Cronache
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Ottaviano, scoperto sversamento abusivo di medicine e materiale sanitario. Due persone denunciate
Aghi, siringhe, pezzi di veicoli (presumibilmente ambulanze), referti medici, documenti sanitari, me ...
Sanremo una settimana dopo "il Volo"
Giovedì, 26 Febbraio 2015 07:20Il 65° Festival della canzone italiana di Sanremo si è concluso da poco più di una settimana decretando come vincitori assoluti i ragazzi ventenni del trio Il Volo con la canzone “Grande amore”. Dietro di loro al secondo posto si piazzato Nek con “Fatti avanti amore” mentre terza classificata è stata la raffinatissima Malika Ayane con il bravo sofisticato “Adesso e qui (nostalgico presente). Il vincitore delle nuove proposte, proclamato il giorno antecedente alla finalissima avvenuta il 14 febbraio, è stato Giovanni Caccamo con “Ritornerò da te” anche se, a parer mio, meritava molto di più il pezzo del redivivo ex allievo della scuola di Maria De Filippi, Enrico Nigiotti con il brano accattivante e fortemente radiofonico “Qualcosa da decidere”. Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, meglio conosciuti come Il Volo, sono stati lanciati nel lontano 2009 dalla trasmissione Rai "Ti lascio una canzone", condotta da Antonella Clerici, ed hanno conquistato nel giro di 5-6 anni orde di folle, riproponendo uno stile canoro tutto italiano fatto di canzoni datate ma rivisitate in chiave moderna e talvolta con incursioni innovative che hanno riscosso successo non solo presso il target over 50, da sempre incline alla musica tradizionale italiana, c’è chi ancora prova brividi nel sentire la voce possente di Claudio Villa, ma hanno saputo intercettare anche il gusto delle ragazzine di tutto il mondo, che vanno letteralmente in visibilio per i tre tenorini (due tenori ed un baritono per la precisione) riconoscendo loro non solo una bravura straordinaria nel canto, una potenza vocale davvero poderosa, delle voci completamente diverse tra di loro che si sposano alla perfezione, ma anche una simpatia, una freschezza, una solarità che li rende, forse, il prodotto meglio esportato dal nostro paese negli ultimi anni. Hanno all’attivo collaborazioni eccellenti con star del calibro di Barbra Streisand, Andrea Bocelli, Eros Ramazzotti, Laura Pausini, una partecipazione a We are the world for Haiti, hanno cantato con Bono Vox, il loro album d’esordio nel 2011 ha scalato la classifica Billboard e sono stati gli unici artisti italiani ad aver ottenuto un contratto discografico con una major americana. Fin qui tutto bene. E dov’è il problema vi chiederete voi? Presto detto. La loro vittoria al Festival ha scatenato un vespaio di polemiche e accuse che non accenna a placarsi. Tutti pronti a puntare il dito contro Il Volo, dal regista della trasmissione Rai Roberto Cenci, che rivendica la paternità di aver intuito il potenziale che i tre ragazzi, presentatisi come solisti, potevano avere in gruppo, e li accusa di scarsa reverenza, ai moralisti più puri che dall’alto del pulpito hanno tuonato dicendo che i ragazzi cantavano nelle pizzerie, che hanno portato un pezzo banale, da teenager, che cantano l’amore ma non sanno neppure cosa sia, che sono dei giovani vecchi, che quella che rappresentano non è l’Italia, che sono pilotati dal loro manager Michele Torpedine, che la loro vittoria era scontata come la melodia di una canzone di Gigi d’Alessio. Questa vittoria ai perbenisti e ai critici proprio non va giù. E’forse un crimine aver ottenuto un successo stratosferico all’estero, riempiendo innumerevoli palazzetti dal Canada al Messico, essere stati intervistati dai più grandi anchorman a stelle e strisce mentre in Italia hanno raggranellato solo qualche ospitata da Massimo Giletti, in qualche trasmissione della Clerici e poco altro? Quanto dovranno aspettare prima che l’Italia e la critica musicale italiana posso tributargli ciò che meritano? Forse quello che non si perdona ai ragazzi de Il Volo è proprio questo: essere dei ragazzi. Essere giovani, spensierati, aver portato un modo di fare musica che coniuga modernità e tradizione, avere la faccia pulita, vestire bene, amare la musica, non essere arrabbiati con il mondo e non ribadire costantemente che la vita fa schifo, senza prendersi la briga di litigare, accusare gli altri o offendere persone più grandi di loro (stiamo vedendo tutti la deriva di maleducazione che sta prendendo Amici). Sono persone normali, che amano il calcio, le macchine, le ragazze. Evviva Dio! Finalmente qualcuno di “normale” in un’ Italia che non fa che urlare dalla mattina alla sera. Il nostro è un paese di snob, alcune nostre trasmissioni televisive sono snob, i nostri pseudo-intellettuali sono degli snob, i ragazzi che sono nei talent sono già degli snob. Eppure c’è chi dice che l’Italia sia un paese per vecchi, allora, io dico, lunga vita ai ragazzi de Il Volo.
Cinquanta sfumature di grigio, di ridondanza e di patetiche scene
Mercoledì, 18 Febbraio 2015 11:23Finalmente ci siamo, l’attesa è finita! A partire dal 12 febbraio in più 800 sale italiane è uscito l’attesissimo film Cinquanta sfumature di grigio, tratto dall’omonimo best-seller scritto da quella furbona di una casalinga disperata di E.L. James, ribattezzata anche come “miss 100 milioni di copie”. Da quando l’estate scorsa è uscito il primo trailer che annunciava l’arrivo nelle nostre vite del fascinoso e tormentato Cristian Grey che seduce la scialba ed ingenua studentessa di letteratura inglese Anastasia Steel, le nostre notti non sono più state le stesse. Tutte le componenti piccanti, trasgressive, perverse, e a tratti un po’ eccessive di cui il libro pullula, comprese le pratiche sado-maso, le tecniche di bondage, il fisting, e tutta quella roba lì, vengono ridotte ad una banalissima e scontatissima storia d’amore, neanche poi tanto originale. Dove sono finite le sculacciate forti che lui le da di continuo? Dove le frustate da far arrossire e sanguinare la pelle? Dove i segni delle corde sui polsi? Dove quel fiume di sesso? Dove quegli infiniti spasmi della povera malcapitata Anastasia? Niente, nulla di nulla, o almeno non quanto ci saremmo aspettati, e lo dico anche con una punta di delusione, perché se le cose si devono fare, almeno che vengano fatte per bene.
Quello che si evince dalla pellicola, diretta da Sam Taylor-Johnson è solo un fiume di sensi di colpa da cui è afflitto Grey, interpretato da mister “ho solo cinque espressioni in viso” Jamie Dornan, che si spaccia per Dominatore, ma in realtà è soltanto un insignificante adolescente alla prima cotta, che non sarebbe in grado di fare del male neanche ad una mosca e che al primo accenno di rissa se la darebbe a gambe levate. La signorina Steel, interpretata da una convincente seppur insignificante Dakota Johnson, dimostra almeno di avere piglio, sarcasmo (si c’è anche del sarcasmo), ironia e anticipa furbescamente (merito della sceneggiatrice Kelly Marcel) alcune risate che il pubblico avrebbe sicuramente fatto nel sentire le assurdità che escono dalla bocca del bel pervertito Grey; salvo però mordersi continuamente il labbro inferiore ogni due per tre. La noia avanza prepotente nella seconda parte del film, quando lei vuole di più, vuole l’amore, mentre lui combatte contro sé stesso, contro i suoi demoni, segni di un passato tormentato e non riesce ad amore la ragazza, dai capelli improponibili, semplicemente perché non può cambiare ciò che è. Lui prova piacere nel picchiare le donne, è felice quando prende le sue Sottomesse a cinghiate, quando entra nella stanza dei giochi e tortura le povere disperate. La prima scena di sesso avviene dopo una mezz’ora buona dall’inizio del film e in quell’occasione lei non si è fatta la ceretta. Ebbene si, siamo negli anni 2000 e ancora c’è qualcuno che non sa usare un rasoio. Di spinto c’è poco, le scene sono abbastanza pudiche (solo 20 minuti di sesso, in confronto a quasi la totalità del libro) e la macchina da presa si allontana sapientemente quando le cose si fanno più compromettenti, lasciando solo uno sguardo voyeuristico. L’unico nudo integrale è quello della Johnson, mentre Dornan mostra solo il lato b. Non c’è sudore, non ci sono corpi che si sfiorano, non c’è tutta la carica erotica che il libro (almeno questo gli va riconosciuto) contiene in sé. Sono solo sei le frustate che Christian le da, nel subire le quale lei piange come una scolaretta, e nel vederla verrebbe da dirle: “Ma si può arrivare ad umiliarsi così tanto per un uomo?”. L’introspezione dei personaggi è minima, non c’è dialogo tra le parti, non ci sono confessioni, c’è solo un melodramma romantico che aleggia e ingoia qualsiasi buon proposito di perversione. Non c’era bisogno di scomodare Beyoncé, né Annie Lennox, e nemmeno il boss Springsteen per le musiche del film, né tantomeno presentarlo in anteprima alla Berlinale, dal momento che si tratta di un filmetto da blockbuster. Nulla più. E’un film senza pretese, a tratti disonesto e incommensurabilmente patetico e ridondante. L’erotismo è un’altra cosa, La vita di Adele o Nymphomaniac del maestro Lars Von Trier sono un’altra cosa. La James, a mio avviso, non è una scrittrice, è solo una volpe che, inserendo le tecniche BDSM in un libro più che mediocre, ha risvegliato gli istinti sopiti di casalinghe e donnette che hanno messo la loro sensualità sotto le suola di gomma delle ciabatte, per diventare schiave dei propri mariti e dei propri compagni, disposte a tutto, come Anastasia, pur di tenersi un uomo. In alcuni casi l’amore non salva gli altri e non salva nemmeno noi stessi.
Vivere un'emozione in uno dei borghi più belli d'Italia
Lunedì, 02 Febbraio 2015 21:49L’Italia possiede un patrimonio immenso. Paesaggi, parchi, radure, boschi, borghi, laghi, fiumi, un paradiso a cielo aperto molto spesso sconosciuto, non valorizzato o semplicemente snobbato. In vista di Expo 2015 e battendo la strada della valorizzazione del nostro splendido territorio, vogliamo fare anche noi la nostra parte e condurvi alla scoperta di alcuni dei luoghi più rappresentativi e caratteristici del bel paese.
Nell’entroterra laziale, a poche manciate di chilometri da Rieti, sorge Castel di Tora, certificato come uno dei borghi più belli d’Italia che coniuga bellezza del territorio, storia, divertimento e cultura. Arroccato su di un promontorio che si getta a strapiombo sulle splendide acque del lago artificiale del Turano, è denominato “il presepe che galleggia sulle acque”. Un luogo magnifico, splendido, incantato. Le prime testimonianze che riguardano il borgo risalgono al 1035 ma il sito è addirittura di epoca pre-romana eprotosabina, ed alterna costruzioni moderne, antichi insediamenti medioevali ed edifici in pietra locale a vista con coperture in legno e manto in coppi di laterizio, rivelando tipologie tipiche dell’architettura rurale in un contesto di antropizzazione medievale. Se si vuole percorrere il sentiero culturale e mistico il borgo offre moltissime attrattive come la torre poligonale della fortezza, le torrette e il castello del Drago, la fontana del Tritone, il borgo abbandonato di Antuni, situato nella penisola di Castel di Tora la chiesa di epoca barocca di S. Giovanni Evangelista, il convento di Santa Anatolia, un tempo residenza estiva del Pontificio Collegio greco-ortodosso, l’eremo detto di "S. Salvatore"situato su una parete a picco sul Lago del Turano, e naturalmente il centro storico rimasto, nella sua conformazione urbanistica, pressoché immutato. La parte più ludica e “mondana” comprende invece lo splendido lago artificiale del Turano, che sorge tra boschi e si estende per 10 km. I punti panoramici più suggestivi sono diversi, oltre al borgo stesso e al lago, si possono ammirare i Monte Antuni, Monte Navegna, Monte Cervia, Mirandella, Ascrea,Paganico Sabino, Punta di Colle di Tora, strada panoramica Collacchiani - Poggio Moiano, oltre alle riserve naturali.Dopo aver soddisfatto la vista e accomiatato la voglia e la sete di conoscenza, cosa c’è di meglio che accarezzare anche il palato gustando le prelibatezze del luogo? Nel cuore del centro storico sorgono una miriade di ristorantini, bar, luoghi ristoro dove poter fermarsi e rifocillarsi avendo come vista il lago e l’orizzonte a perdita d’occhio. Potrete assaporare il famigerato “fagiolo a pisello”, le ottime ricotte e i formaggi di pecora e di vacca, di cui la zona è cospicua produttrice, ma anche mais, tartufi di cui i boschi sono ricchi, funghi porcini e pesce di lago; e ovviamente i piatti tipici come: il polentone, cotto con fuoco in un calderone e condito con sugo magro di baccalà, aringhe, tonno e alici; e gli strigliozzi, sorta di maccheroni fatti a mano, il pane casereccio, la selvaggina e le paste fresche. E poi ci sono le innumerevoli sagre, tra cui le più famose sono appunto quella del polentone (prima domenica di Quaresima) e quella degli strigliozzi(ultima domenica di settembre), dove poter rivivere la magia delle feste contadine di un tempo; il tutto annaffiato da un ottimo vino locale ed arricchito dai gustosissimi dolci tipici del posto.
Insomma un location per tutti i gusti e per tutte le tasche. Se volete provare qualcosa di speciale e di unico, come la gita in barca sul lago del Turano, particolarmente consigliata al tramonto, quando il sole muore pian piano all’orizzonte e sembra che vada a dormire direttamente nelle acque cristalline del lago, oppure gustare una cena sulle acque, nella pace, nel relax e nella bellezza da condividere con il vostro/a partner, o semplicemente visitare le attrattive del luogoaccompagnati da personale esperto, potete affidarvi alle amorevoli cure dello staff di www.viviemozioni.it .
Non vi resta che prendere lo zaino, la macchina fotografica, indossare scarpe comode e prepararvi a questo tuffo nel passato!.
Isola dei famosi, cominciamo bene!
Domenica, 01 Febbraio 2015 12:37Si sa la natura non perdona. Nulla si può mettere contro di lei e sperare di farla franca. Davanti alle difficoltà solo chi ha una forte personalità e capacità di cavarsela sempre e comunque riesce a sopravvivere e a non soccombere sotto le sue tremende ali distruttrici. “Matrigna cattiva” avrebbe detto qualche tempo fa il grande poeta di Recanati, ma anche “rivelatrice di mancanze e di inprofessionalità” aggiungerei molto modestamente io. Ebbene lunedì 26 gennaio, Alessia Marcuzzi, la grande sorella nazionale e novella sposa, ha dovuto soccombere dinnanzi alla potenza di un tremendo uragano che si è abbattuto su di lei e sulla sua Isola dei famosi 2015 targata Mediaset. Uno sfacelo, una distruzione, un vero e completo disastro, oltre al tremendo flop che ha fatto registrare la prima – non- puntata del reality show, durata 30 minuti scarsi di cui 10 di pubblicità. La trasmissione si apre, alle ore 21.30, con le immagini in diretta dall’Honduras che ci mostrano la tempesta, con correnti a 20 nodi e onde alte un metro che non consentono ai “naufraghi” di sbarcare sull’arcipelago di Cayo Cochinos, dove trascorreranno 2 mesi a spaccare cocchi, a cercare legna, a mantenere vivo il fuoco, a pescare e a litigare per la qualsiasi, fino ad aggiudicarsi, e sarà un solo Highlander a farcela, il montepremi di 100.000 euro, oltre al cachet che i presunti personaggi famosi hanno già incassato per la loro partecipazione al reality. I sedicenti naufraghi, che durante il giorno avevano più volte tentato di raggiungere l’isola a bordo di un barchino, sono stati sistemati in un comodo albergo sulla terra ferma, mentre il povero inviato Alvin, raggiunto il luogo del reality in mattinata con un aereo, è rimasto bloccato lì sull’isola, diventando a tutti gli effetti il primo vero ed unico naufrago, nonché il “figlio della serva”. Ma andiamo con ordine. In studio l’atmosfera è mesta, tipica di una morte annunciata, con lunghi strascichi di agonia. Il clima gioioso e gaio di Simona Ventura (ricordiamo tutti il suo “Testa alta e schiena dritta”) lascia spazio ad un volto spigoloso ed angosciato di una Marcuzzi impanicata a morte e brancolante nel buio; dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che senza un copione e una scaletta precisa è una donna finita. Archiviato il collegamento con l’inviato si passa al collegamento con i naufraghi: Melissa Panarello, la ragazzina precoce di 100 colpi di spazzola, Charlotte chi? Caniggia, Fanny Neguesha ex fidanzata e quasi moglie del bad boy Mario Balotelli, Le Donatella direttamente da X Factor, l’esagitata Rachida Karrati della terza edizione di Masterchef che fece perdere la pazienza ad un impeccabile Carlo Cracco, Rocco Siffredi l’unico a non aver bisogno di presentazioni, Catherine “detesto i talent e i reality” Spaak, Alex ci ripovo di nuovo con la tv Belli, Andrea a’ rieccomi Montovoli, Patrizio perché sei andato lì? Oliva, Pierluigi smanio di protagonismo Diaco e Valerio mister simpatia Scanu; che si mostrano già tutti amici e tutti uniti tranne la Spaak che minaccia di abbandonare la nave ancora in porto. L’unico siparietto un po’ risoluto è stato quello di Mara Venier opinionista insieme ad un ringalluzzito Alfonso Signorini che scambia qualche battuta ricca di doppi sensi con Siffredi, segno evidente di quale triste piega prenderà la trasmissione d’ora in poi, ma almeno Mara dimostra di essere in modalità isola, mentre Alessia è troppo tesa, troppo concentrata, troppo ansiosa di fare bella figura. Qualcuno dovrebbe ricordarle che non sta presentando gli Oscar o un programma d’informazione, ma l’isola dei famosi. Ma niente non ce la fa, taglia corto sulle battute della Venier ed è solo desiderosa di chiudere la trasmissione e di dare appuntamento alla settimana prossima, lasciando Mara nello sconforto: “Adesso che facciamo, andiamo a cena?”. Ora io dico una trasmissione del genere, con una macchina organizzativa di quella portata, con un dispendio economico notevole, non può mandare tutto all’aria in quel modo, senza neppure provarci. La tempesta non c’entra, o almeno non completamente. Sono venuti alla luce tutti i limiti di una conduzione e di una produzione incapace di affrontare gli imprevisti, avevano tutto il tempo per inventarsi qualcosa, la tempesta non si è scatenata all’ultimo minuto. Avrebbero potuto trasmettere contributi del corso di sopravvivenza, avrebbero potuto far vedere le schede dei protagonisti, intervistare amici e parenti, mandare in onda le emozioni dei naufraghi prima della partenza, avrebbero potuto fare qualsiasi cosa ma hanno preferito non fare nulla, salutando tutti ed augurando buona notte.La Ventura nel lontano 2004 aveva portato a casa la serata, con una tempesta in atto, dico solo questo. Ma la Marcuzzi non è SuperSimo, ahimé!.
Viviemozioni.it nasce il sito per le vacanze low cost
Venerdì, 23 Gennaio 2015 11:21Ecco qua direte voi! La solita trita e ritrita pubblicità ad un sito web che vende coupon a prezzi stracciati ma che in realtà offre solo lo scarto dello scarto. Promettono di riservarti un tavolo per due persone in una sala solo per te con la speranza di godere di un minimo di privacy con il tuo lui e ti ritrovi nel remake della nota trasmissione televisiva Cucine da Incubo, inchiodata ad un tavolino scomodo, sgangherato e per giunta vicino alla porta della cucina con l’altissima probabilità che una folata troppo forte di odore di fritto ti spettini i capelli o che, peggio ancora, ti scaraventi fuori dalla finestra. Calma, calma amiche, ci siamo passate tutte. Tutte abbiamo vissuto, almeno una volta nella vita, la tragica sensazione di essere state fregate o peggio ancora truffate da sedicenti ed accattivanti offerte online, ma vi posso garantire, per quello che conti il mio giudizio (non pretendo infatti di essere Il Verbo, questo lo lascio volentieri agli opinionisti tv) che questa volta non rimarrete deluse. Si, perché il portale web ViviEmozioni.it è davvero il paradiso in terra, e non sto esagerando. Mi sono imbattuta in lui poco tempo fa e da quel momento in poi è stato amore a prima vista. In passato avevo usato svariate volte altri siti che vendono coupon e avevo avuto con loro alterne fortune. Ma si da il caso che io sia un’inguaribile ottimista e ho deciso di dargli fiducia. Ho cercato e ricercato un qualcosa di particolare per rilassarmi al meglio e sono andata a scovare nientemeno che una splendida SPA nei sotterrai di un castello! Si, avete capito bene un castello, con tanto di torri, guglie, feritoie, mura spesse ed enormi pietre a vista. E’ stata l’esperienza più bella di tutta la mia vita. Mi sono sentita coccolata, rilassata e per alcuni intensi istanti anche amata, da sconosciuti che si sono presi cura di me e mi hanno fatto dimenticare lo stress del solito tran tran quotidiano. Ma la cosa più incredibile è stata, oltre alla visita guidata del castello, l’aver scoperto che, tutto intorno, ci sono una miriade di cose da visitare. Mi sono inoltrata, insieme ai miei amici, tra le bellezze della Valle Sabina, tra i suoi boschi incontaminati, tra i suoi sentieri battuti, tra la sua rigogliosa vegetazione, e poi l’Abbazia di Farfa, il Santuario di Santa Vittoria, l’anfiteatro romano di Trebula Mutuesca, lo splendido borgo medioevale di Castel di Tora, insomma posti e luoghi che non avevo mai visitato e, di questo faccio mea culpa, nemmeno mai sentito parlare. E’ stata una piacevole sorpresa e una bellissima esperienza che mi ha lasciata stupita. Alle volte facciamo armi e bagagli ed andiamo all’estero come se ci fossero chissà quali meraviglie o semplicemente per non essere da meno dei nostri amici, quando invece proprio sotto il nostro naso si possono fare esperienze che non pensavamo neppure si potessero concretizzare in realtà, come la possibilità di godere di una cena al tramonto su di una barca in mezzo ad un lago artificiale, roba solo da film!. In questi giorni mi sono detta, perché non organizzare qualcosa per San Valentino invece della solita pizza e della solita cenetta in un ristorante affollato, dove la maggior parte delle coppiette è lì sono per inerzia mentre non fa altro che spiare il vicino di tavolo per vedere se parla o meno con la propria ragazza, mentre il suo fidanzato è intento a guardare l’ennesima partita di calcio alla tv? Ho dato un’occhiata al sito ed ho visto che ci sono delle idee niente male, come ad esempio, vi do qualche suggerimento, una cena in una Villa riservata solo per 2 persone, ma ci pensate un’intera villa a disposizione. Cosa c’è di meglio che trascorrere il giorno più romantico dell’anno in un posto del genere?. Quando l’ho letto mi sono detta: “Scaldiamo i motori, arriviamo”.
Cara Raffa, ci vuole coraggio a chiamarlo forte, forte, forte
Mercoledì, 21 Gennaio 2015 11:36Venerdì scorso alle ore 21:10 su Rai Uno si è consumata la morte definitiva di una stella della nostra televisione italiana. Raffaella Carrà e il suo Forte Forte Forte hanno dato vita ad un omicidio/suicidio, sia quello del caschetto d’oro sia quello del talent show. Ebbene si, l’ultimo “prodotto” della Carrà, ahimé, non ha davanti a sé giorni felici. Maandiamo con ordine. Da tempo ormai Raffaella smania per avere una collocazione in un palinsesto televisivo. La sua conduzione di un’edizione dell’Euro Vision Song Contest non poteva certo bastare a tenerla buona. Lei è una che scalpita, che non sa stare dietro le quinte, che vuole a tutti i costi esserci. Ebbene, per darle la giusta collocazione che si merita le era stato affidato il ruolo di giudice a The Voice of Italy su RaiDue. Ma capite bene che dopo due anni senza vittorie e dimostrando di avere davvero poca inclinazione nello scovare talenti, cercasse qualcosa di più. Non potendole o non volendole affidare un programma in prima serata, ed io mi domando quanto tutti noi non avremmo bisogno di uno sprazzo di veridicità alla “Carramba che sorpresa!”, le è stato dato l’incarico di “creare” un programma fratello, ma direi anche gemello, che mescola un po’di The Voice, un po’ di Amici di Maria De Filippi vecchia maniera, un po’ di XFactor, un po’ di Italian’s got talent e un po’ di un po’ di tutti talent presenti sulla faccia del pianeta. Vi chiederete ora perché la morte televisiva della Carrà. Per un semplice motivo. Gli altri talent hanno piglio, carisma, bravura, talento, novità, il suo Forte Forte Forte invece, coniuga un cast da triscount (il tanto ricercato prendi 4 e paghi 1), la scarsa personalità dei giurati, imbarazzante Asia Argento in versione “santona indiana” che dispensa consigli sulla vita e sul talento (mi verrebbe da dire: “Proprio lei?”), un Joacquìn Cortés timoroso di dire qualunque cosa possa offendere “caschetto biondo” e Philippe Plein stilista messo lì non si sa per quale motivo, secondo me lui credeva di partecipare ad Italian’s Next Top Model, e in quel caso la sua presenza avrebbe avuto anche un senso, e poi c’è lei “la divina” che ha messo su un programma auto celebrativo (gli spezzoni di suoi vecchie trasmissioni si sprecano) dove a “comandare” è lei e solo lei. Nessuno si sogna di contraddirla, nemmeno quando da del “talento” ad un ragazzo che storpia una hit di Tiziano Ferro e fa a stento una pirouette. E poi ci sono i concorrenti, davvero di livello e qualità talmente bassa che alle sagre di paese si vede e si sente gente dotata di più “talento”. Secondo me, la Raffa, avrebbe dovuto pregare in ginocchio la Cuccarini per fare la giurata, e non impelagarsi in polemiche sterili su Twitter, almeno lei qualcosa di televisione, canto, danza e conduzione capisce; e avrebbe dovuto supplicare anche Tiziano Ferro per affiancarla in questa missione suicida. Che dire, il conduttore Ivan Olita, ex Vj di Mtv, dimostra di saper fare almeno il compitino, anche perché non è chiamato mica a declamare Shakespeare, per il resto la trasmissione più che Forte Forte Forte è Triste Triste Triste. Ci attendono ancora altre puntate e la situazione potrebbe migliorare e togliere dal cilindro la nuovaBeyoncé, ma ho seri dubbi. Ad un certo punto, mentre la noia e lo sbadiglio prendevano il sopravvento, ho sperato che arrivassero i tecnici, sbaraccassero tutto e che partisse la siglia “eò eò, la fortuna” e che Raffaella comparisse con il suo lungo abito da sirena paillettato e che facesse arrivare qualcuno dall’Argentina.
Musica, Mengoni ritorna ed è subito in vetta
Venerdì, 16 Gennaio 2015 18:38E’ uscito il 13 gennaio il nuovo attesissimo album di Marco Mengoni “Parole in circolo” per Sony Music.
Primo capitolo di un doppio lavoro, la seconda parte è attesa per la fine del 2015, in cui Mengoni ha dato corpo ad un album intenso e profondamente maturo, segno che dalla vittoria ad X Factor nel lontano 2009 ha fatto notevoli passi in avanti, scrollandosi di dosso fin da subito l’etichetta di “ragazzo del talent”. Voce potente, profonda e capace di raggiungere note non “umane” Mengoni presenta in questo nuovo “progetto” una nuova fase di sé.
«Dentro ho cercato di metterci più mondi possibili, mondi che riguardano sia la mia crescita personale sia i miei ascolti, dalle Haim, terzetto che per il sound sembra arrivare dal Nord Europa, ma in realtà è di Los Angeles, a Franco Battiato, cantautore che ho recuperato di recente e che è per me un’importante fonte d’ispirazione».
Dieci tracce in tutto dove fanno capolino collaborazioni illustri con Fortunato Zampaglione, Ermal Meta, Matteo Valli e Luca Carboni. “Esseri umani” la canzone a cui è legato di più e la frase del brano che più lo rispecchia è: “Credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani”.
Il leit motiv dell’album è naturalmente l’amore, unico vero motore delle nostre esistenze e la sola cosa intorno alla quale ruota, volente o nolente, tutta la nostra vita. In “Parole in circolo” racconta proprio del modo migliore per difendere l’amore in un momento storico in cui i rapporti personali sono talmente labili e minati dal minimo agente esterno che sono pronti a spezzarsi alla minima folata di vento. Ma rimarca anche il fatto che non bisogna vivere aspettando l’amore, bisogna vivere e innamorarsi di tutto ciò che abbiamo intorno, e non necessariamente e a tutti i costi di una persona fisica. Il cambiamento è parte della sua vita e della sua stessa idea di musica.
Il singolo “Guerriero” pubblicato nel Novembre scorso, presenta chiari echi che rimandano ad un altro suo illustre conterraneo, Tiziano Ferro mescolati a incursioni nel dubstep di Skrillex. Il singolo già primo in classifica, ha ottenuto anche un enorme successo sul web. Il video, diretto da Cosimo Alemà, ha totalizzato nove milioni di visualizzazioni suYoutube.
Innovazione, nuovi suoni, nuovi stimoli e la conoscenza di nuovi mondi portano ad evolversi e a crescere. Mengoniormai è un artista maturo, solido, una certezza che non delude nel panorama della musica italiana, sempre più affollata da ragazzini esaltati e pieni di sé che in modo arbitrario e invasivo affollano senza merito i negozi di dischi.
Il romanzo rosa: il genere letterario che non conosce crisi.
Venerdì, 12 Dicembre 2014 23:13Poco tempo fa mi sono imbattuta in uno dei tanti libri con copertine e titoli accattivanti che ultimamente circolano a iosa nelle librerie del nostro bel paese, e mi sono trovata a constatare che il genere rosa ne ha fatta di strada dai tempi di Harmony, e che non conosce crisi. Ora viene proposto in una veste sicuramente molto più accattivante, dove storielle semplici e senza preteste fanno sognare schiere di adolescenti e signore che ancora si ostinano a credere che ogni uomo possa essere salvato. Il libro in questione “Tutti i difetti che amo di te” della croata Anna Premoli è, a parer mio, vera robaccia, nonostante si sia aggiudicato il “Premio Bancarella 2014”. Ma io dico, come si fa? Come si fa a premiare un libro dalla trama pressoché scontata ed inesistente, dove l’unica scena più elettrizzante è quando i due protagonisti cercano di uccidere un enorme ragno materializzatosi sulla parete, che per poco non fa venire un infarto all’aitante Ethan?.La storia è semplicistica a livelli che sfiora l’imbarazzante. Il giovane e ricco Ethan, per l’appunto, è un buono a nulla che ha trascorso tutta la sua vita a bere e a cercare di mettere in imbarazzo la sua famiglia. Alla morte di suo padre riceve in eredità il 15 % del pacchetto azionario dell’azienda di famiglia, e gli viene affidato un amministratore di sostegno affinché vigili che il denaro dei Phelps non venga sperperato tra alcol e feste. Dopo vari tentativi, si opterà per il bell’avvocato Sara Di Giovanni che riuscirà nell’intento anche se il giovane userà ogni mezzo per farla desistere. A lasciare molto a desiderare non è solo il plot, dove si evincono anche sprazzi di buoni propositi da parte dell’autrice nel cercare di portare a casa il compito, quanto il livello stilistico e la proprietà di linguaggio che rasentano il puerile, l’elementare e sfociano talvolta nel grottesco.