La comunità del Parco nazionale del Vesuvio ha votato all’unanimità un documento di sostegno alla candidatura della città di Ercolano a Capitale della Cultura per il prossimo anno. Lo rende noto il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, che della comunità del Parco è presidente.  

“L’investitura di Ercolano a capitale della Cultura sarebbe una vittoria di tutto il territorio e di tutti i Comuni che fanno parte del Parco nazionale del Vesuvio. L’area protetta può riservare una serie di opportunità e la candidatura di Ercolano, in questo senso, è un esempio concreto. Facciamo tutti il tifo per Ercolano”, spiega Luca Capasso. 

 

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E’ una strana ricorrenza: aspettare l’estate con un fuoco acceso. Se non fosse altro che metafora di luce, piuttosto che di calore. Come segnale di fuoco, come segnale di vita. Da un’isola. Sperduta nel mare, in mezzo a tante isole. La lasciamo navigare, ci lasciamo navigare. Se non fosse altro che le isole siamo noi. E ascoltiamo con tutti i sensi la poesia che, già alla prima scintilla, divampa. E’ una fresca domenica sera qualunque, primo giorno d’estate, come da rituale. Cosa unisce tante persone a ritrovarsi in un unico posto? In un cerchio unito e denso, tanto vicine nei pensieri da poterli vedere tutti in fila, i loro pensieri: e brillare negli occhi, attraverso le mani, sulla voce che cammina. Tante isole in una sola isola. Dicono che sia “la passione per le parole”, ma ancor più forte è l’amore a condurle. Lo stesso che unisce le persone in matrimonio e stringe i patti d’amicizia e sveglia in un lampo al mattino con la forza di rendere un qualcosa al mondo.

 

Salvatore Violante ha teso i fili: e tutti, fidandosi, lo hanno seguito. Insieme a lui, Giuseppe Vetromile ha fermato i momenti: l’indiscusso sorriso dei presenti è apparsa la fotografia più bella da conservare nella mente, l’accoglienza più calda. La musica, fedele compagna, ha fatto vibrare ancor di più le parole che uscivano dalla bocca dei poeti e si fermavano sulla pelle, creando brividi: il sassofono di Francesco Cirillo e il piano di Stefano Bottiglieri. Puntuale, alle 21, come in tutti i luoghi in cui è avvenuta la stessa manifestazione poetica, l’inconfondibile voce di Mario Grazio Balzano ha recitato la poesia simbolo di quest’anno: Vent’anni, della poetessa rumena Carmen Bugan, emigrata negli Stati Uniti nel 1989. La straziante malinconia dell’addio in una condizione perpetuamente attuale. Il dramma di chi, partendo, non lascia soltanto vie conosciute e volti cari, ma una parte di sé, dietro di sé, che non tornerà più. Con la stessa violenza che il tempo impone a chi abbia da ristabilirsi dopo un lutto. Partire, senza altre vie d’uscita, è come uno strappo.

 

Prima donna della serata è stata, senza dubbio, Wanda Marasco, autrice de “Il genio dell’abbandono”, libro arrivato tra i quindici finalisti per il Premio Strega e che racconta la vita del più grande scultore italiano attivo tra Ottocento e Novecento, Vincenzo Gemito. La scrittrice ne ha letto alcune pagine, mostrando di sé mille sfumature: autrice di un capolavoro, narratrice della sua storia, regista dei suoi movimenti, attrice della sua ispirazione. Il pubblico è rimasto in silenzio, attento. Si è stati come a teatro, in un’atmosfera forte e penetrante, allo stesso modo. Non servono, talvolta, quinte, copioni, costumi, regia. Occorre talento. E il talento appare soprattutto nel modo in cui ci si avvicina e si arriva alle persone, nel modo in cui le si guarda. E Wanda Marasco ha potuto godere anche di questo invisibile, importantissimo titolo: il talento di saper guardare con dolcezza le persone intorno. Marilena Gragnaniello, accompagnata dai Cantapopolo, danzava intorno al rito del fuoco acceso, creando un momento suggestivo. Il professore, saggista e poeta, Raffaele Urraro, ha letto alcuni passi del suo lavoro su Leopardi: “Giacomo Leopardi. Le donne, gli amori”, una ricerca sull’universo femminile presente all’interno delle opere del poeta ottocentesco. Mentre la luce fuggiva e calava il buio, le voci dei poeti continuavano ad alternarsi, simili a moti dell’anima, rinascenti emozioni: Giovanni Balzano, Annibale Rainone, Anna Rachele Ranieri, Clara Chiariello, Prisco De Vivo, Carlo Di Legge, Lina Sanniti, Mario Apuzzo e gli stessi Salvatore Violante e Giuseppe Vetromile, organizzatori dell’evento.

 

A vederli dall’esterno, non li capiresti, i poeti: diresti che sono diversi, diresti che sono uguali. Diresti persino che non vi appartieni, diresti che un po’ ti spaventa avvicinarti a loro, ai loro pensieri così trasparenti, così nascosti. E allora cerchi a tutti i costi le parole, le metti insieme. Un pensiero ricorrente, un malumore, un sentimento nuovo. Le getti sul foglio e allora pensi: “poesia”. I poeti son poesia, e in essa c’è tutto il mondo, il tangibile e il non, non vi è altra definizione più vicina alla loro vita.

 

Il silenzio dell’attenzione viva negli occhi di tutti si è sciolto in commozione con una poesia del poeta Salvatore di Giacomo, recitata con ineguagliabile coinvolgimento emotivo da Mario Grazio, prima voce narrante del territorio vesuviano. In chiusura della serata, “la consapevolezza di riconoscere quale sia la fortuna” sono state le ultime parole di Salvatore Violante: la fortuna era essere lì tutti insieme e non chiedere di più.

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Il Vesuviano incontra il giovane avvocato penalista e scrittore terzignese Alfredo Ranieri, autore del romanzo thriller “L’eco del diavolo”. Il suo libro, dalla genesi vesuviana, ambientato a Castellammare di Stabia e con dei riferimenti anche a Terzigno, è la dimostrazione di un attaccamento a un territorio il cui riscatto può e deve passare per la cultura. L’avvocato Ranieri è uno di quei giovani che hanno preferito non allontanarsi dal luogo in cui sono cresciuti: la letteratura, nel suo caso, è un atto di amore e uno stimolo a far valere le proprie idee, un invito a tirar fuori il coraggio di intraprendere e realizzare i progetti nella propria terra, perché non è un’utopia portarli avanti anche qui.

Alfredo, da dove nasce l’idea di scrivere un libro? "L’idea del libro nasce durante il mio primo anno di pratica forense. E nasce dalla passione per la criminologia, che affianca il mio lavoro da avvocato penalista, oltre che dall’esigenza di utilizzare le zone vesuviane, a cui il sottoscritto crede molto, per valorizzarle a livello culturale: da accanito lettore, ho deciso di ambientarci un thriller. I primi 4 capitoli sono stati inizialmente pubblicati su Google Libri per saggiarne il riscontro. Riscontro che è stato ampiamente favorevole, perché gli utenti si sono appassionati così tanto alla storia da volerne leggere il prosieguo. Grazie alla Oxiana Edizione della dott.ssa Piera Scuotto, che ha creduto molto in questo racconto dinamico e ricco di colpi di scena, si è passati alla pubblicazione vera e propria".

 

Pompei, Castellammare di Stabia, Vico Equense, Positano e la pineta di Terzigno sono alcuni dei luoghi citati all’interno del tuo romanzo: è il primo thriller ambientato nelle zone vesuviane? "Già il compianto Nicola Prisco ambientava i suoi thriller nelle zone vesuviane. C’è da dire, inoltre, che altri autori hanno citato Terzigno, ad esempio Eduardo De Filippo, nella commedia “Il Sindaco del Rione Sanità”, elogiava le salubri caratteristiche del territorio. C’è bisogno di valorizzare le nostre zone. Un libro è come la vita, se consideriamo la capacità di ognuno di voler andare avanti e ricavarsi un proprio ruolo. Leggendo si forma la propria coscienza, forte, impenetrabile: la cultura è un oro che non viene tolto. Spero che il mio romanzo contribuisca ad attirare l’attenzione dei lettori su Terzigno".

 

L’accoglienza è stata delle migliori. "Il libro è stato pubblicato il 15 Aprile con la presentazione al Tribunale di Nola. L’accoglienza è stata molto calorosa da parte dei colleghi. E poi c’è stata l’evento nella splendida cornice della Tenuta Sorrentino a Boscotrecase, un anello di congiunzione ideale con il territorio vesuviano e la natura. E’ un romanzo thriller che sfiora degli aspetti professionali: gli omicidi vengono per competenza assorbiti dalla procura di Torre Annunziata che dà la caccia a un assassino che “cammina nel buio” e i cui passi riecheggiano come l’eco del diavolo".

 

Puoi descrivere brevemente il romanzo? "il romanzo è ambientato a Castellammare di Stabia, una cittadella magnifica, enigmatica al calare del sole, una città misteriosa. Ci sono in realtà dei motivi specifici per cui il romanzo è ambientato lì. Viene ritrovato il cadavere di un ragazzo sul litorale stabiese. Anna Di Martino, giornalista di cronaca nera, accorre sul luogo di ritrovamento del cadavere incontrando l’amico di vecchia data, il commissario Nicolas Anselmi. Il delitto è strano: il ragazzo ha il volto truccato da donna e le parti intime mutilate. Anselmi, assieme al sostituto procuratore De Rosa, chiederà l’aiuto della dott.ssa Manzi, criminologa psicopatologa forense. Tale collaborazione si rivelerà importante nel momento in cui si scopre sul cadavere del ragazzo il numero di Satana, il 666. In una folle corsa contro il tempo, Anselmi ed Anna si troveranno a dare la caccia a un assassino che sembra svanire di volta in volta nel buio. E proprio al 666 è legato l’evolversi della storia e il dipanarsi di scenari investigativi inaspettati".

 

Quali progetti hai ora in cantiere? "Il computer non si spegne mai. La sera, quando smetto di fare l’avvocato, mi metto alla ricerca di storie. E le storie producono altre storie. Posso anticipare che il secondo romanzo sarà ambientato a Napoli e sarà sempre un thriller: attualmente ci sto lavorando, alternando l’attività di scrittore a quella di avvocato penalista. Per la scrittura di questi thriller mi avvalgo inoltre della collaborazione delle forze dell’ordine e di altre figure professionali competenti che si mettono a disposizione per portarmi a conoscenza di elementi utili alla storia come ad esempio i meccanismi di indagine.

 

Tutti attendono una presentazione del libro anche a Terzigno. "Sicuramente ci sarà, anche grazie a Il Vesuviano, la possibilità di presentare il libro a Terzigno. Attualmente è attiva una pagina facebook del libro che invito tutti a seguire per tenersi aggiornati (https://www.facebook.com/pages/Leco-del-Diavolo/51621153311) sugli eventi e sulle presentazioni. Nel frattempo, auguro una buona lettura a tutti.

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Ognuno di noi il 23 aprile avrebbe dovuto prendere un libro e, se non leggerlo, almeno sentirlo tra le mani. Anche chi non legge mai, anche chi legge sempre. Una ricorrenza è bella da ammirare. Il sapore del panettone a Natale e dei baci a San Valentino, il profumo delle mimose nella festa della donna e quello dei fiori di pesco a primavera. Ci sono giorni creati apposta per ricordarci qualcosa: non si può lasciare che, come volti anonimi, scivolino via.  La giornata mondiale del libro ricorre ogni anno il 23 aprile dal 1996, su istituzione dell’UNESCO, con lo scopo di promuovere la divulgazione del materiale librario e della cultura in generale. La proposta giunse dalla Spagna, sulla base di una tradizione antica ricorrente in ambiente catalano. Fu scelto questo giorno poiché nello stesso, nel 1616, morirono tre grandi scrittori: Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Inca Garcilaso de la Vega. I librai spagnoli, in occasione di questa ricorrenza, regalano una rosa a chiunque acquisti un libro, come simbolo di una consuetudine medievale secondo cui ogni uomo, in questa giornata, debba donare una rosa alla propria donna. Ognuno di noi ha una ragione che lo spinge alla lettura, qualcuno di ragioni non ne trova nemmeno una. Leggere è comprendere un po’ il mondo come va: le vite che leggiamo sono quelle che ci passano dinanzi ogni giorno, le storie che ascoltiamo nella nostra lettura silenziosa sono un po’ anche le nostre storie. Nessuno narra nulla che non sia vita ed addentrarsi in un buon libro equivale a saperne qualcosa in più rispetto a quando si era alla pagina precedente di se stessi. Anche Il Vesuviano, come ha fatto negli scorsi anni, si fa promotore di rassegne culturali finalizzate alla presentazione di libri di autori del nostro territorio ed oltre. Salvatore Violante, Alfredo Ranieri e Amedeo Colella sono solo alcuni tra i nomi che saranno ospiti degli incontri letterari che avverranno prossimamente nella città di Terzigno, in date da definirsi.

 

 

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Mercoledì, 22 Aprile 2015 14:38

Antonella Leardi al Summarte di Somma Vesuviana

Continua la rassegna letteraria “Summarte libri e caffè”. Dopo il grande successo di pubblico e di attenzione da parte della stampa per l'incontro della scorsa settimana, l'evento nato grazie al Teatro Summarte di Somma Vesuviana in collaborazione con l'associazione “Cultura A Colori”, vedrà una nuova presentazione domenica 26 aprile alle ore 11.00. Nel caffè letterario del Summarte, Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito - il tifoso napoletano che lo scorso 3 maggio perse la vita nell'occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina - presenterà “Ciro Vive” edito dalla casa editrice Graus. Il libro è stato scritto dalla giornalista Rai di Porta a Porta, Vittoria Abbate per testimoniare la storia di Ciro Esposito. Antonella Leardi, durante la presentazione, risponderà alle domande proposte dal pubblico e dalla stampa a due giorni dalla data fissata dell'udienza preliminare contro Daniele De Sanctis, l'ex ultrà giallorosso accusato dell'omicidio di Ciro.

Il libro: Il messaggio impresso nero su bianco porta la firma della passione grande e sana per il calcio che aveva Ciro e che oggi vivono in sua madre. Una sorta di “Missione” che nel libro "Ciro Vive", parla della storia di questo ragazzo dall'infanzia al giorno del drammatico incidente a Roma. Si racconta dei suoi 52 giorni di agonia al Policlinico Gemelli grazie ai ricordi amari di Antonella Leardi e con interviste ai familiari e amici. “Ciro Vive” però è anche un gesto d'amore e solidarietà: il ricavato del libro infatti, andrà in beneficenza ai bambini della Rianimazione del Gemelli a Roma e dell'Oncologia pediatrica dell'ospedale Pausillipon di Napoli.

La rassegna: “Summarte, libri e caffè” è una nuova occasione di fare cultura, negli spazi messi a disposizione dal Summarte di Somma Vesuviana, con un ricco calendario di eventi dedicati alla poesia e alla narrativa. L'ingresso è gratuito e la kermesse, che vedrà impegnati volti noti e non del panorama letterario italiano, si ripeterà ogni settimana sino alla fine del mese di maggio. Le presentazioni saranno moderate dal Dott. Oreste Vibrati, speaker e CO-conduttore (insieme alla speaker radiofonica Lucia Di Lorenzo), del programma Café Noir in onda su Radio Antenna Uno e dalla Dott.ssa Sonia Sodano, giornalista, scrittrice, conduttrice radiotelevisiva e presidente dell'ass. Cultura a Colori.

TEATRO SUMMARTE: Il progetto Summarte nasce dalla riqualificazione dello storico edificio che ospitava il cinema Arlecchino in pieno centro a Somma Vesuviana. Il vecchio cinema Arlecchino, nato nel ‘54, negli anni d’oro della cinematografia, ha rappresentato per decenni lo spazio cittadino privilegiato per gli amanti della settima arte. Ha subito i colpi della crisi del cinema negli anni Novanta e l’avvento dei multisala più di recente. Costretto infine a chiudere i battenti è stato abbandonato pochi anni fa, lasciando uno grande spazio inutilizzato. Con il progetto del teatro Summarte si è volutoridare dignità a uno spazio che si presta perfettamente ad attività culturali e di aggregazione.


CAFFE' LETTERARIO: Summarte café nasce innanzitutto dall’esigenza di creare un luogo di accoglienza per il teatro, uno spazio di relax e socializzazione. Ma, al contempo, è esso stesso dotato di un’anima e di una funzione ben precisa. Il caffè, collocato nell’open space all’ingresso del teatro, può essere bar, sala da tè o ristorante a seconda dell’ora del giorno.

Luogo ideale per gustare l’aperitivo con un’ottima selezione di vini, Summarte cafè è lo spazio d’elezione per incontri culturali, presentazioni di libri, piccoli concerti jazz e progetti musicali in acustico. Al Summarte cafè si può chiacchierare all’uscita dal teatro o prima dello spettacolo, o si può passare una serata informale all’insegna dell’arte e della cultura. Ma, soprattutto, in un clima accogliente e senza fretta, si può leggere un libro scelto dalla libreria messa a disposizione di tutti, davanti a un caffè o a un calice di vino. Nato come spazio multiculturale il Summarte cafè si propone come crocevia per scambi di idee e proposte artistiche. Un luogo che invoglia alla sosta, alla riflessione e al confronto. 

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Mercoledì, 31 Dicembre 2014 12:48

Come Stai? (Ad una mamma che non c'è più)

Come stai?
È da un pò che non ci si vede,
da un pò che non ci si sente,
e, lo sai, ancora non ci si crede.
Tutto bene lì tra le stelle e il cielo,
tutto strano qui, in mezzo alla gente,
ma pur sempre solo.
Ti aspettavo sulla sedia la notte di Natale,
non ti ho trovata e, sai, ci son rimasto male.
Ma tu dovevi andare, mi hanno detto così,
che poi se ogni tanto torni, mi trovi sempre qui.
E porta il tuo regalo nel viaggio di ritorno,
un bacio e un sorriso,
viverti ancora un altro giorno.
Cos'è ti chiedo troppo? Forse hai ragione.
C'è sempre qualche intoppo per ogni umana illusione.
E adesso cosa fai, ti giri e vai via.
Ah, un sogno dura poco, è vero vita mia?
E adesso cosa fai, piangi e ti allontani,
vieni ancora qui, prendi le mie mani.
E dimmi che l'amore è fine senza scopo,
e dimmi che mi lasci adesso, ma dura solo poco.
E dimmi che avresti ancora molto da dovermi dire,
ma adesso non puoi proprio perché devi partire.
E passa l'anno in fretta davanti ai nostri occhi,
e anche il cielo piange, guarda là, la neve cade a fiocchi.'
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Martedì, 30 Dicembre 2014 20:06

Terzigno ricorda il maestro Agostino Palomba

Una sala gremita per testimoniare l’affetto verso quel “poeta amico mio”, titolo della rappresentazione portata in scena dalla sgangherata compagnia teatrale verso l’indimenticato amico, poeta e maestro Agostino Palomba (nella foto il primo a sinistra tratta dal gruppo "Terzigno per non dimenticare"). Sono quasi diciassette anni dalla sua prematura scomparsa, ma i cittadini vesuviani non hanno mai dimenticato chi dall’interno del suo maggiolone dispensava sorrisi e rime baciate, chi nonostante la malattia continuava a chiedere informazioni sul suo amato Napoli, chi ha investito parte della sua giovane vita in cultura, in teatro, in testi in vernacolo, in poesia. Tutto è cultura, quell’entusiasmo che trasmetteva ai suoi giovani allievi manca alla società moderna, quel suo modo d’insegnare teatro, quello vero, quello classico napoletano, manca alla nuova generazione, troppo offuscata dalle nuove e moderne tecnologie. Terzigno mio te tengo dint’ ‘o core ‘e te so’ eternamente ‘nnamurate, questa è una delle sue celeberrime canzoni scritte per la sua terra, quei versi in vernacolo è l’inno di gioia dedicata all’intera comunità vesuviana. Terzigno, tramite la compagnia teatrale che porta il suo nome, ha reso omaggio prima all’uomo e poi all’artista Palomba. In sala, oltre alla famiglia erano presenti alcuni suoi allievi e un vecchio compagno di scena mentre lì su quelle tavole a rendere omaggio all’amico Agostino c’era l’amico di sempre Luigi Bifulco che tramite versi, poesie e canzoni ha ripercorso la vita del poeta nato a Torre del Greco nel lontano 1943. I ricordi con le lacrime non sono mancati, gli spettatori con un po’ di malinconia hanno ricordato con applausi scroscianti il loro concittadino che per tanti anni ha regalato solo sorrisi. A volte è triste non dare un giusto riconoscimento verso chi ha portato il nome della cittadina vesuviana in giro per l’Italia. Tanti i premi che sono stati vinti dal prof. Palomba, la celeberrima commedia “Pulcinella si sistema” ha chiuso con tre primi posti nel concorso nazionale riservato agli alunni di scuola elementare nella località di Chiusi in Toscana o la vittoria con il teatro delle marionette vinto a Sangemini, innumerevoli poi i riconoscimenti vinti con le sue poesie. Terzigno almeno per una sera ha trascorso una serata diversa in ricordo di un vero amante della cultura partenopea.

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