Quando si dice fare centro! Finalmente mamma Rai ha partorito una fiction in costume capace di attrarre il pubblico con una trama avvincente e con protagonisti giovani, freschi, belli e soprattutto bravi. La dama velata è un successo di pubblico e di critica e ci regala un prodotto capace di intrigare e rinfrancare quella piccola ma consistente fetta d’Italia che non ne può più delle assurdità propinate dalla soap Il Segreto e che con faceva altro che rimpiangere da anni Elisa di Rivombrosa e le sue appassionanti storie.
La dama velata ambientata a Trento alla fine dell’Ottocento si inserisce alla perfezione all’interno del tessuto storico-sociale dell’epoca, attingendo a piene mani dal feuilleton (romanzo d’appendice che veniva pubblicato a puntate su quotidiani e riviste) ed ispirandosi liberamente al film di Alfred Hitchcock: Rebecca, la prima moglie, ma la trama è tutta moderna, nata dalla fantasia e dalla creatività di Lucia Zei.
Prodotta da RaiFction, Lux Vide e TeleCinco Cinema, diretta da Carmine Elia ed interpretata magistralmente dalla bella e brava ex miss Italia Miriam Leone e dal fascinoso Lino Guanciale, La dama velata racconta la storia di una ragazza (Clara) che, ripudiata dal padre poiché ritenuta responsabile della morte dell’amata moglie che morì dandola alla luce, viene cresciuta da una famiglia di contadini nelle campagne di San Leonardo, podere del conte Grandi gestito dal perfido cugino di Clara Cornelio (Andrea Bosca). Il conte Grandi (Luciano Virgilio) costringe Clara ad un matrimonio combinato per donare alla famiglia un erede maschio e per salvare l’onore minato dai rapporti equivoci che la ragazza ha intrecciato con Matteo, un trovatello cresciuto dalla stessa famiglia di contadini che ha accolto Clara. Il vecchio padre la costringe ad unirsi dunque con lo scapestrato conte Guido Fossà (Lino Guanciale) uno sfrontato strafottente, che passa le sue notti tra il tavolo da gioco, le prostitute e il bere, che si porta dietro un passato oscuro fatto di morte, intrighi, passioni e soprattutto ricatti. L’unione combinata si trasformerà ben presto in qualcosa di diverso e Clara, si troverà a fare i conti con i fantasmi del passato di suo marito. Gettata nelle acque dell’Adige e creduta da tutti morta, Clara ritornerà, come una novella Fu Mattia Pascal al femminile, coperta da un velo nero sul volto per scoprire tutta la verità sulla sua vita e sul suo passato. Ad ordine sordide e vendicative trame c’è la zia Adelaide (Lucrezia Lante della Rovere) che, mossa dall’interesse e dall’avidità insieme al figlio Cornelio, farà di tutto pur di assicurarsi il patrimonio della famiglia Grandi.
In questa fiction c’è un mix ben congeniato di thriller, mistery accompagnato da una buona dose di melò. Gli echi del Bildungsroman (romanzo di formazione) sono forti e palesemente evidenti. La nostra protagonista attraversa infatti tre fasi: dalla contadina spensierata, alla giovane donna infelice costretta a vivere intrappolata nelle convenzioni sociali ed in un matrimonio combinato, per finire velata e nascosta pur di ottenere il suo riscatto e raggiungere la verità. Può essere considerata sicuramente un’eroina moderna che rivendica il proprio spazio nel mondo e rappresenta la rivalsa del “sesso debole” sui soprusi degli uomini; insomma una Giovanna d’Arco in salsa trentina. Non mancano naturalmente abbandoni, ricongiungimenti, veleni, tradimenti e tutte quelle componenti che piacciono tanto a noi donne romantiche, e non ultima la storia d’amore che si insinua prepotente tra le pieghe del dramma. Una fiction che appassionerà sicuramente il pubblico femminile ormai stanco dei soliti processi in tv, delle trasmissioni spazzatura della D’Urso, del qualunquismo dei talk politici e soprattutto delle partite di calcio a tutte le ore del giorno e della notte!.