Se si critica “Vattene Amore”, fermiamoci ora o mai più

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In un paese in cui la mediocrità è ormai celebrata come fosse un pregio, per non dire un valore aggiunto, accade anche che a distanza di 30 anni un capolavoro musicale come “Vattene Amore”, uno di quei brani che sono ormai entrati nella tradizione nazional popolare, venga messo in discussione ed oltraggiato con una sentenza postuma. La canzone che Amedeo Minghi presentò a San Remo con Mietta nel 1990 è rimasta impressa sia nella storia della musica italiana che nella memoria di tanti amanti della musica leggera che si legarono al “trottolino amoroso e duddù daddadà”. Un brano, dove proprio il gioco di parole e le paraboliche melodie di Minghi lo resero immortale al punto tale che “Vattene Amore” nell’anno in cui in Italia si celebravano i mondiali di calcio, divenne la canzone più ascoltata e seconda nelle vendite solo a “Una estate italiana” colonna sonora del mondiale. E poco importa se a, questo brano, è legato anche il nome del grandissimo autore quale è Pasquale Panella (ha scritto anche per Battisti, Mango, Zucchero, ed Anna Oxa), la critica messa in scena ieri durante la trasmissione di Rai Uno condotta da Amadeus “Ora o mai più’” rasenta davvero il ridicolo. Ma andiamo con ordine. Minghi viene inviato come ospite alla serata per accompagnare la concorrente, Annalisa Minetti nella interpretazione di “Vattene Amore”.La performance della cantante non è ai livelli di Mietta,  per intenderci,  e così che dal pulpito dei giurati si levano imbarazzanti critiche che in, alcuni casi, diventano giudizi carichi di ironie e che rasentano l’insulto. Il primo a muovere una critica è Red Canzian, ex Pooh che definisce “Vattene Amore” un brano, piccolo e fragile e molto leggero (sarà che magari le vendite in quell’anno di “Uomini soli” con il quale i Pooh vinsero il festival furono inferiori a “Vattene Amore”, abbiano influito nel giudizio di Canzian?) aggiungendo che l’interpretazione della Minetti non gli è piaciuta. E se da un ex Pooh si può accettare una critica, appare davvero esagerato e fuori luogo il giudizio di Donatella Rettore (si avete letto bene, quella delle lamette per tagliarsi le vene in Rai, viene pagata, per fare la giudice musicale) la quale definisce il brano: una menata galattica (da una che ha cantato “magnifico delirio” e testi come “...il cobra è un pensiero indecente...” non si poteva chiedere davvero di più). Ma al peggio non vi è mai fine, cosi ad emettere una sentenza di condanna carica di rancore è Ornella Vanoni, dalla quella, tutto ci si poteva aspettare, onestamente, tranne che definisse il brano: “una canzone da bambini che mi fa ridere, quale donna vorrebbe sentirsi dire trottolina amorosa?”. Insomma tutto si è fatto nel programma di Amadeus, tranne che votare l’esibizione della Minetti. Alle fine, è sembrato un regolamento di conti verso una canzone patrimonio della musica italiana grazie alla quale Minghi, per buona pace della Rettore e della Vanoni, viene apprezzato come grande cantautore. I giudizi degli altri giurati come Marcella Bella, Fausto Leali ed Orietta Berti rendono onore al merito in un paese ormai che travasa valori e qualità in un gioco perverso, malefico ed autolesionista in cui,  anziché tributare ad Amedeo Minghi un doveroso grazie per aver arricchito il nostro patrimonio musicale, lo si flagella, invece, con un attentato di parole fuori luogo dove la mediocrità dei giudici svilisce per il non senso dei giudizi e delle motivazioni. Ma questa è l’Italia degli artisti che se fossero stati attenti in “Vattene Amore” avrebbero colto la magia di Mozart, ma avremmo chiesto davvero troppo alla mediocrità...pazienza.