Terzigno. Quelli che auspicavano in una campagna elettorale all'insegna del politically correct dovranno rassegnarsi: non vi è verso! Lo scontro Ranieri-Aquino si avvia verso la deriva di una comunicazione al vetriolo che sa più di tifo da stadio che da ballottaggio. All'ombra del Vesuvio, in luogo di una discussione aperta, pacifica ed incentrata sui temi politici da proporre all'elettore, si sta consumando, invece, un vero e proprio match a suon di post, comunicati e gli immancabili "rewind" di un passato dal quale tutti vorrebbero sbarazzarsi e che, puntualmente, come un cambio di Mazzarri al 65' minuto, viene rispolverato, giusto per rinverdire negli elettori i fasti dei trascorsi politici dei quali, onestamente, pochi hanno piacere di parlarne. Questo ballottaggio si può definire, ormai il prepartita di una gara scudetto, un Juve-Napoli in salsa vesuviana,(sarà un caso che domenica è previsto proprio il big match in serie A?), e non ce ne voglia nessuno, se critichiamo toni che sembrano sempre più quelli da stadio, piuttosto che da tribuna elettorale, dove a elevare il coro di incitazione sono gli 'irriducibili' dei due candidati sindaco. In epoca di coronavirus e distanziamento sociale, il terreno preferito dei "tifosi" delle compagini in campo sono diventati, inevitabilmente, i social media. Facebook ed Instagram sono invasi di messaggi, citazioni e caricature di tutti i tipi e per tutti i gusti - manca solo una declinazione al sexy scandal- e poi non mancherebbe nulla più. Qui si stanno consumando fiumi di parole che a rileggerli tutti, si ha la sensazione di ascoltare le enfatizzanti radiocronache di Enrico Ameri e Sandro Ciotti. Scatti, takle in scivolata ed entrate da cartellino rosso su entrambi i fronti con il solo maldestro tentativo di rovinare la web reputation dell'avversario politico. La metafora al posto del pallone e parabole lessicali come penalty. Tutti pronti a rintuzzarsi su tutto, in uno spettacolo che, riteniamo stia solo disorientando l'elettore. La posta in palio è alta e, comprendiamo pure che vincere questo "spareggio" significherebbe governare per 5 anni una cittadina ed una collettività, ma ci sia consentito di richiamare tutti alle proprie responsabilità istituzionali, di rappresentanti del popolo che, è giusto ricordarlo sarà l'arbitro e giudice insindacabile. Si attende solo quel il triplice fischio che sarà decretato lunedì sera e metterà fine, ad uno dei più indegni spettacoli che la politica locale abbia mai messo in scena in 107 anni di vita amministrativa di Terzigno. Ai capitani, impavidi condottieri di queste corazzate in campo l'onere di smorzare i toni, voltare pagina, riportare la politica al centro e pensare alla Terzigno del domani che verrà.
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