Voltaire scriveva: “il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno”. Ed è proprio di lavoro che si è discusso stamane presso la Sala dei Congressi dell’Istituto Alberghiero “L. De Medici” di Ottaviano, a partire dalle ore 10. Il Convegno, sviluppante la seguente tematica “Il lavoro come diritto alla dignità, occupazione giovanile: i nostri imprenditori ad est del Vesuvio ne parlano”, è stato organizzato dall’Associazione Internazionale Lions Club, rappresentata dal dott. Biagio Sorrentino, presidente del Lions Club Palma Vesuvio Est, e moderato dal giornalista e scrittore, il dott. Luciano Scateni, per tredici anni conduttore del Tg3 Campania.
Immancabili i saluti iniziali del dott. Gennaro Pascale, preside dell’ISIS “L. De Medici, che conta circa 2100 alunni, e le sue considerazioni sulla valorizzazione di un Istituto Superiore che immetta già i giovani nel mondo del lavoro, grazie all’efficiente binomio richiesta lavorativa – occupazione.
Eppure le prospettive che si materializzano agli occhi dei giovani, stando alle stime, non sono delle più rosee se si pensa che in Italia un giovane su due è disoccupato e sono più di 50.000 i giovani cervelli che emigrano all’estero, in una sorta di globalizzazione che impoverisce e non glorifica il Paese. Il Prof. Natale Ammaturo, docente di Sociologia all’Università degli Studi di Salerno, ha affermato che la crisi nel mondo del lavoro non è iniziata oggi, e nemmeno ieri: essa è da individuare negli ultimi due secoli di forte industrializzazione occidentale, in cui è andata man mano ad esaurirsi la parte più ricca delle risorse, lasciando, quasi come un contratto di energia a tempo determinato, tutto quanto di non rinnovabile esista. Tutto questo ha pesato sull’Italia in maniera irreversibile, già a partire dagli anni 60’, in quanto la nostra terra non è stata in grado di reggere il passo con le altre nazioni. «Non si parla più di lavoro per indicare lo status sociale di una persona, si parla di precariato. Il lavoro, arrivando in ritardo rispetto ai decenni passati, non è più l’occupazione di una vita, ma una fase della vita.»
Ma il futuro che attende chi si sta avvicinando al mondo del lavoro non è dietro le tristi statistiche che ci scoraggiano. Ai giovani presenti in sala, sono state offerte “testimonianze di fiducia” nei confronti di quel diritto che per molti sembra diventare ormai un’utopia. Da parte dell’Ing. Paolo Scudieri, presidente dell’Adler Group, come da parte del dott. Gennaro Nunziata, commercialista, ha intravisto nella scuola e nell’imprenditoria i due principi cardini per formare gente qualificata, e dunque aperta ad ogni prospettiva di occupazione.
Due imprenditori, Gennaro Fabbrocini e Michele Nappi intravedono nella tecnologia e nella conoscenza della lingua inglese il futuro del lavoro, e in modo particolare, dell’impresa.
Secondo Gennaro Fabbrocini, imprenditore presso l’azienda Boccia Tessitura, all’interno del mondo del lavoro non ci saranno più vincoli di luogo, grazie all’impiego di nuovi impianti informatici inseparabili dal moderno modello aziendale.
L’imprenditore dell’azienda dolciaria Nappi, Michele Nappi, da ragazzino si è trasferito in Inghilterra e lì ha imparato la lingua. «Non a Londra, perché lì ci sono troppi italiani», aveva detto il padre, prima che partisse, per permettere al figlio di apprendere per davvero quella lingua che oggi si sta rivelando universale. L’Azienda Nappi oggi fornisce 87 paesi nel mondo e forse, senza quella diretta conoscenza dell’inglese di uno dei suoi continuatori, le cose non sarebbero andate così.
Il lavoro, dunque, è sacrificio, innanzitutto, e rispetto reciproco.
Sono intervenute le massime istituzioni comunali: i sindaci di Ottaviano, l’avvocato Luca Capasso, e di San Gennaro Vesuviano, il dottor Antonio Russo.
Il convegno è stato chiuso dal dott. Renato Riveccio, vice governatore del Distretto 108 YA.
Lou Reed cantava: “Quando nasci in un piccolo paese c’è solo una cosa che puoi fare: andartene.”
Ma è poi pur sempre giusto ritornare: con una mente nuova e negli occhi un po’ di mondo in più.