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Mariangela Perrupato: dalla vasca al bordo vasca. La sincronetta diventa allenatrice
Venerdì, 29 Dicembre 2017 16:09 Scritto da Paola Gentile Pubblicato in Sports Letto 779 volte
Ci sono sport che nascono e crescono nell’ombra. Ci sono atleti che maturano nell’anonimato. I riflettori si accendono su di loro solo in occasione dei grandi appuntamenti sportivi. Ed è lì che ci accorgiamo, anche con una certa buona dose di senso di colpa, che al di fuori degli sport più blasonati c’è una galassia di discipline “minori” dove ogni giorno, e con fatica, si allenano campioni e campionesse umili, abituati alla fatica, schivi ma che al momento opportuno sanno tirare fuori le unghie regalandoci enormi soddisfazioni.
Il mondo del sincronizzato è da sempre una dimensione affascinante, costellato da quelle graziose creature che, in abiti scintillanti e con la colla di pesce a tenere fermi i capelli, creano delle magie in vasca muovendo le gambe e le braccia a tempo di musica. Uno sport duro che negli anni è cresciuto tantissimo e che tra le sue più grandi stelle annovera la nostra conterranea Mariangela Perrupato.
«Se vi è una magia su questo pianeta, è contenuta nell'acqua». Quanto ti rispecchi in questa citazione dell'antropologo statunitense Loren Eiseley?
L'acqua per me è vita. Per oltre 20 anni è stata la mia seconda casa. Sicuramente il mio habitat naturale.
Dagli esordi all'Europeo del 2004 in Polonia a Budapest 2017, quanto rimane di quella ragazzina che scoprì il nuoto a sei anni?
Oggi mi sento la stessa ragazza di ieri, con qualche anno in più sicuramente, ma l'entusiasmo e la voglia non sono mai mancate. Credo che questa sia stata la caratteristica che più mi ha contraddistinto in tutta la carriera agonistica. "Soffri ma sogni", come amava ripetere Pietro Mennea. Ho sofferto, affrontato un'operazione alla schiena, ma n'è valsa la pena.
Senza il supporto delle Fiamme Oro avresti potuto ottenere tutti i traguardi che hai raggiunto?
Assolutamente no. Senza le Fiamme Oro, probabilmente, a livello di squadra il gruppo storico della Nazionale non avrebbe potuto centrare la qualificazione ai Giochi di Rio 2016. Sicuramente molte di noi avrebbero smesso prima. Perché questo è uno sport che a livello di emozioni vale oro ma passare tutta la giornata ad allenarsi significa anche sacrificare studio e affetti. La fortuna di poter nuotare assicurandosi un futuro lavorativo, specialmente in tempi di crisi, è stata fondamentale.
In merito al sincro misto in coppia con Giorgio Minisini, quanto ti è sembrato strano, all'inizio, allenarti con un uomo?
Devo ammettere che allenarsi al fianco di un ragazzo, dopo aver passato una "vita" sportiva al fianco di quelle che sono diventate amiche ancor prima che compagne di squadra, all'inizio è stato strano. Ma allo stesso tempo è stato facile adattarsi perché quando un gruppo è affiatato l'inserimento di una persona, in questo caso di un bravo ragazzo, è sicuramente più semplice.
Secondo la tua esperienza, in Calabria, ci sono le strutture necessarie in grado di supportare una giovane leva che vuole intraprendere il sincronizzato?
Non conosco tutta la situazione calabrese a livello d'impianti. Sicuramente il Sud paga la difficile situazione in cui versa il Paese. I tantissimi ragazzi che praticano sport meritano il meglio. Perché lo sport è vita, impegno, sacrificio e soddisfazione. E anche un rimedio per allontanare i giovani dalla strada.
Quanto ti senti legata al tuo paese natale, Saracena?
Saracena è il posto dove sono nata e cresciuta fino all'età dei 6 anni (oggi vive in Liguria N.d.r.). Lì abitano mia nonna e i miei parenti. E' un paesino piccolo ma speciale. Che porto sempre nel cuore. Tornarci è sempre bellissimo.
Intendi partecipare alle Olimpiadi di Tokio 2020 e in caso di ritiro anticipato, come ti vedi in futuro? In un ruolo interno al movimento o preferiresti dedicarti ad altro?
La medaglia d'argento ai mondiali di Budapest è stata una delle soddisfazioni più grandi. Sicuramente il miglior risultato ottenuto in carriera. Poi è arrivato il matrimonio e quindi la decisione. Difficile, sofferta, ma ragionata. Nei primi giorni di ottobre ho maturato la volontà di smettere. Adesso faccio l'allenatrice. Per il momento mi occupo di nuoto ma in futuro sogno di occuparmi di nuoto, sì, ma sincronizzato. E trasmettere a tutte le ragazze che vorranno il mio entusiasmo e la passione per questo bellissimo sport.
La più grande emozione e la maggiore soddisfazione della tua carriera?
La qualificazione con la squadra alle Olimpiadi di Rio rappresenta sicuramente la più grande emozione. La medaglia d'argento a Budapest, come detto precedentemente, la soddisfazione personale più grande.
E la più grande delusione?
La mancata qualificazione ai Giochi di Pechino 2008. Ci siamo andate davvero vicine. Ma fortunatamente, 8 anni dopo, abbiamo avuto la possibilità di rifarci.
I tuoi prossimi obiettivi?
Avere dei bambini, sicuramente. E' il mio sogno e anche quello di mio marito. Per quel che riguarda il lato lavorativo, invece, mi piacerebbe rappresentare un punto di riferimento, magari come tecnico, di molte atlete. Perché il nuoto sincronizzato era, è e sarà sempre una parte fondamentale della mia vita.
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