Terzigno piange per la perdita di un caro figlio. In silenzio si è spento Gigino Bifulco, un artista poliedrico, che sul palcoscenico della vita è stato il primo attore per nobiltà d’animo. Un artista versatile capace di comporre testi di canzoni, musicarle, per lui recitare era la massima espressione per esprimere dei sentimenti, tanti di noi hanno avuto il piacere di lavorare insieme con lui e a tanti di noi ha insegnato che su quelle tavole bisogna sentirsi liberi, un vero maestro. Ci sono dei dolori che non si possono né evitare né cancellare. Per Terzigno, insieme all’amico fraterno Palomba, ha regalato l’inno della città, ha musicato quel testo, “ Tarantella paesana” che tutti conoscono e che a tutti rende orgogliosi di essere figli del Vesuvio. Lascia un vuoto incolmabile, una ferita profonda per la nostra terra. Le parole di un suo compagno di avventura nel mondo teatrale sono espressive “ Te ne sei andato in punta di piedi, con discrezione. Tu eri severo ed esigente con te stesso ma disponibile con tutti. Sei venuto nella mia compagnia che eri un ragazzo. Interpretavi, il maestro di musica, nella commedia ‘O Miedeco de pazzi, poi è venuto Agostino Palomba, e per tantissimi anni, è stato un trio in perfetta armonia. Mi ricordo fra le tantissime commedie interpretate, una farsa, Tre poveri in campagna, ci divertì tantissimo. Poi Agostino Palomba ci lasciò, ora te ne sei andato anche tu, sono sicuro che in paradiso andrai nella schiera degli artisti. Tu caro amico sappi che qui lasci un vuoto immenso. Gigino, ti voglio bene, nun t’’o scurdà”, così l’ha ricordato Geppino Annunziata, che con gli altri due formava quel trio meraviglioso che ha deliziato per tanti anni i cittadini di Terzigno e non solo. Adesso sei volato via, chissà in quale parte del Paradiso, dove ad accoglierti c’è Agostino, e mentre una lacrima riga il mio volto, chiudo con una frase di S. Agostino “ coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime”. Ciao Don Luì, così come ti chiamavo io, buon viaggio, perché so che lassù da qualche parte c’è un’altra stella che mi guarda e protegge .
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