Bangui: la missione militare "sconosciuta" nel cuore dell'Africa

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L'Esercito Italiano dal dopoguerra in poi ha assunto sempre più la connotazione di una forza di interposizione in aree critiche del globo scenari di combattimenti ed eccidi. La storia racconta di massacri e vite spezzate da confitti in paesi politicamente instabili, dove molto spesso al potere politico istituzionale si è insediato il potere delle armi o del fanatismo religioso. Le missioni in Somalia, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Iraq e Libano sostenute dall'Esercito Italiano a partire dagli inizi degli anni '90 hanno gradualmente accresciuto le capacità e le esperienze del personale militare che, alla parte essenzialmente operativa ha abbinato anche le attività in ambito CI.MI.C. (cooperazione civile militare) che di fatto ha conferito alla Forza Armata una "competenza" a sfondo socio-umanitario  mirata e diretta al soccorso delle popolazioni locali. Da pochi mesi alle missioni note perché maggiormente attenzionate dei mass media o di interesse strategico dal punto geopolitoco, si è affiancata una missione a sfondo umanitaria sotto mandato ONU nel continente nero. La Repubblica Centrafricana, infatti, è stata teatro, dal marzo del 2013, di violenti scontri e diffuse violazioni dei diritti umani ad opera di gruppi armati contrapposti, che hanno causato la dissoluzione dell’autorità statale e migliaia di vittime tra la popolazione civile, oltre all’esodo di un milione di persone. A seguito dell’emergenza che si è verificata, l’Onu ha emanato la risoluzione n. 2134 del 28 gennaio 2014, che autorizza l’Unione Europea a lanciare un’operazione militare nel Paese africano. Il 10 febbraio 2014 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato la risoluzione 2014/73, con cui veniva istituita la Missione multinazionale EUFOR RCA, che iniziava formalmente il 01 aprile 2014, avente per Area di Operazioni tre zone sensibili della capitale centrafricana Bangui: l’aeroporto internazionale di M’poko e i quartieri 3 e 5, in passato colpiti da violenti disordini tra milizie contrapposte e attualmente in via di stabilizzazione. Attualmente EUFOR RCA consiste di un Comando Operativo con sede a Larissa (Grecia) e di un contingente militare multinazionale di 700 militari schierato a Bangui, costituito da un battaglione di manovra, integrato da una forza di gendarmeria operante sotto l’egida di EUROGENDFOR. In tale contesto, l’Italia si è resa disponibile a fornire un impegno concreto, seppur circoscritto, all’intervento deciso dall’Unione Europea. In particolare, il contingente nazionale è fornito dall’Esercito Italiano e consiste – oltre ad alcuni elementi in seno allo staff di EUFOR – in un distaccamento dell’2° Reggimento Genio della brigata alpina ‘Julia’ che ha avvicendato a Dicembre i colleghi dell’8° Genio della ‘Folgore’. A capo del contingente è stato designato il tenente colonnello Mario Renna, delle Truppe Alpine, che è anche portavoce di EUFOR a Bangui. Tra i compiti dell’assetto genio figurano il supporto e il mantenimento della mobilità delle forze EUFOR, la ricognizione e il mantenimento degli assi di comunicazione, il supporto alla forza in materia di residuati bellici, e il contributo al mantenimento e alla difesa passiva dei compound di EUFOR. A questi compiti si aggiunge la realizzazione di lavori infrastrutturali di base in favore della popolazione e del governo locale e il monitoraggio di un importante progetto di ricostruzione di un ponte, finanziato dall’UE e affidato a imprese locali. La Francia ha assunto il comando della missione dell’Unione Europea con il Generale di Divisione Philippe Pontiès, quale Operational Commander presso l’EU OHQ di LARISSA e con il Generale di Brigata Jean-Marc Bacquet, quale Force Commander a Bangui, subentrato a Dicembre al Generale Thierry Lion. Oltre all’Italia, che è il quarto contributore con 51 elementi, attualmente partecipano alla missione europea a Bangui altre undici nazioni: Francia, Spagna, Polonia, Finlandia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Lussemburgo, Lituania, Georgia e Serbia. Il mandato di EUFOR-RCA è stato di recente esteso fino al 15 marzo 2015 con apposita risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.