Il signor Giuseppe amava scrivere. La sua voce sembra ancora sentirsi nelle stanze della redazione. Amava scrivere e amava fotografare il mondo che osservava: affinché nulla andasse perso. Quando ho saputo della sua scomparsa, sono corsa subito a leggere alcune delle cose che aveva scritto: è l’esigenza di lucidare per bene i ricordi a farci correre subito indietro. E i ricordi si sono nascosti in piccoli frammenti quotidiani. Qualche tempo fa, il signor Giuseppe mi inviò una poesia che aveva scritto. Si intitolava: “Uno sguardo verso il cielo”. Non so se qualcuno abbia mai letto i suoi versi, che scriveva quasi per gioco quasi per passione, ma nel dubbio voglio proporli qui, perché il miglior modo per mantenere vive le persone è ricordarne le parole. E queste parole sembrano arrivare come vento che si alza all’improvviso e giunge da lontano.
Uno sguardo verso il cielo
E' sera d'estate.
Il mio sguardo mi porta a volgere gli occhi verso il cielo.
Una lunga scia di perle -bianche, luccicanti-
si rincorrono tra di loro,
in un'immensa prateria celeste.
Che bellezza sublime, questa grande opera di una mano divina.
Il mio sguardo profondo rimane muto,
ed incantato, fino all'alba,
quando il dolce cinguettio degli uccelli
mi riporta alla mente:
tutto questo si chiama realtà quotidiana.
E appare tuttora strano il destino, ed incredulo a chi ne osserva gli inattesi movimenti: un attimo prima si vive, quello dopo non più. Tutti noi conserviamo dentro le immagini più belle delle persone che non ci sono più: il sorriso del signor Giuseppe sembra ancora sorridere, questa volta in modo ancor più dolce, voltandosi di schiena.
E ancora la vostra voce sembra dire: «Antonella, dammi del tu». E ancora oggi in quest’ultimo addio, ma d’ora in poi primo ricordo, sembro dire: «Con la stima che vi porto, non vi dimenticheremo. Brillate in cielo».