Ti lascio una canzone, da gara per bambini a talent show

Mercoledì, 14 Ottobre 2015 11:39 Scritto da  Pubblicato in Tempo Libero Letto 527 volte
È davvero un mistero perché la rete ammiraglia continui a perseverare nell’errore di trasmettere Ti lascio una canzone, in diretta il sabato sera intorno alle 21.20 condotto dal quel prodigio ai fornelli che porta il nome di Antonella Clerici. Ma cosa c’è che non va? Direte voi. Gli ascolti - seppur non ai livelli del competitor di canale 5 “Tu sì que vales” – sono più che dignitosi, il programma è una fucina di talenti, vedi il Volo o Andrea Faustini (XFactor UK), tutto sommato se non esci il sabato sera ti consente di trascorrere un paio di ore piacevoli davanti alla televisione; ed è proprio qui il vero problema. Se si trattassero di 2-3 ore potrei anche starci, in fondo il giorno dopo non si lavora, ma il problema è che guardare Ti lascio una canzone è davvero un impegno, se non un lavoro. Quattro ore di diretta che mettono a dura prova i giurati e la povera Antonella che, diciamocelo, non ha mai avuto il physique du role e si ritrova per le mani una trasmissione lunghissima che dopo la mezzanotte da “spettacolo giullaresco dove si esibiscono bambini/ fenomeni da baraccone” si trasforma addirittura in talent show con l’edizione Big dove gli ex ragazzini prodigio delle scorse edizioni, ormai grandi e completamente irriconoscibili, sono in gara tra di loro in manche dal ritmo serrato e all’ultima nota. E la conduttrice dimostra di non essere tagliata per fare il maestro di cerimonie nella nuova veste che il programma assume dopo aver messo i bambini a letto. Che bisogno c’era di un programma nel programma con il rischio che il povero telespettatore sia costretto a bere bicchieroni di caffè per vedere “come va a finire”? Non sarebbe stata più innovativo fare solo la versione Big? Una sorta di: “come sono diventati adesso”? E’ davvero troppo, si sfocia quasi, mi verrebbe da dire, nel sadismo. Ma mamma Rai sa mettere a dura prova il contribuente, ad esempio, mettendo in giuria Fabrizio Frizzi – un uomo che non ha mai una parola cattiva per nessuno - o la cantante Chiara che se non sviene dalle convulsioni mentre sta cercando di articolare un ingarbugliatissimo pensiero, è davvero un miracolo. E poi c’è la questione dei bambini in tv. Da anni vi è una guerra aperta tra la Rai e l’Aiart (Associazione di telespettatori di matrice cattolica) che accusa la rete nazionale di generare – attraverso queste gare all’ultimo sangue – false speranze nei ragazzi e nei loro genitori. Ora, non vogliamo entrare nella querelle, però almeno due cose bisogna dirle. Quando si appropinqua la mezzanotte e i minorenni non possono più stare – per legge – in televisione scatta (puntualmente) la solita, patetica, scenetta dei ragazzini che in tutta fretta vengono accompagnati fuori. Si potrebbe evitare chiudendo anche 10’ prima il televoto e decretando il vincitore ad un orario civile. Perché non lo si fa? Perché i bambini attirano il pubblico, mettono allegria, fanno colore e poi, perché privarci di questo tremendo siparietto. I ragazzini in gara sono bambini, reclutati dall’età della ragione fino ai 17 anni; come possono dei piccoli virgulti cantare di amori struggenti, di grandi passioni, di esperienze forti come se fossero dei consumati maestri di vita quando, in realtà, hanno solo 10 anni? La trasmissione si riduce poi alla fine dei conti ad un mero esercizio stilistico a chi ha la voce più potente o, in alcuni casi, a chi urla di più. Un bambino di 6-7 anni a quell’ora non dovrebbe già essere a letto da un pezzo? Nelle edizioni precedenti ad essere in gara erano direttamente i bambini – fattore altamente diseducativo- ora in gara sono le canzoni e l’escamotage mi sa tanto di: fatta la legge, trovato l’inganno.
Ultima modifica il Giovedì, 14 Febbraio 2019 11:42