American Sniper non è solo la storia del cecchino più letale dell’esercito americano ma è il racconto, l’apologo se vogliamo di un uomo il cui desiderio è quello di servire e salvaguardare il proprio paese. Eastwood dipinge, con la solita inconfondibile maestria, il profilo di un uomo che viene assorbito pienamente nell’assolvimento di un compito alto che si risolve nella protezione dei propri cari prima e dei propri commilitoni poi. Un cowboy texano che, convinto fin da bambino dal padre di essere un alfiere della giustizia (“sei un cane da gregge che difende le pecore e affronta i lupi”), decide di arruolarsi nei Navy Seal (le Forze per Operazioni Speciali della Marina degli Stati Uniti) per dare il suo contributo alla guerra in Iraq nonostante un matrimonio appena celebrato ed un figlio in arrivo. Giorno dopo giorno, colpo dopo colpo a Fallujah si conquista l’ammirazione di tutti i reparti dell’esercito a stelle e strisce, marines compresi, divenendo per tutti: la leggenda. Ma si sa agli onori corrispondono altrettanti oneri e così Eastwood riesce a tratteggiare il combattuto animo del cecchino che, una volta rientrato in licenza a casa, non riesce a staccare la spina e vivere agevolmente. Le brutalità, la violenza, la sofferenza, i rimorsi e l’innato senso del dovere distraggono e tormentano Kyle dalla semplice ma speciale vita di tutti i giorni. Ilseal ha un solo obiettivo compiere il proprio dovere e difendere gli amici morti o feriti dal nemico e, le esecuzioni che compie, non lo turbano in quanto è pronto a rendere a Dio ogni singolo sparo, approntato in nome ed in difesa dei propri compagni d’armi. La vita, la guerra, l’amore, l’altruismo, il dovere sono elementi assai difficili da far coincidere e collimare in una pellicola del genere ma, l’ottimo Bradley Cooper e la regia del poliedrico Eastwood convergono in un unico intento: quello di restituirci l’immagine di un eroe leggendario e fragile allo stesso tempo, mitico totem eessere quasi disumano, un uomo dalla monolitica fede che si sente investito di un ruolo più grande di lui. Il ritorno definitivo a casa lo porta dentro una nuova sfida, una sfida che lo obbliga a frustrare il proprio sentimento di colpa non per le circa 160 morti accertate provocate ma per le vite che non è riuscito a salvare nei suoi quasi 1000 giorni di Iraq.
Come Stai? (Ad una mamma che non c'è più)
Mercoledì, 31 Dicembre 2014 12:48 Scritto da Antonio MoscaÈ da un pò che non ci si vede,da un pò che non ci si sente,e, lo sai, ancora non ci si crede.
Tutto bene lì tra le stelle e il cielo,tutto strano qui, in mezzo alla gente,ma pur sempre solo.
Ti aspettavo sulla sedia la notte di Natale,non ti ho trovata e, sai, ci son rimasto male.Ma tu dovevi andare, mi hanno detto così,che poi se ogni tanto torni, mi trovi sempre qui.E porta il tuo regalo nel viaggio di ritorno,un bacio e un sorriso,viverti ancora un altro giorno.
Cos'è ti chiedo troppo? Forse hai ragione.C'è sempre qualche intoppo per ogni umana illusione.
E adesso cosa fai, ti giri e vai via.Ah, un sogno dura poco, è vero vita mia?
E adesso cosa fai, piangi e ti allontani,vieni ancora qui, prendi le mie mani.E dimmi che l'amore è fine senza scopo,e dimmi che mi lasci adesso, ma dura solo poco.E dimmi che avresti ancora molto da dovermi dire,ma adesso non puoi proprio perché devi partire.
E passa l'anno in fretta davanti ai nostri occhi,e anche il cielo piange, guarda là, la neve cade a fiocchi.'
Il romanzo rosa: il genere letterario che non conosce crisi.
Venerdì, 12 Dicembre 2014 23:13 Scritto da Paola GentilePoco tempo fa mi sono imbattuta in uno dei tanti libri con copertine e titoli accattivanti che ultimamente circolano a iosa nelle librerie del nostro bel paese, e mi sono trovata a constatare che il genere rosa ne ha fatta di strada dai tempi di Harmony, e che non conosce crisi. Ora viene proposto in una veste sicuramente molto più accattivante, dove storielle semplici e senza preteste fanno sognare schiere di adolescenti e signore che ancora si ostinano a credere che ogni uomo possa essere salvato. Il libro in questione “Tutti i difetti che amo di te” della croata Anna Premoli è, a parer mio, vera robaccia, nonostante si sia aggiudicato il “Premio Bancarella 2014”. Ma io dico, come si fa? Come si fa a premiare un libro dalla trama pressoché scontata ed inesistente, dove l’unica scena più elettrizzante è quando i due protagonisti cercano di uccidere un enorme ragno materializzatosi sulla parete, che per poco non fa venire un infarto all’aitante Ethan?.La storia è semplicistica a livelli che sfiora l’imbarazzante. Il giovane e ricco Ethan, per l’appunto, è un buono a nulla che ha trascorso tutta la sua vita a bere e a cercare di mettere in imbarazzo la sua famiglia. Alla morte di suo padre riceve in eredità il 15 % del pacchetto azionario dell’azienda di famiglia, e gli viene affidato un amministratore di sostegno affinché vigili che il denaro dei Phelps non venga sperperato tra alcol e feste. Dopo vari tentativi, si opterà per il bell’avvocato Sara Di Giovanni che riuscirà nell’intento anche se il giovane userà ogni mezzo per farla desistere. A lasciare molto a desiderare non è solo il plot, dove si evincono anche sprazzi di buoni propositi da parte dell’autrice nel cercare di portare a casa il compito, quanto il livello stilistico e la proprietà di linguaggio che rasentano il puerile, l’elementare e sfociano talvolta nel grottesco.
Una sala gremita per testimoniare l’affetto verso quel “poeta amico mio”, titolo della rappresentazione portata in scena dalla sgangherata compagnia teatrale verso l’indimenticato amico, poeta e maestro Agostino Palomba (nella foto il primo a sinistra tratta dal gruppo "Terzigno per non dimenticare"). Sono quasi diciassette anni dalla sua prematura scomparsa, ma i cittadini vesuviani non hanno mai dimenticato chi dall’interno del suo maggiolone dispensava sorrisi e rime baciate, chi nonostante la malattia continuava a chiedere informazioni sul suo amato Napoli, chi ha investito parte della sua giovane vita in cultura, in teatro, in testi in vernacolo, in poesia. Tutto è cultura, quell’entusiasmo che trasmetteva ai suoi giovani allievi manca alla società moderna, quel suo modo d’insegnare teatro, quello vero, quello classico napoletano, manca alla nuova generazione, troppo offuscata dalle nuove e moderne tecnologie. Terzigno mio te tengo dint’ ‘o core ‘e te so’ eternamente ‘nnamurate, questa è una delle sue celeberrime canzoni scritte per la sua terra, quei versi in vernacolo è l’inno di gioia dedicata all’intera comunità vesuviana. Terzigno, tramite la compagnia teatrale che porta il suo nome, ha reso omaggio prima all’uomo e poi all’artista Palomba. In sala, oltre alla famiglia erano presenti alcuni suoi allievi e un vecchio compagno di scena mentre lì su quelle tavole a rendere omaggio all’amico Agostino c’era l’amico di sempre Luigi Bifulco che tramite versi, poesie e canzoni ha ripercorso la vita del poeta nato a Torre del Greco nel lontano 1943. I ricordi con le lacrime non sono mancati, gli spettatori con un po’ di malinconia hanno ricordato con applausi scroscianti il loro concittadino che per tanti anni ha regalato solo sorrisi. A volte è triste non dare un giusto riconoscimento verso chi ha portato il nome della cittadina vesuviana in giro per l’Italia. Tanti i premi che sono stati vinti dal prof. Palomba, la celeberrima commedia “Pulcinella si sistema” ha chiuso con tre primi posti nel concorso nazionale riservato agli alunni di scuola elementare nella località di Chiusi in Toscana o la vittoria con il teatro delle marionette vinto a Sangemini, innumerevoli poi i riconoscimenti vinti con le sue poesie. Terzigno almeno per una sera ha trascorso una serata diversa in ricordo di un vero amante della cultura partenopea.
Sant'Anastasia, il presepe artistico dei "Romani" incanta
Mercoledì, 24 Dicembre 2014 21:56 Scritto da Genny GalantuomoSant’Anastasia. Ida, Carla e Mimma non giovani donne, ma donne giovani dentro – come si definiscono - realizzano da anni il presepe presso la parrocchia San Francesco ai Romani “con amore, emozionandosi ed emozionando chi visita ciò che creano”. Quest’anno "Il presepe nel presepe" della zona periferica di Sant’Anastasia, una frazione caratterizzata da una cittadinanza molto viva ed unita intorno al parroco, don Mimmo Panico, è giunto alla quinta edizione ed oltre alla scenografia principale le artiste hanno inserito cinque diorami: annunciazione, censimento, ricerca dell'alloggio, il cammino dei magi, la meraviglia dei pastori. Una creazione che è stata molto apprezzata dal numero folto di cittadini e dal Sindaco Lello Abete, che l’hanno visitato con particolare interesse, complimentandosi con le autrici. “La loro idea nasce dal fatto che la parrocchia è dedicata a San Francesco, il Santo del presepe – dice il sindaco Lello Abete - per cui realizzare un presepe nel cuore dei “Romani” è stata per loro quasi una conseguenza logica, ma anche un modo per unire e riunire tutta la comunità della zona in queste festività natalizie. Una bella e toccante iniziativa che merita le congratulazioni di tutti anche per il valore artistico delle scene realizzate”.