Milan-Napoli, quando a fare gol sono i tifosi In evidenza

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C’è una regola, non scritta, nel giornalismo detta delle tre ‘S’ secondo la quale, in prima pagina, hanno priorità le notizie che trattino i seguenti argomenti: soldi, sangue o sesso. Con questa formula la resa in edicola (almeno una si spera) è garantita. Pertanto, una buona notizia, che tendenzialmente rende poco, è preferibile relegarla nelle pagine interne con il minimo rilievo. E di questi giorni uno studio diffuso da illustri psicologi in cui si evidenzia, come, nell’epoca dei social ci siamo tutti un po' incattiviti ed inariditi. E gli stadi sembrano essere gli sfogatoi naturali da tale deriva. Tuttavia, ci sembra giusto per “dovere di cronaca” riportare di una buona notizia, sotto gli occhi di tutti stasera della quale però in pochi scriveranno. Stadio San Siro di Milano, match clou Milan-Napoli, tutti attendevano l’occasione giusta per attaccare il popolo milanista al primo fischio contro Koulibaly, tornato a Milano dopo la brutta serata dei Santo Stefano o al coro discriminatorio. Tutti se lo aspettavano lo scandalo del bouu razzista per poter partire con la campagna denigratoria. Ed invece? Nulla di tutto questo! Anzi a dirla tutta una vera e propria lezione di civiltá sulle tribune del San Siro, con applausi al tecnico Ancelotti, ex mai dimenticato, e per, buona pace degli opportunisti dalla penna sferzante, nessuno spunto razziale per poter lanciare il titolone in prima pagina. Domani mattina, però non leggeremo alcuna apertura o titolo del tipo “ San Siro, è qui la festa”, oppure “Spettacolo alla Scala del calcio”. Nulla di tutto questo. Si sprecheranno, invece, fiumi di inchiostro per un pari anonimo che servirá solo per la statistica e gli almanacchi. Non un titolone a nove colonne sul gol segnato sugli spalti. Gli italiani si sono incattiviti? Forse sará pure vero. Ma non vogliamo credere che si siano inariditi al punto tale da non fermarsi un attimo a riflettere ed a compiacersi di quando con maturità, viene chiamato alla prova del nove. Forse ad inaridirsi sono quei giornalisti che dovrebbero cogliere l’emozione anche quando non si segna un gol.