Venezia74. Jululu trionfa nella sezione MigrArti
Venerdì, 22 Settembre 2017 17:05 Scritto da Paola Gentile Pubblicato in Tempo Libero Letto 503 volte
Jululu ha vinto la sezione MigrArti 2017, all’interno dell’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia , aggiudicandosi il premio come miglior regia, assegnato aMichele Cinque.
Il cortometraggio, già trionfatore della II edizione del bando MigrArti promosso dal Mibact, visibile sulle piattaforme online e da ottobre su Rai 1, nasce da un’idea di Sestilia Pellicano - calabrese DOC, i suoi natali sono infatti made in Frascineto (Cosenza), nonché presidentessa dell’associazione culturale “Pretiosa Project”- e di Yvan Sagnet, attivista camerunense ed esponente della rivolta dei braccianti in Italia del 2011, testimone chiave al processo SABR. La sentenza, emessa dalla Corte d’Assise del Tribunale di Lecce nel luglio scorso, ha riconosciuto per la prima volta in Italia il reato di “riduzione in schiavitù” e condannato in primo grado “caporali” e imprenditori agricoli salentini che costringevano gli immigrati a lavorare nei campi in condizioni disumane, contravvenendo ad ogni forma di civiltà e giustizia sociale.
Prodotto da Lazy Film srl in collaborazione sinergica con le associazioni culturali “Pretiosa Project” e “Ghetto Out - Casa Sankara”, Jululu è l’anima collettiva africana che, errabonda, si rifugia in quel pezzetto d’Africa che colora il sud Italia. Attraverso i volti e le voci dei due protagonisti,Yvan Sagnet e BadaraSeck- noto musicista griot senegalese e custode della tradizione orale degli avi - riusciamo a penetrare all’interno delle problematiche riguardanti lo sfruttamento dei braccianti nei terreni agricoli, alla logica del profitto estremo e della finanza speculativa che impone prezzi da fame ai produttori agricoli italiani e alla filiera lunga. Quello che si leva dalle ampie coltivazioni di Terra di Capitanata, in provincia di Foggia, è un grido di denuncia che trova la sua catarsi nella fotografia di Stefano Usberghi e nella voce straziante diSeck, vera e propria guida sciamanica.
«Qui ci sono i caporali ma i generali siedono nelle multinazionali» sostiene Sagnet, recentemente insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana.
La giuria di Venezia74, presieduta dal regista e scrittore Francesco Patierno, con Jululuha voluto premiare la capacità di aver: «sfruttato ed indagato tutte le possibilità del mezzo e delle modalità comunicative cinematografiche, offrendo allo spettatore un film in grado di animarsi soprattutto di meravigliose intuizioni e ottima capacità di messa in scena».
«Non è possibile effettuare il cambiamento senza una certa dose di follia» - riflette Yvan - «Ci sono voluti i pazzi di ieri per permetterci di agire oggi. Voglio essere uno di quei pazzi, dobbiamo avere il coraggio di inventare il futuro». Gli fa eco il regista: «Questo piccolo filmè dedicato alla capacità di inventare il futuro, come dice Yvan sul finale, prendendo in prestito alcune parole da Thomas Sankara. Penso che il futuro dipenda, ora più che mai, dalla capacità di immaginare un altro mondo possibile e lottare per costruirlo».
Chiosa infine l’ideatrice del corto, Sestilia Pellicano: «I canti dei Migranti mostrano anche i “segni” del lungo e doloroso viaggio verso lʼItalia. Cantando e suonando insieme, i musicisti africani trovano così un “nuovo canto”, una musica che, nel solco della tradizione, esprime lʼesperienza e i rischi del viaggio, dello sfruttamento, ma anche lʼattesa, la speranza, la ricerca».
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