Cosa c’è di importante nell’elezione di un Presidente della Repubblica?
Apparentemente niente, in fondo i libri di Educazione Civile e quelli che danno un primo approccio allo studio del Diritto sembrerebbero presentare questa figura come un semplice ed innocuo simbolo dell’amor patrio, personificazione del tricolore e ultimo baluardo a difesa dei valori morali, etici e civili. Un fantoccio, un portabandiera, una sagoma che fa discorsi durante il cenone di capodanno. Ma, dunque, perché questa calca? Perché questa foga? Perché tanto rumore per nulla? Forse i libri delle medie e delle superiori andrebbero rivisti, a partire dal principio, da quando, leggendo la costituzione, veniamo a conoscenza del fatto che il Presidente è il capo delle Forze Armate, l’unico che può pronunciarsi sull'entrata o meno in guerra, l’unica figura che non può mai essere messa in discussione, una di quelle cariche che il popolo non può votare,l’unico a cui appartiene il monopolio di decisione sul caso eccezionale, quello in cui il Paese viene messo sotto scacco. Rifletteteci. Quali sono state le ultime parole di Re Giorgio l’Immortale? Ve le rispolvero: ‘Adesso usciamo da uno stato eccezionale, il nuovo Presidente avrà il compito di far tornare tutto alla normalità’. Finito il suo compito, finito il caso eccezionale, finito il suo Regno, che aveva vissuto il suo momento più alto spodestando il Cavaliere di Arcore dal suo destriero invincibile, e questo perché? Perché la crisi, lo stato d’eccezione, richiedeva tecnici, poi richiedeva un governo di compromesso con a capo un nipote di uno che sta dall’altra parte (forse), poi ha richiesto di ripartire laddove era iniziato tutto il via vai: dall’uomo della speranza, quello che sembrava anche più forte del monopolista della decisione, da un Berlusconi ringiovanito. E ora? E ora serve un nuovo capo, al tempo della pace, della normalità, uno di quelli che non dia troppo fastidio. Un costituzionalista? Al tempo delle renziane riforme darebbe troppo filo da torcere. Un politico? Oscurerebbe o limiterebbe l’operato del Premier. Un uomo del compromesso? Si, magari semipolitico, semigiustizionalista, semiamico di tutti, aria seria, sguardo fisso senza timore reverenziale, senza tuttavia poter obiettare perché la madrepatria è la stessa. Una barzelletta trovare uno così? Non ci giurerei, ma visto che di risate si parla aspettatevi delle grasse risate, aspettatevi un Venerdi, Grasso.