A distanza di un anno dagli incendi che devastarono il Parco Nazionale del Vesuvio, la paura che essi possano ripetersi resta forte tra i cittadini vesuviani. Sconcertanti, inoltre, i dati emersi dal Rapporto Ecomafie 2018 di Legambiente: boom di arresti nel 2017 per crimini contro l’ambiente e di inchieste sui traffici illegali di rifiuti, con concentrazione massima in Campania.

Finalizzata al contrasto dei reati ambientali, lunedì 16 luglio dalle ore 10.30 presso la sede dell’Ente Parco ad Ottaviano, si svolgerà una conferenza stampa in cui sarà presentato il Sistema di Videosorveglianza del Parco Nazionale del Vesuvio e il meccanismo attraverso il quale sarà impiegato dai Carabinieri Forestali. Nel corso della conferenza stampa interverranno il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa; i rappresentanti istituzionali Agostino Casillo, Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, e Luca Capasso, Sindaco di Ottaviano; i dirigenti della Società Fastweb realizzatrice dell’impianto, Massimo Mancini e Augusto Di Genova.

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Non sono ancora spente le fiamme sul Vesuvio che inizia a montare il balletto di responsabilitá a livello istituzionale su chi avrebbe dovuto prevenire questo scempio e su chi , invece, a livello politico punta l'indice verso il ministro dell'ambiente Galletti per la poca attenzione verso un incendio che, appena sette giorni fa era circostritto a piccoli focolai, facilmente gestibili, se ci fosse stata una pronta azione di spegnimento. Cosi come le fiamme divampa anche la polemica politica: i sindaci del vesuviano, in coro hanno denunciato la lentezza su come la macchina amministrativa si sia messa in moto, nella fase critica, per fronteggiare l'incendio che ha distrutto centinaia di ettari di pineta alle falde del Vesuvio. Sulla questione roghi è intervenuto il senatore terzignese Domenico Auricchio che ieri ha formulato una interrogazione parlamentare al ministro dell' Ambiente Galletti per sapere quali saranno le azioni che vuole intraprendere il governo dopo questo disastro ambientale a tutela del parco nazionale del Vesuvio. Insomma, siamo all'inizio di uno scontro politico istituzionale che ora si delinea tra chi vuole additare Governo nazionale e regionale e chi invece, vuole far sembrare il tutto come frutto della casualitá dovuta alle temperatore torride degli ultimi giorni che hanno favorito lo sviluppo dei focolai. Ipotesi formulata dallo stesso ministro Galletti ad Ottaviano nei giorni scorsi.

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"Bisogna ridare dignità al territorio attraverso una bonifica totale delle periferie, senza perder altro tempo- è perentorio nel suo intervento il senatore Domenico Auricchio - nel suo appello lanciato agli amministratori terzignesi dai microfoni di Italiamia. L'ex primo cittadino di Terzigno rivolgendosi poi all'attuale sindaco Francesco Ranieri ha dichiarato:" io sono a sua completa disposizione per avviare un percorso comune, in sinergia affinché si possa liberare definitivamente il nostro territorio dai rifiuti accumulati nelle periferie che sono, in molti casi, frutto della lavorazione del tessile". Nell'intervista televisiva (che andrà in onda questa sera alle 21.30 su Italiamia canale 274) il senator Auricchio punta l'indice anche contro la Sogesid spa (società in house del ministero dell'ambiente) rea a detta del parlamentare di aver speso poco per le bonifiche del territorio, appena 1,2 milioni di euro e tanto per le consulenza circa 3,5 milioni di euro". Argomenti importanti che verranno trattati questa sera alle 21.30 durante la trasmissione Terra Mia, condotta da Genny Galantuomo nella quale saranno ospiti il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri -che preannuncerà l'avvio della bonifica di Cava Ranieri- e l'avvocato Mariarosaria Esposito dell'associazione " Di terra e di fuoco"- che ha recentemente condotto uno studio sull'incidenza sul territorio delle malattie correlate alla presenza dei rifiuti.

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Le dichiarazioni del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca dopo l'approvazione di due delibere sul piano rifiuti e sul programma di eliminazione delle ecoballe riaccendono un focolaio mai estinto: la possibilità di aprire una nuova discarica entro il 2019 in un'ex cava, per la realizzazione della quale sono stati stanziati 30 milioni di euro. Per De Luca c'è la necessità di collocare in qualche fosso il 20-30% delle ecoballe inertizzate con le quali "si potranno ricomporre le ferite delle cave", le montagne tagliate - a mò di plastilina o didò - e realizzare dei parchi. La solita tiritera. Dichiarazione che devono in un certo senso allarmare i terzignesi: considerato che lo sversamento dei liquami di Vasca al Pianillo in pineta non sembra aver destato la stessa indignazione di "chi di dovere" rispetto ai filmati che documentavano il fattaccio e preso atto che la denuncia di alcuni ambientalisti (che tali sono rimasti) è stata bollata come "sciacallaggio".... c'è tutto fuorchè da stare tranquilli. Si spera che l'opinione del fronte civico terzignese non sia cambiata nel tempo per delle ragioni che seguono la politica: al di fuori di un pugno di "duri e puri", infatti, il coro di proteste per la gestione tutt'altro che straordinaria dell'emergenza incendio non è stato unanime e un'affezione crescente verso il pensiero deluchiano, che vuole far passare il rifiuto come accettabile, "inertizzato", potrebbe avere effetti disastrosi. Poniamo le mani avanti quando si tratta del nostro terrotorio, non per piangeria, ma per dignità avendo vissuto, nel recente passato, una tragedia ambientale di proporzioni immani.  La storia del rifiuto "pulito" la ricorderanno bene quei cittadini attivi (ivi compreso il sottoscritto), membri di comitati e associazioni che si ritrovarono ad annusare la FOS da barattoli di vetro presentata come se fosse una crema di cacao senza olio di palma: prodotto rispedito al mittente. Chi è garante del nuovo corso, del cambiamento, si opponga non alla libera circolazione delle informazioni e alle denunce degli ambientalisti ma fin da subito e con decisione a uno spettro che si rimaterializza, quello della megadiscarica nel Parco Nazionale del Vesuvio, prendendo una posizione netta: c'è una ragione, forse, per la quale certe cose non andassero bene prima e vanno bene adesso? Manteniamo alta l'allerta ogni volta che la parola "discarica" fa il paio con "cava". I veri sciacalli non sono mai sazi di allungare le grinfie sul territorio e pedissequamente cercano un varco per dargli il colpo di grazia.

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Brucia sulla pelle dei cittadini vesuviano e degli agricoltori che hanno visto distruggere il proprio patrimonio curato per anni, ed il giorno dopo la domanda da porsi è lecita: cosa resta adesso? Solo rabbia e tanto dolore. Allo stato attuale sono circa venticinque ettari di macchia vesuviana che sono andati in fumo. Le fiamme hanno invaso uno dei luoghi più belli del Parco, la Valle dell’Inferno. Un luogo simbolo di straordinaria bellezza. Adesso non è ancora il momento di puntare il dito verso chi ha responsabilità in merito, ma troppe sono le domande che i cittadini vesuviani si pongono alle quali non riescono a dare risposta. Atteso che il primo cittadino di Terzigno, Francesco Ranieri, ha confermato che come amministratore aveva opportunamente avvertito chi di dovere della situazione che si stava creando già nella giornata di sabato scorso. Ecco allora che le domande sorgono spontanee. Perché allora la situazione non è stata monitorata? Perché chi ha la tutela del controllo del territorio non ha fatto prevenzione? La previsione del pericolo costituisce un’utile indicazione per pianificare le operazioni di allerta e di controllo degli incendi e soprattutto per la scelta del più idoneo metodo di estinzione. Come si fa prevenzione? La prevenzione parte dalla pulizia del sottobosco, in questo caso a chi compete? In presenza poi dell’incendio è palese che si doveva ridurre la combustibilità. Allora chi per primo ha operato perché non ha potuto ridurre la biomassa combustibile? Altra situazione a cui non riesce a dare risposte è perché all’apertura della campagna antincendio, iniziata il 15 giugno, nessuno ha previsto all’interno del Parco dei viali o strisce tagliafuoco? Perché nessuno ha previsto all’inizio dell’incendio dei bacini idrici da cui approvvigionarsi? Dopo la denuncia dell’utilizzo delle acque di Vasca Pianillo documentata dal nostro Francesco Servino, perché si era scaricata acqua contaminata e putrida all’interno del Parco, sono state allestite poi delle vasche all’interno del campo sportivo del Comune di Terzigno, alimentate, da allacci alla rete idrica realizzati dalla Gori cui gli elicotteri e il Drago 69 attingono costantemente. All’esterno del campo sportivo è stata realizzata anche una mini sala operativa, delimitata da nastro, ma non sarebbe stato opportuno montare delle tende e creare un centro di collegamento con le forze operanti sul terreno, avere così costantemente un quadro chiaro della situazione? Per adesso sono solo delle domande che i vesuviani si pongono speranzosi che alla fine qualcuno possa rispondere, perché questa situazione ha ferito l’orgoglio di chi ama il proprio territorio auspicando che il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, che in questi giorni abbiamo visto molto stanco e stremato possa quanto prima invitare i vertici istituzionali compreso, il ministro dell’Ambiente Galletti a costatare il danno che ha subito il nostro territorio. Domande lecite alle quali speriamo qualcuno possa dare presto risposte.

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Il 5 giugno 1995 a tutela di uno dei più importanti vulcani presenti in Europa fu istituito il Parco Nazionale del Vesuvio. Furono presentati progetti di rilievo per preservare le bellezze presenti nell’area indicata, bellezze di natura storica, geologica e biologica. Questa enorme distesa di verde ospitava ben 612 specie vegetali e 227 specie animali. Terzigno poi, è uno dei comuni su cui si sviluppa l’intero Parco. Da studi fatti, nel parco dovrebbero essere presenti (condizionale d’obbligo e poi capirete il perché) endemismi come il lichene Stereocaulon vesuvianum che si stabilisce sulle lave raffreddate. Questa rarità colora di grigio le lave facendogli assumere riflessi argentati visibili durante le notti di luna piena. Sulle colate più antiche sono presenti la valeriana rossa, l’artemisia e l’elicriso.La fauna è formata da mammiferi come la volpe, la donnola, la lepre, il moscardino e il topo quercino, e da uccelli come la poiana, il gheppio, il falco di palude, il gruccione e lo sparviero. Questi sono solo alcune di specie presenti sul versante vesuviano. Quella che preme prettamente allo scrittore è la zona, denominata: la Pineta di Terzigno. Un sentiero posto a quota 245 m s.l.m., sul versante del Monte Somma, ha una lunghezza di 1.200 metri e si sviluppa in un bosco di Pinus pinea su lave di epoca storica. Sentieri da preservare, sentieri che se curati portino turisti per poterli far percorrere quegli itinerari tanti cari al C.A.I. Sarà per debolezza lavorativa, ma la montagna bisogna amarla, così come bisogna amara la propria terra. Ricordo perfettamente i primi periodi dalla costituzione del Parco, la rigidità e il controllo che gli operatori del Corpo Forestale e non, eseguivano in quelle zone. Fu realizzato per le persone con disabilità motoria un camminamento di legno che presentava punti di sosta attrezzati e furono create aree per manovrare la carrozzina, oggi tutto questo non esiste più, non esiste più per mancanza di amore da parte dell’uomo, furono rubate e/o incendiate quei tratti di legno, furono rubati anche i chiodi. Furono costruite per persone con disabilità visiva, gli ipovedenti e i sordo ciechi, un camminamento delimitato da una staccionata con corrimano in corda lungo il quale è stato inserito sfere di legno o nodi che davano indicazione della presenza di un cartello informativo. Le corde statiche furono rubate dopo poco tempo, che vergogna! C’era un cartello sul quale c’era scritto “Per far vivere un’emozione in natura” fu realizzato un giardino dei colori e dei profumi con specie della macchia a ginestra. Per supportare l’integrazione sociale fu realizzato in adiacenza a un’area gioco attrezzata. Oggi, quel che resta dell’area attrezzata per i bambini, dove sempre l’uomo cerca di rubare tutto ciò che può. A nulla serve che sono state installate dalla nuova amministrazione delle telecamere per combattere il sacchetto selvaggio, nel caso della Piana Tonda diversi sacchi di scarti tessili sono stati versati. A nulla vale l’ottimo lavoro dei caschi bianchi che con controlli frequenti sono presenti nell’area, l’uomo cerca sempre di essere intelligente, come se non appartenesse tutto ciò. Non valgono più gli appelli, non serve nulla se quella pineta che tutti ci invidiano diventa di sera il luogo ideale della movida terzignese per mangiare pizza e bere birra, a nulla vale che sono stati installati diversi contenitori per la raccolta della spazzatura. L’uomo non vuole cambiare, non accetta il cambiamento, non vuole che possiamo avere verde, un verde che tutti ci invidiano e allora cosa resta da fare? Non so, ma adesso mi rivolgo a tutte quelle persone che amano come me il nostro paese, la natura e hanno ancora un briciolo di civiltà. Denunciamo il tutto, con foto e con segnalazioni alle autorità competenti, la pineta è nostra, il parco è nostro e non di questi incivili.

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Agostino Casillo è il nuovo presidente del Parco Nazionale del Vesuvio.Sarà quindi il giovane manager sangiuseppese a sostituire il prof. Ugo Leone, commissario dell’Ente Parco dal lontano dicembre del 2013. Chi è Agostino Casillo? Proviene dalla città del commercio, trentatré anni e una laurea in scienze politiche e un master in progettazione, da sempre impegnato nel campo delle energie rinnovabili. Il suo nome è stato scelto dal governatore De Luca dopo che quest’ultimo ha ascoltato il parere del capogruppo in consiglio regionale del PD, Mario Casillo. Per la nomina manca ancora qualche cavillo burocratico da ultimare, manca, infatti, la ratifica delle commissioni Ambiente della Camera e del Senato, ma il suo nome potrebbe essere annunciato ufficialmente fra qualche giorno. Continua così l’escalation per questo giovane che nella passata tornata elettorale è stato fra i principali oppositori dell’attuale primo cittadino sangiuseppese Vincenzo Catapano. Dopo l’avvenuta ufficialità si tufferà in questa nuova avventura, dove ci saranno da gestire diverse problematiche: dal rapporto con i tredici comuni che compongono il Parco, dalle esigenze rappresentate dalle associazioni per salvaguardare il turismo e dai casi spinosi dei versamenti illegali con la famosa discarica sita proprio nel Parco e soprattutto cercare di contrastare il cemento selvaggio.

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La comunità del Parco nazionale del Vesuvio ha votato all’unanimità un documento di sostegno alla candidatura della città di Ercolano a Capitale della Cultura per il prossimo anno. Lo rende noto il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, che della comunità del Parco è presidente.  

“L’investitura di Ercolano a capitale della Cultura sarebbe una vittoria di tutto il territorio e di tutti i Comuni che fanno parte del Parco nazionale del Vesuvio. L’area protetta può riservare una serie di opportunità e la candidatura di Ercolano, in questo senso, è un esempio concreto. Facciamo tutti il tifo per Ercolano”, spiega Luca Capasso. 

 

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