"Quo vado" il successo senza precedenti di Checco Zalone

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Successo senza precedenti ai botteghini per l'ultimo film di Checco Zalone "Quo Vado" , il quale, nei primi tre giorni di programmazione, ha frantumato il record di incassi di "Sole a catinelle". Il comico originario di Capurso ha per la prima volta abbandonato il filone "meteorologico" dei suoi primi tre film, scegliendo un titolo che molto probabilmente rievoca in modo ironico il lungometraggio "Quo vadis, baby?" di Gabriele Salvatores, del 2005 (a sua volta ispirato ad una citazione pronunciata dall'attore americano Marlon Brando nel film "Ultimo Tango a Parigi" del '72) o il più vetusto film kolossal "Quo vadis?" del 1951. 
La caratteristica peculiare del film è senza dubbio una quantomai caustica ed irriverente satira nei confronti di quelli che sono i dogmi caratteristici della mentalità del famigerato "italiano medio", quali il legame troppo morboso nel rapporto madre-figlio, il compromesso, la raccomandazione, la ricerca "ossessiva" del posto fisso (.....ancor meglio se presso un ente statale) ed una vita scandita da una lineare monotonia, povera di sperimentazioni ed entusiasmi, ma almeno "recintata" da una salda fortificazione costituita dalla consapevolezza di una remunerazione non eclatante ma sicura e regolare. Anche il conseguente "sex appeal" che lo stipendiato statale esercita sulla donna tipica della piccola realtà provinciale (a sua volta all'affannosa ricerca di un uomo con tali requisiti sociali con cui convolare a nozze) viene esposto ,in modo mordace, al pubblico ludibrio. Zalone, che da sempre ha messo in scena caricature della mentalità italiana in tutte le sue varie sfaccettature, nel suo quarto film ha tuttavia ironizzato ancora più intensamente rispetto a quelli del passato sui crismi più minimali della cultura italica, senza però appesantire oltremodo lo spettatore, grazie alla nutrita presenza anche di sketch puramente comici e più frivoli. Apprezzabile è anche il fatto che la storia non si limita soltanto a voler scardinare gli aspetti più retrogradi del modus vivendi nostrano, ma propone in varie occasioni di prendere spunto dal senso civico e dall'organizzazione di molti Paesi nordici, in cui, nel mondo del lavoro, sono la meritocrazia e il mettersi continuamente in gioco a dare le maggiori soddisfazioni personali e sociali. Ovviamente i riflettori vengono anche puntati verso gli aspetti positivi del Bel Paese e della tempra mediterranea, quali le condizioni meteorologiche molto meno rigide e cupe,  il senso dell'umorismo e una genuina voglia di vita, in contrasto con un approccio alla stessa meno gioioso ed entusiasta come spesso si riscontra proprio in molti paesi del Nord Europa, in cui, ad esempio, i casi di depressione cronica o il numero di suicidi sono altissimi. L'unica pecca del film sembrano essere la trama e la linearità durante lo svolgimento della narrazione, le quali, rispetto alle tre precedenti pellicole del comico pugliese, vengono messe leggermente in secondo piano e risultano, in taluni momenti, piuttosto frammentate, a causa dell'elevato numero di gag, talvolta a sé stanti, che inducono ad allontanare troppo l'attenzione dal filo narrativo, già di per sé, come già accennato, non molto robusto. Tuttavia, nel complesso, questa commedia risulta essere più che valida dal punto di vista dell'intrattenimento, grazie alla leggerezza e al pungente sarcasmo di Zalone. Un'ora e mezza di visione che regala allo spettatore pagante sano divertimento ed anche molti spunti di riflessione sociale. In conclusione, sembrano decisamente fuori luogo alcune accuse rivolte allo stesso Zalone subito dopo l'uscita del film, reo, secondo alcuni detrattori, di aver fatto discriminazione politica verso le ideologie di Destra (secondo alcuni) o verso quelle della Sinistra ( secondo altri). Contestazioni del genere non risultano essere certo una novità nello scenario della critica nostrana, in cui vi è sempre una sorta di dietrologia che vuole vedere propaganda politica e fini complottistici ovunque. Sinceramente, questi "attacchi politici velati" non si sono per niente percepiti nel lungometraggio diretto dal regista Gennaro Nunziante . E se lo scopo di Checco Zalone fosse stato semplicemente quello di far ridere ? Al lettore le dovute considerazioni…