Il Paradiso delle Signore, una fiction nuova dal sapore antico
Lunedì, 11 Gennaio 2016 11:52 Scritto da Paola Gentile Pubblicato in Tempo Libero Letto 545 volte
La nuova fiction “Il Paradiso delle Signore” in onda ogni lunedì alle 21.20 su Rai Uno cattura settimana dopo settimana milioni di telespettatori, forte dell’ambientazione nell’Italia post bellica degli anni ’50 dove, tra prodotti confezionati pensati per tutti e gonne ancora sotto il ginocchio, l’orgoglio italico cercava di risollevarsi dopo l’orrenda esperienza della guerra.
Anticipato come un prodotto innovativo, una nuova opera corale – che va tanto di moda di questi tempi – un tuffo nei meravigliosi anni che precedettero e spianarono la strada al boom economico dal primo trailer abbiamo, invece, come la sensazione di sentirci più che in Paradiso in un vero e proprio Purgatorio. Una sorta di via di mezzo tra le eccellenze dei prodotti inglesi The Paradise e Mr. Selfridge, dai quali il Paradiso attinge a piene mani, e l’Inferno della solita storiella del triangolo amoroso tra la bella e povera ragazza di paese Teresa alias Giusy Buscemi - che fugge da un matrimonio combinato e da un padre dispotico per recarsi a Milano dagli zii e respirare l’aria nuova del mondo che cambia - e il tenebroso proprietario del grande magazzino Pietro Mori (Giuseppe Zeno) che vive tra i rimpianti del passato e i turbamenti del presente nascondendo,ovviamente, un segreto oscuro. Non poteva certo mancare la figura del guascone inpersonificata qui dall’aitante Vittorio Corti (Alessandro Terzigni ex Gf) che per la prima volta nella sua vita è disposto a rinunciare a tutto per amore.
Andando avanti con le puntate (10 in tutto) si avverte come la sensazione di trovarsi dinnanzi a qualcosa di già visto. Alcune situazioni appaiono distanti dalla realtà ed incastonate in un contesto immaginario completamente slegato dalle vicende del tempo e la storyline, così tanto simile alla fiction spagnola Velvet, (le cui prime 2 stagioni sono andate in onda sulla rete ammiraglia) ci conferma il detto popolare che “a pensar male ci si mette davvero poco”. Più che raccontare le storie della miriade di personaggi che affollano questo “sceneggiato” sarebbe stato molto più interessante se si fosse creata una linea narrativa indipendente, approfondendo un attimo di più il contesto storico, la vita che si evolve, la moda del tempo che di fatto viene rilegata ad uno sterile cambio d’abito operato dalla facoltosa Andreina Mandelli. Si sarebbero potute analizzare le nuove tendenze all’interno dei propri filoni evolutivi, dei propri azzardi stilistici, delle battaglie fatte per imporsi. Insomma ci mancano terribilmente le sfilate avanguardiste di Raùl De La Riva.
E’ di fatto un prodotto popolare che piace al pubblico generalista perché non spariglia le carte. Confezionando un feuilleton vecchia maniera si va sempre sul sicuro e poco importa se sia “liberamente” tratto dall’opera di Zola “Al paradiso delle Signore” ambientato alla fine dell’Ottocento che, messo a confronto con la fiction Rai, ci appare come un’opera rivoluzionaria.
Non ci sono azzardi narrativi, non ci sono guizzi e la storia scema nel continuo interrogarsi su chi, alla fine, la bella Teresa sceglierà tra i due.
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