Musica, I Pooh dicono addio alle scene dopo 50 anni di carriera
Giovedì, 01 Ottobre 2015 11:34 Scritto da Paola Gentile Pubblicato in Tempo Libero Letto 535 volte
“Chi fermerà la musica?” Recita così il refrain di un loro celebre brano, eppure i Pooh hanno deciso, a partire dal 31 dicembre 2016, di staccare la presa dall’amplificatore e di non cantare più insieme.
Come tutti i grandi artisti che si rispettino hanno organizzato una dipartita in grande stile. Il 28 gennaio uscirà un album che raccoglie i loro più grandi successi, scelti direttamente dal pubblico. Un doppio picture disk con all’interno venti canzoni a tiratura limitata ri-arrangiate e cantate a cinque voci. Sì. Avete letto bene, a cinque voci. Per celebrare il loro mezzo secolo di musica, i tre superstiti: Roby Facchinetti, l’uomo dalle note infinite ed altissime, Dodi Battaglia e Red Canzian hanno deciso di alzare la cornetta e di chiamare Stefano D’Orazio (che aveva lasciato il gruppo sei anni fa) e il “figliol prodigo” Riccardo Fogli che mancava da ben 43 anni, da quando insomma decise di abbandonare i suoi amici e di intraprendere, su consiglio dell’allora fidanzata Patty Pravo, la carriera da solista. A posteriori, e visti i risultati, la signora Pravo avrebbe anche potuto farsi gli affari suoi.
Riccardo ha detto subito di sì. Attendeva da tempo quella telefonata, ed ha confidato in un’intervista che «gli anni senza i Pooh sono stati difficili». Ma tutto è bene quel che finisce bene e adesso i cinque ragazzi della musica attendono i loro fans per 2 concerti evento: il 10 giugno allo stadio San Siro di Milano ed il 15 giugno allo stadio Olimpico di Roma. Due date per congedarsi dal loro pubblico e per ringraziarlo per averli sostenuti in questi cinquant’anni.
Le celebrazioni di una delle band più longeve della storia della musica, con all’attivo 100 milioni di dischi venduti, una miriade di singoli in vetta alle classifiche e la consapevolezza di aver consegnato alle generazioni future capolavori come “Noi due nel mondo e nell’anima”, “Piccola Katy”, “Chi fermerà la musica”, “Tanta voglia di lei” e alcuni musical, sono già partite, accompagnate però da un solo un cruccio: quello di non aver tentato di sfondare nel mercato estero. Oltre il Bel Paese non hanno rischiato, e non perché avessero timore di un flop, ma perché hanno preferito “curare il loro orticello” come ha dichiarato Facchinetti – membro storico e padre fedele del gruppo – e poi le coincidenze fortuite hanno fatto il resto.
Tutto è iniziato con una cover dello Spencer Travis Group, con quei ragazzi che somigliavano così tanto ai Beatles ma erano anche così diversi da loro. Hanno saputo, a differenza dei 4 ragazzi di Liverpool, forse mettere da parte le proprie individualità ed intemperanze e dedicarsi gli uni agli altri. Hanno prodotto anche album da solisti, ma hanno attribuito all’unione, allo stare insieme, al progetto Pooh, un valore superiore anche a loro stessi. Ed è per questo che tutto si concluderà nel 2016, ed intanto in radio fa capolino da qualche giorno la riproposizione di un loro classico “Pensiero” in chiave rock.
Vedere quelle cinque giacche appese ad una rastrelliera, il capello canuto di Fogli ondeggiare mentre suona il basso, il volto sempre giovane di Facchinetti che si dimena alle tastiere, le mise aderenti di Battaglia e l’immancabile giacca rossa di Canzian: un po’ di tenerezza te la trasmettono. Ma non è pena, attenzione, è solo tenerezza. Non sono 5 signori che sparano gli ultimi colpi prima di avviarsi sul viale del tramonto, sono ancora forti, ancora attivi, ancora sul pezzo e ci dimostrano che si può rimanere grandi per sempre anche quando i riflettori si spengono.
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