Il 65° Festival della canzone italiana di Sanremo si è concluso da poco più di una settimana decretando come vincitori assoluti i ragazzi ventenni del trio Il Volo con la canzone “Grande amore”. Dietro di loro al secondo posto si piazzato Nek con “Fatti avanti amore” mentre terza classificata è stata la raffinatissima Malika Ayane con il bravo sofisticato “Adesso e qui (nostalgico presente). Il vincitore delle nuove proposte, proclamato il giorno antecedente alla finalissima avvenuta il 14 febbraio, è stato Giovanni Caccamo con “Ritornerò da te” anche se, a parer mio, meritava molto di più il pezzo del redivivo ex allievo della scuola di Maria De Filippi, Enrico Nigiotti con il brano accattivante e fortemente radiofonico “Qualcosa da decidere”. Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, meglio conosciuti come Il Volo, sono stati lanciati nel lontano 2009 dalla trasmissione Rai "Ti lascio una canzone", condotta da Antonella Clerici, ed hanno conquistato nel giro di 5-6 anni orde di folle, riproponendo uno stile canoro tutto italiano fatto di canzoni datate ma rivisitate in chiave moderna e talvolta con incursioni innovative che hanno riscosso successo non solo presso il target over 50, da sempre incline alla musica tradizionale italiana, c’è chi ancora prova brividi nel sentire la voce possente di Claudio Villa, ma hanno saputo intercettare anche il gusto delle ragazzine di tutto il mondo, che vanno letteralmente in visibilio per i tre tenorini (due tenori ed un baritono per la precisione) riconoscendo loro non solo una bravura straordinaria nel canto, una potenza vocale davvero poderosa, delle voci completamente diverse tra di loro che si sposano alla perfezione, ma anche una simpatia, una freschezza, una solarità che li rende, forse, il prodotto meglio esportato dal nostro paese negli ultimi anni. Hanno all’attivo collaborazioni eccellenti con star del calibro di Barbra Streisand, Andrea Bocelli, Eros Ramazzotti, Laura Pausini, una partecipazione a We are the world for Haiti, hanno cantato con Bono Vox, il loro album d’esordio nel 2011 ha scalato la classifica Billboard e sono stati gli unici artisti italiani ad aver ottenuto un contratto discografico con una major americana. Fin qui tutto bene. E dov’è il problema vi chiederete voi? Presto detto. La loro vittoria al Festival ha scatenato un vespaio di polemiche e accuse che non accenna a placarsi. Tutti pronti a puntare il dito contro Il Volo, dal regista della trasmissione Rai Roberto Cenci, che rivendica la paternità di aver intuito il potenziale che i tre ragazzi, presentatisi come solisti, potevano avere in gruppo, e li accusa di scarsa reverenza, ai moralisti più puri che dall’alto del pulpito hanno tuonato dicendo che i ragazzi cantavano nelle pizzerie, che hanno portato un pezzo banale, da teenager, che cantano l’amore ma non sanno neppure cosa sia, che sono dei giovani vecchi, che quella che rappresentano non è l’Italia, che sono pilotati dal loro manager Michele Torpedine, che la loro vittoria era scontata come la melodia di una canzone di Gigi d’Alessio. Questa vittoria ai perbenisti e ai critici proprio non va giù. E’forse un crimine aver ottenuto un successo stratosferico all’estero, riempiendo innumerevoli palazzetti dal Canada al Messico, essere stati intervistati dai più grandi anchorman a stelle e strisce mentre in Italia hanno raggranellato solo qualche ospitata da Massimo Giletti, in qualche trasmissione della Clerici e poco altro? Quanto dovranno aspettare prima che l’Italia e la critica musicale italiana posso tributargli ciò che meritano? Forse quello che non si perdona ai ragazzi de Il Volo è proprio questo: essere dei ragazzi. Essere giovani, spensierati, aver portato un modo di fare musica che coniuga modernità e tradizione, avere la faccia pulita, vestire bene, amare la musica, non essere arrabbiati con il mondo e non ribadire costantemente che la vita fa schifo, senza prendersi la briga di litigare, accusare gli altri o offendere persone più grandi di loro (stiamo vedendo tutti la deriva di maleducazione che sta prendendo Amici). Sono persone normali, che amano il calcio, le macchine, le ragazze. Evviva Dio! Finalmente qualcuno di “normale” in un’ Italia che non fa che urlare dalla mattina alla sera. Il nostro è un paese di snob, alcune nostre trasmissioni televisive sono snob, i nostri pseudo-intellettuali sono degli snob, i ragazzi che sono nei talent sono già degli snob. Eppure c’è chi dice che l’Italia sia un paese per vecchi, allora, io dico, lunga vita ai ragazzi de Il Volo.
Sanremo una settimana dopo "il Volo"
Scritto da Paola Gentile Pubblicato in Tempo Libero Letto 2043 volteUltimi da Paola Gentile
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