Cuori. Il nuovo medical drama in stile anni ’60
Lunedì, 18 Ottobre 2021 17:12 Scritto da Paola Gentile Pubblicato in Tempo Libero Letto 1097 volte
La fiction “Cuori” andata in onda ieri sul primo canale nazionale ha il sapore del melò, sia per ambientazione, anni ’60, sia per impostazione della storyline: medical drama di sicuro impatto sul pubblico generalista, mescolanza di privato (molto) e pubblico, dinamiche ospedaliere, triangoli amorosi e un unico grande obiettivo: eseguire il primo trapianto di cuore al mondo all’Ospedale “Le Molinette” di Torino, che fa da sfondo alle vicende del primario, il visionario e work alcoholic, Cesare Corvara (Daniele Pecci), della sua giovane moglie, la cardiologa Delia Brunello (Pilar Fogliati) e del suo pupillo, il chirurgo Alberto Ferraris (Matteo Martari).
Sostanzialmente la trama di questa serie in otto puntate è racchiusa tutta nel titolo: cuori che vengono man mano rimessi a posto in sala operatoria e i cuori dei protagonisti che tra passioni, gelosie e sensi di colpa si aggirano tra i corridoi del nosocomio torinese, restituendoci uno spaccato dell’Italia del boom e del progresso tecnologico e scientifico. Un bel pezzo di storia del nostro Paese dal quale, peraltro, non ci siamo mai staccati, sempre smaniosi (specie nelle trasmissioni televisive) di far rivivere quel periodo d’oro che difficilmente tornerà, non fosse altro perché veniva dopo una guerra atroce.
A parte le scenografie super azzeccate, l’atmosfera di quegli anni resa nella totalità, comprese le acconciature improponibili, e la voglia di emancipazione, la peculiarità e, di fatto, il motore di “Cuori” è che tratta, mediante il personaggio della Fogliati, il tema del pregiudizio sul luogo di lavoro. La dott.ssa Brunello è discriminata in quanto donna, derubricata a “signorina”, anziché essere chiamata con il suo titolo, è oggetto di maldicenze (per le minigonne che indossa) e sospetti (i pazienti non si fidano e le preferiscono un dottore uomo), ed è mal vista dai colleghi che la accusano - Ferraris in primis, con il quale ha avuto una relazione in passato - di aver sposato il primario per fare carriera. Insomma, sono passati 54 anni (dal 1967, anno in cui si svolgono i fatti) e per le donne non è cambiato nulla. O quasi. Nonostante oggi rivestano ruoli di rilievo, la stragrande maggioranza di loro è ancora vittima di quegli stessi preconcetti e di quelle stesse dicerie. Una ferita nella società dei giorni nostri che chissà se e quando riuscirà mai a cicatrizzarsi. Siamo sinceri, quante volte ci siamo imbattuti in persone intellettualmente oneste come Corvara capaci di riconoscere in un collega donna delle capacità superiori a quelle di un uomo?
Tuttavia, noi restiamo fiduciosi, come Brunello, che quando viene allontanata o messa in un angolo, ci prova e ci riprova ancora. Fiera, sicura di sé e certa di valere molto più degli altri.
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