possono, i cittadini subentra la responsabilità estesa del produttore che non deve più produrre rifiuto che rimane sul groppone delle comunità, delle amministrazioni, delle cittadinanze. Allora Rifiuti zero è possibile ed è la soluzione del medio periodo senza discariche e senza gli antieconomici e dannosi per la salute e l’ambiente inceneritori con recupero energetico (erroneamente definiti termovalorizzatori). Una scuola di pensiero che alla fine vincerà in tutto il pianeta perché virtuosa, sostenibile e sotto diretto controllo delle comunità non delle lobby industriali. Questo è Rifiuti zero. Democrazia dal basso in materia industriale, economica, commerciale, innovativa, e partecipativa. Quanti comuni hanno aderito all’iniziativa “ LISTA COMUNI ITALIANI RIFIUTI ZERO”? In Italia hanno aderito 236 comuni grandi, piccoli e medi all’idea di dirigersi RZ entro il 2022. Cioè raggiungere percentuali di RD col sistema Porta a Porta oltre 80% e ridurre il Rifiuto Urbano residuo (RUR) il sacco nero per intenderci. Quello che costa alla comunità e che alimenta discariche e inceneritori. Applicando a questa virtuosità la tariffa puntuale (TIA) si paga per il residuo non riciclabile e quindi s’incoraggia la popolazione a scegliere prodotti con meno scarti possibili per pagare meno e ridurre l’onere di smaltimento. Facci un quadro, a oggi, delle problematiche del territorio vesuviano, in particolare di Terzigno e Boscoreale. Beh, l’area vesuviana ha potenzialità innegabili sotto ogni profilo. Ma anche tante criticità. Tralascio il pistolotto dello sviluppo..si potrebbe ecc. ecc è sotto gli occhi di tutti il fallimento delle politiche nei paesi vesuviani, con poche rare eccezioni. Diversamente il problema delle criticità mi sta più a cuore. Perche in un territorio così rischioso e per certi versi fragile l’antropizzazione speculativa consentita hanno potenziato i rischi e diminuito la capacità di riconversione ambientale dell’intero territorio. Se a questo aggiungiamo l’oppressione camorristica degli ultimi trent’anni, si comprende come il lavoro culturale innanzitutto e d’impegno per restituire il Vulcano alla sua vocazione turistica ed economica non è semplice. Un territorio da mettere in sicurezza innanzitutto (ricordate cosa succede quando piove a dirotto con fiumi di fango e sabbia che scende a valle lasciando anche giovani vite per tale incuria dei governi soprattutto locali). Una governance dell’indotto agrituristico di qualità che porrebbe una volta valorizzato e incanalato l’intera area tra le più richieste in termini di economia del cibo di qualità. L’abusivismo incombente che ha raggiunto quote inimmaginabili un secolo fa arrampicandosi alle pendici di un vulcano tra i più pericolosi al mondo per questa particolarità d’insipienza governativa. La tutela della biodiversità e della pineta minacciata di anno in anno da devastanti incendi. Il controllo del territorio che si limita solo a mettere sbarre, a dare pochi mezzi e risorse al CTA del Parco e che vede l’intero demanio, un’immensa discarica di materiale altamente pericoloso come l’amianto, mai bonificato nei fatti. Il monitoraggio della salute dei cittadini vesuviani che dagli studi prodotti a ogni livello subisce un’aggressione da materiali inquinanti considerando che vivono in piena area SIN (declassata a SIR) e chiusi da quella del fiume Sarno che in tema di pericolo ambientale non è da meno. La gestione delle tantissime discariche che contengono volumi enormi di monnezza di ogni specie, e che ogni settimana ne sono scoperte di nuove e più pericolose e che dovrebbero essere oggetto di una speciale attenzione in termini di messa in sicurezza e bonifiche. Il controllo delle falde oramai sempre più a rischio per l’oggettiva penetrazione di percolato proveniente dalle tante aree di discarica che mette a rischio costantemente l’approvvigionamento idrico per le colture e l’economia dell’intero territorio. In tanti comuni vige ancora il divieto di emungimento dai pozzi artesiani per irrigazione dei terreni. Pensi che con l’avvento di Agostino Casillo si possa cambiare scenario per il Parco Nazionale del Vesuvio Il Presidente Agostino Casillo che abbiamo contribuito nel nostro piccolo a sostenere nella nomina rappresenta una concreta speranza di cambio di passo. E’ giovane, competente, viene dal territorio che conosce ed ha il sostegno dei vertici regionali. Cosa non da poco. Ha da subito instaurato un ottimo rapporto con Municipalità, Associazioni e Comitati per un lavoro in sinergia foriero d’interessanti novità. Ha bisogno di tempo e di sostegno per dare una svolta nella gestione del Parco nazionale. In attesa del nuovo Consiglio dell’Ente che dovrebbe essere nominato a breve e nel quale potrebbero figurare altri importanti sostenitori di questa linea d’innovazione per rendere pienamente applicata la normativa sui Parchi nazionali in questa parte d’Italia, in verità, mai attuata pienamente. Andando indietro con il tempo all’apertura della discarica, cosa si sarebbe potuto evitare? Anche qui rimangono molte perplessità. Innanzitutto una maggiore presa di coscienza della cittadinanza sullo scempio che si poteva e si doveva evitare. I cittadini si sono mossi in massa solo quando il vento ha portato i miasmi nelle loro case. Ma questo è una questione di sensibilità e senza adeguata informazione non si educa un popolo né si rende capace di decidere. E’ mancato un coinvolgimento delle Amministrazioni, dei Sindaci, fatte alcune eccezioni, troppo tesi a coprirsi di ruolo istituzionale e meno capaci di fare scudo alle protervie governative per tutelare il territorio e la salute dei propri concittadini. Ci si poteva muovere prima e meglio. E poi all’origine l’incapacità di agire sul sistema di gestione del ciclo dei rifiuti. Troppi interessi economici e politici di malaffare con dentro pezzi dello Stato conniventi con cosche camorristiche tra le più criminali che manco la Magistratura inquirente riesce tra i tanti processi incompiuti e in prescrizione a farne dar conto dei misfatti perpetrati al territorio e alle comunità. Di ciò i media in questi hanno raccontato più e meglio delle mie parole. Pero tutto questo è almeno servito a prendere coscienza che il territorio è dei cittadini. O lo salvaguardano loro in funzione delle generazioni future o nessuno avrà interesse a fare questo per essi. Questione sull’abbattimento del platano, come sono andate effettivamente le cose. E’ una storiella paradossale. Significativa di quanto interesse hanno i gestori della cosa pubblica alla tutela dei beni comuni minimi. Una strada con alberi quasi secolari mal manutenzionata nei decenni e che ha visto uno dei platani minacciare di abbattersi sulla strada dopo che vandali e imbecilli ne hanno bruciato quasi totalmente il tronco. Con la complicità degli stessi abitanti della strada che, pur notando, mai hanno denunciato i ripetuti atti di vandalismo a carico delle piante. Il commissario prefettizio del Comune di Boscotrecase all’arrivo dei pompieri chiamati da alcuni cittadini e alla loro notifica di un probabile rischio di caduta dell’albero a seguito di una bufera di vento ha provveduto in meno che non si dica a farlo abbattere. Senza nemmeno consigliarsi con un esperto di botanica per valutare soluzioni alternative trattandosi di un albero ottuagenario. Ora altri platani versano in condizioni analoghe. Per fortuna il Commissario è tornato in Prefettura e il neo Sindaco Carotenuto ha promesso di impegnare in Comune per la salvaguardia e la tutela, nei limiti del possibile, degli alberi a rischio. Vedremo se alle promesse seguiranno i fatti. Intanto come cittadinanza attiva stiamo valutando un’iniziativa di crowdfunding per sostenere parte delle spese necessarie per curare e mettere in sicurezza i platani. Ne va della storia della strada e in parte dell’intero paese.
Tutela della salute e dell'ambiente, Ranieri oggi al ministero
Martedì, 30 Giugno 2015 10:45 Scritto da Nando ZangaIl Ministero della Salute promuove e tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Quando si parla di salute, è opportuno fare riferimento alla Costituzione dell’Organizzazione mondiale della sanità con l’obiettivo di operare per far raggiungere a tutte le popolazioni, il livello di salute più elevato possibile. La salute è considerata un diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone. Ed è per questo motivo, perno principale della propaganda elettorale, che l’eletto sindaco Francesco Ranieri stamane è a Roma per spiegare le problematiche che affliggono il territorio vesuviano. Un territorio martire degli abusi ricevuti, una terra violentata dagli scarichi abusivi proveniente chissà da quale parte d’Italia, una terra che ha detto no all’apertura di un’altra discarica. Il giovane avvocato Ranieri si richerà presso il Ministero della Salute, dove cercherà di sensibilizzare gli organi preposti sulla questione tumorale legata alla situazione ambientale della città di Terzigno. "Vogliamo cambiare Terzigno, dichiara Ranieri, e per farlo in primis, bisogna difendere la nostra salute e quella della nostra terra". In attesa dell’ufficialità dell’assegnazione degli assessorati trapela che la delega all’ambiente sia stata conservata proprio dal primo cittadino per combattere e cercare di risolvere le problematiche legate al territorio.
Arriva l'estate e con essa anche le varie preoccupazioni inerenti l'aspetto fisico
Martedì, 16 Giugno 2015 21:45 Scritto da RedazioneD'estate ci si scopre e di conseguenza si fa i conti con la propria immagine ideale. Quando quest'ultima non corrisponde alla propria immagine reale cresce l'ansia e l'insicurezza che danno il via ad una affannosa ricerca di diete miracolose che in poco tempo facciano perdere i chili presi durante un lungo inverno. Tra le diete miracolose che si intraprendono troviamo i digiuni e le diete iperproteiche. Il digiuno che consiste nella privazione degli alimenti, in questo caso volontaria, e la dieta iperproteica consiste nell'eliminazione di fonti di carboidrati, come pasta, pane e cereali integrali, dall'alimentazione quotidiana. Purtroppo, però, questo modo di approcciarsi alla perdita di peso e queste due pratiche risultano essere spesso insufficienti, dannose alla salute fisica e mentale e, nel tempo, rendono sempre più difficile perdere peso. Innanzitutto dal punto di vista psicologico pensare di perdere peso in poco tempo innesca un meccanismo fallimentare. Il controllo del cibo diventa un chiodo fisso, il cervello, alimentato dal pensiero “ho poco tempo per dimagrire”, cade in preda a questa ossessione e nel contempo, per reazione, nasce un irresistibile desiderio di trasgredire. Il risultato? Qualche giorno o settimana di sacrificio per poi ricominciare a mangiare, riprendere peso e, per di più, provare un senso di fallimento per l'ennesimo tentativo andato a male che influenzerà negativamente anche il prossimo tentativo di dimagrire con i vari pensieri autosabotanti (“Chissà se stavolta ce la farò”, “Proviamoci”, “Speriamo bene”). Ancor peggio, da un punto di vista nutrizionale, non solo i reni e il fegato subiscono gli effetti collaterali, ma, in quei giorni o in quelle settimane di digiuno e di iperproteica, la perdita di peso determinata riguarda anche la massa alipidica. Inoltre, se è vero che, seguendo varie delle suddette diete, perdiamo la massa muscolare, che è quella metabolicamente attiva, è altrettanto vero che quando riacquistiamo il peso accumuliamo solo grasso. Quindi la percentuale di massa grassa tenderà ad aumentare a discapito di quella magra e contribuirà a rendere ancora più difficile la perdita di peso nel tempo. Primo consiglio, allora, è quello di non imporsi restrizioni alimentari rigide, evitando tutte le diete miracolose. Alla dieta restrittiva, caratterizzata da un mero calcolo di calorie o dall'esclusione di determinati cibi salutari, bisognerebbe scegliere un regime alimentare di accompagnamento, attento a bilanciare gli squilibri e che punti alla qualità degli alimenti. Ad esempio: consumare ad ogni pasto prodotti vegetali quali legumi, frutta (anche secca) e verdura, in quanto ricchi di fibre, aumentano il senso di sazietà interferendo con l'assorbimento di zuccheri e grassi; preferire alimenti integrali come pane integrale, cereali integrali, ricchi di fibre, vitamine e minerali, a discapito di quelli raffinati quali pane bianco, zucchero e prodotti commerciali che ne contengono quali dolci, merendine, bevande zuccherate,gelati, fast food; prediligere olio extravergine di oliva a burro, strutto, margarina., maionese come unico condimento in cucina; limitare alimenti ricchi di grassi come salsicce, mortadella, salame, formaggi vari, wurstel, prodotti commerciali. Non vietarsi drasticamente i cibi proibiti, concedendoseli ogni tanto con la giusta consapevolezza relativa alla loro qualità, e prendersi il tempo mentre si mangia, stando seduti e gustando ciò che si porta alla bocca, può risultare molto utile. Infine, considerando che il tempo lo permette, dedicare 30/40 minuti ad una attività aerobica quotidiana, come passeggiata a passo svelto, corsa, nuoto, andare in bicicletta, spinning, ci aiuterà a smaltire il grasso in eccesso e a mantenere il peso nel tempo.
A cura
D.ssa Pasqualina Nappo. Psicologo clinico-giuridico
Giovanni Cortile. Laureando in dietistica