E’ un tempio, il corpo, da curare e rispettare, poiché riflette ciò che all’interno si nasconde. Presi dal dolore, dalla smania, dal poco tempo le persone si dimentica-no che star bene con sé stessi significa anche curare il “fuori”. Lo sport non è un obbligo, ma un imput: lo sanno bene i podisti, i calciatori, i pallavolisti. Sprona a migliorare e a creare nuovi legami, a scoprire il lato positivo della competizione. Ne sono consapevoli anche gli “Uomini d’Acciaio”, ragazzi e ragazze che hanno deciso di dedicare la loro vita ad uno degli sport più impegnativi, il Thriathlon. Una realtà poco conosciuta, il connubio di tre discipline: nuoto, ciclismo e corsa che si susseguono senza pause. Diverse le distanze da dover percorrere (variano a se-conda della tipologia di gara svolta) ma unico il denominatore: coordinazione, passione e sforzo – fisico e mentale. La giornata tipica degli atleti inizia di primo mattino, attorno alle 6:00 e si conclude alle 22:00, nell’arco della quale la maggior parte impiegata nell’allenamento. A testimoniare la sua esperienza è Mario, un “ironman” campano (zona Caserta), iscritto al centro universitario sportivo della Luigi Vanvitelli (ex S.U.N.). Ha partecipa-to a diverse gare, tra cui quelle del Thriathlon dell’Orso (Basilicata), Circuito Trophy (Campania) , Circuito Forhans (Lazio). Quest’anno è stato costretto a fermarsi per due mesi a causa di un infortunio che lo ha portato ad abbandonare alcune gare del periodo estivo. Ha deciso di raccontare la sua esperienza a "il Vesuviano" mostrando un aspetto dell’Italia e di Napoli sterile per la Triplice (attuali sono le proteste del comune di Senigallia del15.07.2017, contrario alla totale chiusura della città per una gara di Thriathlon). Chi è Mario? "Sono un ragazzo come tanti – università, sport e passioni". Quando hai iniziato a praticare Thriatlhon? "Ho sempre praticato sport fin da bambino. Un giorno vidi su Youtube il video di un padre che accompagnava il figlio disabile al traguardo dopo aver terminato i tre percorsi e da lì è iniziato tutto". Cos’è per te il Thriatlhon? "Per me il Thriatlhon è un motivo per sorridere alla vita e per andare avanti. Ho scoperto di avere una patologia che avrebbe segnato la mia vita e, grazie a questo sport, non mi sono lasciato sconfiggere: è stato un riscatto personale e un modo per non sentirmi diverso". Come ha condizionato la tua vita? "Ho dovuto fare molti sacrifici, limitando i vizi e abituando il corpo ad un’alimentazione particolare e tanto, tanto allenamento. Ho dovuto diminuire le uscite serali, le relazioni personali ed impiegare le energie nello sport. Ma posso dire con certezza che il Thriatlhon è al primo posto nella mia vita e voglio dare il meglio". Come si articola la tua giornata e la tua dieta? "Mi sveglio presto, alle 6, inizio con la colazione – stretching, allenamento, pranzo, riposo, studio, stretching e seduta serale di palestra. La mia dieta è composta da cereali integrali, frutta e verdura, proteine magre (carne bianca, pesce e latte magro) e frutta secca. Dolcificanti naturali come il miele, caffè decaffeinato ed il divieto di alcool, dolci e cibi fritti. Al giorno devo assumere dalle 3000 alle 4000 calorie". Dove si svolgono le gare e come vengono sponsorizzate? "Solitamente o in montagna in corrispondenza di laghi o al mare. In Italia è uno sport poco pubblicizzato – non a caso le strade non sono compatibili con la triplice e pa-recchi sono gli incidenti; Nel campano le competizioni sono poche ed organizzate quasi principalmente a Castel Volturno ed Ischia. Per me sarebbe meglio spostarmi proprio a causa di questo problema. Nella penisola si da troppa importanza al calcio e non al resto perché è più facile godersi uno spettacolo che farne parte".
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