Attualità
-
Caivano, l'Esercito porta in piazza i campioni dello sport
Caivano. In occasione della giornata nazionale dello Sport l’Esercito Italiano ha organizzato ...
-
- Caivano, l'Esercito in campo nella giornata dello sport
- Campania: nel 2023 raccolta differenziata di carta e cartone in crescita del 4,5%
- Roghi sul Vesuvio, l'Ente Parco implementa l'attività di prevenzione
- Cittadinanza onoraria al Maresciallo Inverso, una idea che piace a tanti
- Commercio, in crescita il traffico all'interporto di Nola
Incendio Vesuvio, sono migliaia gli animali selvatici morti fra le fiamme
Martedì, 26 Luglio 2016 08:43 Scritto da Rosario BalestrieriLe immagini che in questi giorni gli abitanti del Vesuvio hanno messo a fuoco nei propri occhi resi lucidi dalla tristezza, dal fumo e le ceneri descrivono un paesaggio carbonizzato dal fuoco e dalle cattive intenzioni di chi lo ha appiccato. Ora che le fiamme di questo immenso incendio sono state domate si cercano i responsabili e si contano i danni che appaiono incalcolabili. Basti pensare al valore paesaggistico dei versanti inceneriti, il valore naturalistico degli alberi carbonizzati e le influenze negative che i fumi possono aver avuto sui polmoni tutti quelli che li hanno respirati. Ci sono danni che non vengono proprio menzionati forse perché considerati “minori”, come ad esempio quelli sulla fauna selvatica: questo risulta incredibilmente grave se si considera che ci troviamo in un Parco Nazionale che viene istituito per proteggere la Natura e la Biodiversità. Un incendio di così enormi dimensioni che colpisce le pendici verdi del territorio di un parco Nazionale così “piccolo” ed isolato dalle altre aree verdi dall’agglomerato urbano che lo circonda può rappresentare una vera catastrofe per la fauna selvatica presente. Quasi tutti gli invertebrati incapaci di volare sono periti fra le fiamme e con essi anche vari vertebrati come anfibi, rettili e i piccoli mammiferi. Quelli che sono riusciti a sfuggire alle fiamme si ritrovano privi di una tana e di un territorio e sono costretti ad accalcarsi nei territori già occupati adiacenti alle aree bruciate dove solo pochi di questi sopravvivranno. Se si pensa agli uccelli si può avere l’illusione che questi siano stati più fortunati in quanto la maggioranza è potuta volare sulle fiamme, ma se si pensa che tutti gli alberi su cui nidificavano sono andati distrutti si può aver il polso dell’effetto a cascata che questo evento avrà su tutti gli organismi che abitavano quell’esteso territorio vesuviano. Altro aspetto che non si può non considerare è la difficoltà del processo di ricolonizzazione dell’area da parte delle specie animali e vegetali portate via dalle fiamme. Il muro di edifici e strade che circonda il Vesuvio interrompe i corridoi ecologici e la connettività che consentirebbe alla natura di rimarginare nel tempo queste cicatrici. In questo scenario in cui gli animali e le piante che il parco doveva tutelare sono scomparsi fra le fiamme, la speranza di un loro veloce ritorno è affidata comunque al Parco che dovrebbe mettere in campo uno studio e delle azioni per favorire la connettività con le aree bacino da cui gli organismi possano migrare nuovamente nei territori inceneriti facendoli rifiorire di biodiversità. Inoltre sarebbe auspicabile un servizio di sorveglianza antincendio più efficace e capillare che possa prevenire le fiamme e non produrre cenere. Si spera che le istituzioni tutte non si limitano a quei formali gesti di rappresentanza in cui d’avanti a qualche TV locale vengono liberati due rapaci e si piantano tre piante esotiche; ma lavorino seriamente e costantemente per molto tempo sul ripristino degli ambienti bruciati, inquinati ed impropriamente cementificati all’interno del Parco.
di Rosario Balestrieri Ornitologo – CNR
Presidente dell’Associazione di Tutela Ambientale ARDEA
Incendio del Vesuvio, la rabbia dei cittadini per un patrimonio perso
Sabato, 23 Luglio 2016 12:40 Scritto da Nando ZangaBrucia sulla pelle dei cittadini vesuviano e degli agricoltori che hanno visto distruggere il proprio patrimonio curato per anni, ed il giorno dopo la domanda da porsi è lecita: cosa resta adesso? Solo rabbia e tanto dolore. Allo stato attuale sono circa venticinque ettari di macchia vesuviana che sono andati in fumo. Le fiamme hanno invaso uno dei luoghi più belli del Parco, la Valle dell’Inferno. Un luogo simbolo di straordinaria bellezza. Adesso non è ancora il momento di puntare il dito verso chi ha responsabilità in merito, ma troppe sono le domande che i cittadini vesuviani si pongono alle quali non riescono a dare risposta. Atteso che il primo cittadino di Terzigno, Francesco Ranieri, ha confermato che come amministratore aveva opportunamente avvertito chi di dovere della situazione che si stava creando già nella giornata di sabato scorso. Ecco allora che le domande sorgono spontanee. Perché allora la situazione non è stata monitorata? Perché chi ha la tutela del controllo del territorio non ha fatto prevenzione? La previsione del pericolo costituisce un’utile indicazione per pianificare le operazioni di allerta e di controllo degli incendi e soprattutto per la scelta del più idoneo metodo di estinzione. Come si fa prevenzione? La prevenzione parte dalla pulizia del sottobosco, in questo caso a chi compete? In presenza poi dell’incendio è palese che si doveva ridurre la combustibilità. Allora chi per primo ha operato perché non ha potuto ridurre la biomassa combustibile? Altra situazione a cui non riesce a dare risposte è perché all’apertura della campagna antincendio, iniziata il 15 giugno, nessuno ha previsto all’interno del Parco dei viali o strisce tagliafuoco? Perché nessuno ha previsto all’inizio dell’incendio dei bacini idrici da cui approvvigionarsi? Dopo la denuncia dell’utilizzo delle acque di Vasca Pianillo documentata dal nostro Francesco Servino, perché si era scaricata acqua contaminata e putrida all’interno del Parco, sono state allestite poi delle vasche all’interno del campo sportivo del Comune di Terzigno, alimentate, da allacci alla rete idrica realizzati dalla Gori cui gli elicotteri e il Drago 69 attingono costantemente. All’esterno del campo sportivo è stata realizzata anche una mini sala operativa, delimitata da nastro, ma non sarebbe stato opportuno montare delle tende e creare un centro di collegamento con le forze operanti sul terreno, avere così costantemente un quadro chiaro della situazione? Per adesso sono solo delle domande che i vesuviani si pongono speranzosi che alla fine qualcuno possa rispondere, perché questa situazione ha ferito l’orgoglio di chi ama il proprio territorio auspicando che il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, che in questi giorni abbiamo visto molto stanco e stremato possa quanto prima invitare i vertici istituzionali compreso, il ministro dell’Ambiente Galletti a costatare il danno che ha subito il nostro territorio. Domande lecite alle quali speriamo qualcuno possa dare presto risposte.
Rogo Vesuvio, Capasso: “Situazione drammatica, se doloso è atto criminale”
Venerdì, 22 Luglio 2016 13:42 Scritto da Paola Gentile“La situazione del rogo sviluppatosi nel Parco Vesuvio è drammatica: si tratta di circa molti ettari, è un incendio che ha coinvolto buona parte della pineta, arrivando a toccare anche il territorio di Ottaviano, oltre che quello di Terzigno e San Giuseppe Vesuviano. Il lavoro della Forestale e dei Vigili del Fuoco è reso difficile dal vento. Insomma, la questione è molto critica ed è arrivato un altro canadair da Roma che si è aggiunto a quelli già all’opera”. Lo riferisce il sindaco di Ottaviano e presidente della Comunità del Parco nazionale del Vesuvio, Luca Capasso, che è in stretto contatto con il generale Sergio Costa, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Aggiunge Capasso: “Ho sentito anche il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri e il presidente del Parco Vesuvio, Agostino Casillo: c’è una legittima preoccupazione, anche perché lo stesso generale Costa ha spiegato che le operazioni di spegnimento andranno avanti tutta la notte, probabilmente fino all’alba”. Durissimo il commento del sindaco Capasso rispetto all’ipotesi del dolo: “Se dovesse essere confermata la tesi del dolo ci troveremmo dinanzi ad un vero e proprio atto criminale. E’ brutto constatarlo, ma spesso l’uomo dimostra di non meritare di vivere in posti meravigliosi, come l’area intorno al Vesuvio. Abbiamo un tesoro e lo stiamo distruggendo. Questo vasto incendio ha reso vani anche i sacrifici di tante persone di buona volontà, imprenditori, contadini e cittadini attivi, che fanno tanto per valorizzare l’area protetta del Vesuvio: a loro va il mio pensiero, in questo momento davvero tragico per il territorio vesuviano”.
Il Vesuvio brucia ancora tra ritardi e balzi di responsabilità
Giovedì, 21 Luglio 2016 13:26 Scritto da Francesco ServinoDiciamolo chiaramente: quello che si sta verificando nel Parco Nazionale del Vesuvio è un disastro senza precedenti. Di chi è la colpa? Del signore coi capelli tinti che si aggira tra i boschi? O forse si doveva - e si poteva - fare qualcosa di più alle prime avvisaglie del cataclisma, quando ancora era contenibile? In Italia manca la cultura dell'ammissione della colpa: chi chiamerà "imbecilli" questa volta De Luca? E il presidente del Parco? E' esente da responsabilità perchè è "guaglione"? Non scherziamo, servono preparazione e competenze per ricoprire certi incarichi, non basta la buona volontà che sicuramente nessuno vuole mettere in dubbio. Il disastro che si è verificato è il disastro della politica. E poi basta raccontare frottole: non è vero che i primi incendi sono stati appiccati lunedì, già sabato mattina venivano avvistati e fotografati con i telefonini e condivisi su facebook! Penoso e tardivo è stato il dispiego di mezzi. Chi e perchè ha sottovalutato la minaccia? I vesuviani devono saperlo. Da quasi una settimana, e per un'intera notte da incubo, a Terzigno e a una grossa fetta dei comuni vesuviani la montagna ha tolto il respiro! Il dramma della terra dei fuochi ha raggiunto il suo apice. Colpa di un piromane? Diamogli un volto, un nome e cognome: com'è possibile che non sia stato localizzato se era evidente in che modo si stesse muovendo, appiccando roghi da San Giuseppe fino a Trecase. Troppo comodo è accettare tutto con rassegnazione, aspettando che il solito giornalista locale tiri fuori i pensieri e si esponga. Chi scrive, proprio in qualità di giornalista, si chiede prima di tutto cosa nasconda il silenzio imbarazzante dei media: perchè la TV di Stato non ha dedicato ampio spazio al disastro in corso? Si vogliono coprire le responsabilità di qualcuno? O esistono catastrofi di serie A e di B? Quanto sta accadendo sarebbe meritevole di collegamenti, edizioni straordinarie del TG. Non va accettato nulla con rassegnazione: il bruciore, il dolore al petto che la popolazione avverte è dovuto a una nuvola di veleni che lascerà inevitabilmente delle conseguenze. Guai a pensare "adda passà 'a nuttata": in un lampo sarà come se nulla fosse mai accaduto. E invece è accaduto. E accadrà ancora
Vesuvio in fiamme, tra allarme ed aria irrespirabile
Martedì, 19 Luglio 2016 00:49 Scritto da Francesco ServinoSperavamo di respirare un pò di aria fresca e salutare, quella che sempre dovrebbe emanare il Parco Nazionale del Vesuvio: le correnti del Nord avevano cancellato il pulviscolo regalando alla montagna degli splendidi colori accesi tra i quali spiccava il giallo delle ginestre. Fotografi da ogni accorrevano a immortalare lo spettacolo, bello come le lavande della Provenza. Ma il sogno è durato poco: la mano criminale è tornata in azione. Quella mano criminale che distrugge ogni speranza, che ti riporta con i piedi per terra, che ti ricorda che la realtà in cui vivi è dominata da una manica di fetenti che considera le esistenze degli altri inutili quanto la propria. Terzigno e tutta l'area vesuviana, alle ore 20 di un lunedì di Luglio, ripiombano nell'incubo, in un baratro senza speranza, nella terra dei fuochi che non fa più notizia. Una cappa di veleni si deposita sulle case, sui terreni, sulle persone, con il suo carico di particelle venefiche che attraversano i tessuti arrivando al sangue. E' scienza, non supposizione. Un'aria appestata dagli incendi di materiali tossici si leva dalla pineta e dalle strade a ridosso di Cava Ranieri: il fumo si unisce a quello ancora più angosciante proveniente da chissà dove che colora già di nero Poggiomarino, Scafati e Pompei estendendosi fino al mare. Mentre osservo questo schifo, nel karaoke di un vicino ristorante cantano "parole, parole, parole". Parole, già: ci hanno abbuffato di quelle. C'è ancora speranza in questa terra dei fuochi? Ci hanno fatto perdere le voglia di protestare, e nella rassegnazione prospera la delinquenza. Forse un piano di emergenza nazionale o regionale andrebbe già attuato per evacuarci dalla terra dei fuochi, che molti più danni sta provocando delle eruzioni. Altro che censimenti e studi epidemiologici: bastano le foto a documentare la quotidianità. A negare l'evidenza, a negare l'attacco chimico sostenendo che muoriamo per le troppe sfogliatelle e per i babà ci vuole una grande faccia tosta.