La terza edizione di The Voice of Italy è iniziata ed ha già catalizzato milioni di telespettatori. Quest’anno si è fatta un bel lifting inserendo tra i giudici, oltre ai veterani Noemi, Piero Pelù e J-Ax, il duo padre-figlio Roby e Francesco Facchinetti. Una scelta azzeccata, se si tiene conto del fatto che Roby, frontman del mitico gruppo dei Pooh, sia una leggenda vivente e che suo figlio Francesco abbia la giusta dose di umiltà e sfacciataggine per affrontare ed incassare i colpi bassi e le accuse di essere un “raccomandato” che ogni giorno gli piovono addosso da tutti i social e non solo, dimostrando di avere le spalle molto larghe.
Ma torniamo al talent. Siamo alla seconda puntata, nella fase forse più interessante e stuzzicante ovvero quella delle blind auditions, dove i 5 giudici dando le spalle al palcoscenico, ascoltano senza vedere i giovani “talenti” che si esibiscono sul palco, girandosi solo nel caso in cui la loro voce li colpisca particolarmente. Una trovata geniale! Essere scelti per le proprie qualità, senza dare peso alle volte ad un aspetto fisico poco alla moda o addirittura ingombrante, o ad una sessualità indefinita o ancora in fase di transizione. Insomma a trionfare è la sostanza e non la forma e questo rappresenta uno degli ingredienti vincenti del talent. L’altro ingrediente sono i giudici, freschi, frizzanti, simpatici, immersi nel mood giusto e con lo stesso spirito di una scolaresca in gita: tutto può accadere, tutti gli equilibri possono rompersi e la voglia di giocare e trasgredire è più accattivante della voglia di fare a tutti i costi la cosa giusta. Il divertimento è la chiave di volta del programma. I giudici Sono spiritosi e fanno divertire il pubblico a casa, snobbando persone prive di talento canoro o valorizzandone altre con un linguaggio colorito e con espressioni estremamente popolari, per non dire “tamarre”. In questo ci da molta soddisfazione J-Ax. L’ex Articolo31 è la vera rivelazione del programma. Già lo scorso anno ci aveva dato notevoli soddisfazioni inserendo un po’ di pepe e di irriverenza nella trasmissione, ed anche in questa edizione non si è smentito; le sue “perle di saggezza” lasciano increduli e divertiti, riservandoci anche alcuni sprazzi di normalità, dimostrandosi al di là dei tatuaggi e dell’aspetto da bad boy, un’anima profonda, sensibile ed incredibilmente timida. Noemi, sempre alla ricerca di voci soul, dimostra di essere estremamente competente e precisa nelle sue scelte, quasi “snob”, pretendendo molto dalle voci che ascolta e dimostrandosi implacabile nei suoi giudizi. Piero Pelù invece è, a mio avviso, il più “fastidioso” del gruppo, troppo “gentista”, troppo “paladino della giustizia” troppo in spirito “centro sociale” diventando alle volte irritante e fuori luogo; con questo non vogliamo mettere in discussione le sue qualità canore e la sua storia musicale, anche se i pantaloni di pelle aderenti alla sua età risultando a lungo andare un po’ stucchevoli.
E poi c’è il team Fach, imprevedibile e classico allo stesso tempo, che rischia di oscurare alle volte la verve di Ax. Il rap and roller è stato protagonista nei mesi scorsi di una querelle con Facchinetti junior, entrando a gamba tesa sull’ex capitano uncino per difendere l’amico e socio in affari Fedez, che aveva accusato Francesco di nepotismo e di fare carriera solo grazie al cognome che porta. Capirai! Siamo d’accordo sul difendere la meritocrazia e puntare il dito contro i figli di papà, l’Italia è piena di esempi di “raccomandati illustri”, ma alla fine il “talento” ha sempre la meglio, infatti Francesco ha abbandonato la musica, ed è stato capace di fare autocritica e di appendere il taccuino e la penna al chiodo, grazie al cielo. Era davvero necessaria tutta questa polemica? Insomma perché accanirsi contro di lui, in fondo è come sparare sulla croce rossa!
Tra le chicche di queste prime due puntate ricordiamo la presenza sul palco di The Voice della rediviva Chiara, del duo Paola e Chiara, che a 40 anni ha deciso di ripartire da “sotto zero” per citare una sua espressione, volendo rimettersi in gioco. Non stiamo parlando di una sprovveduta della musica, ma di un’artista che ha collezionato hit di successo, spopolando non solo nel nostro paese ma anche all’estero. Apprezzando il coraggio e la “faccia tosta” di rimettersi in discussione, mi chiedo: ce n’era davvero bisogno? La carriera può ripartire a 40 anni se non è decollata fino ad oggi? In fase finale, sempre se ci arriverà, quanto peserà essere Chiara Iezzi al televoto? Perché non lasciare spazio ad illustri sconosciuti?
L’altra novità è la presenza nel team Noemi del transgender Daniel, che ha impressionato i giudici per la sua voce potente e precisa. Questo è il senso di The Voice, una voce al di là del pregiudizio e dell’aspetto fisico che rende il programma godibile, diverso e “meritocratico”.